Le mafie e l’idolatria del denaro da abbattere

Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa in tutta Italia con avvenimenti centrali a Casal di Principe, con la presenza di Sergio Mattarella, e a Milano. Gli allarmi ignorati della pervasività nell’economia della criminalità organizzata
Mafie Giornata Memoria Milano Foto: Camilla Cupelli/LaPresse

Grazie a Libera, l’inizio della primavera coincide in Italia con la giornata in memoria delle vittime innocenti di mafia.

Di fatto si parla sempre di meno del potere pervasivo della criminalità organizzata. Tempo addietro un ministro affermò che si tratta di una presenza con la quale bisogna convivere, suscitando molte polemiche, mentre dovrebbe far meditare sul livello di assuefazione verso un coacervo di organizzazioni che, al momento, preferisce agire facendo click (usando cioè il computer) invece di usare le armi, che restano comunque l’estremo rimedio disponibile per imporsi.

È difficile più di quanto si pensi, mantenere viva la memoria di chi ha testimoniato con la vita l’opposizione radicale alla mafia o ne è stato vittima innocente, per un forte istinto di rimozione che lavora a livello personale e sociale. Non sorprende perciò il fatto che, secondo alcuni sondaggi, sia poco conosciuto per molti giovani l’esempio di don Giuseppe Diana, il parroco di Casal di Principe, in provincia di Caserta, ucciso nella sua chiesa il 19 marzo 1994 dopo aver denunciato lo strapotere dei camorristi in quel territorio usando le parole di Oscar Arnulfo Romero: “Per amore del mio popolo non tacerò”. Il vescovo salvadoregno è un martire della liberazione dal dominio della dittatura che armò gli squadroni della morte per ucciderlo sull’altare il 24 marzo 1980 dopo che il presule aveva inviato i soldati a disobbedire agli ordini di sparare sulla folla dei campesinos.  Migliaia di vittime sconosciute delle quali Romero manteneva viva la memoria ripetendo il loro nome nelle manifestazioni pubbliche.

È perciò importante la presenza il 21 marzo 2023 a Casal di Principe di Sergio Mattarella. Una scelta in linea con la testimonianza piena di dignità del presidente della Repubblica che ha avuto il fratello Piersanti colpito da mani assassine il 6 gennaio 1980 in un agguato che resta tuttora uno dei misteri insoluti dei rapporti tra mafia e poteri eversivi. Un connubio che non riguarda ovviamente il nostro Meridione, anche se il recente arresto di Matteo Messina Denaro conferma l’evidenza del groviglio delle massomafie in certe aree del Sud, dalla provincia di Trapani alle implicazione del processo Gotha che coinvolge la cupola ‘ndranghetista di Reggio Calabria.

Infatti, come ha messo in evidenza il sociologo Nando Dalla Chiesa, per spiegare la capacità di penetrazione delle mafie in territori che sembrano estranei, basta capire la lontananza esistenziale tra la proclamazione retorica di certi valori civili e la pratica quotidiana nelle famiglie, come nella società, del primato assoluto del denaro su tutto il resto.  E le mafie trovano le porte spalancate in un terreno preparato in tal modo, perché possono non ricorrere allo strumento delle armi usufruendo di quello dei soldi come leva della corruzione.

È perciò emblematico che la marcia nazionale di Libera avvenga quest’anno a Milano. Qui, come mette in evidenza sul periodico “La via Libera”, Lorenzo Frigerio, coordinatore di Libera informazione, «sul versante criminale è in atto una vera e propria recrudescenza del fenomeno mafioso. Tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2023, infatti, sono stati eseguiti 49 arresti a Rho (Mi), altri 10 a Pioltello (Mi), 73 equamente ripartiti tra le province di Brescia e Bergamo e quella di Cosenza e, per finire, altre 10 ordinanze di custodia cautelare nel cratere mantovano della ricostruzione post terremoto in Emilia Romagna, dove i mafiosi cercavano di accaparrarsi i fondi destinati a sanare l’emergenza».

La coordinatrice della direzione antimafia di Milano, Alessandra Dolci, intervistata nel luglio 2022 dal settimanale della diocesi lombarda, affermava che «il termine infiltrazione è sbagliato perché dà l’idea di qualcosa di malvagio che si inserisce in un tessuto sano. Purtroppo il tessuto sano non c’è, non aveva gli anticorpi, non ha saputo respingerli. Quel che noi documentiamo nelle nostre indagini è che molti imprenditori agiscono secondo logiche di convenienza, quindi ritengono conveniente fare affari con i mafiosi».

Oggi la magistrata Dolci, intervistata per La via Libera da Andrea Gianbartolomei, rincara la dose osservando che «gli ‘ndranghetisti fanno gli imprenditori borderline, quindi disponibili a creare articolati sistemi finalizzati all’evasione fiscale. La conseguenza è che la percezione del disvalore delle loro condotte viene meno.. gli imprenditori si rivolgevano a loro consapevoli del loro essere mafiosi e così anche i politici che si rivolgevano a loro per avere i voti».

Frigerio si dice sicuro  che «nei prossimi mesi è ormai quasi certo che in Lombardia ci saranno altri scossoni giudiziari, altri blitz delle forze dell’ordine in grado di fare saltare i piani delle organizzazioni mafiose. E avremo ancora una volta la conferma del fatto che la Lombardia è la seconda regione, dopo la Calabria, per la presenza della ‘ndrangheta».

Per tale motivo la celebrazione della giornata dell’impegno e della memoria delle vittime innocenti di mafie può costituire un punto di non ritorno della fiorente società civile nella presa di consapevolezza di una lotta che va condotta senza alcun cedimento.

Nell’Italia frastornata dagli effetti di lungo termine della pandemia, pressata dalle notizie della guerra in Europa che ci toccherà sempre più da vicino, esiste il rischio di non cogliere i seri segnali di allarme sulla presenza impunita delle mafie. Lo dimostra il silenzio che ha accolto sulla stampa quotidiana, ad eccezione de Il Fatto,  l’incontro, avvenuto lo scorso 13 marzo nei locali del Senato, per presentare la relazione della commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura con riferimento ai rapporti tra mafie e settore del cosiddetto “gioco d’azzardo”.

Di particolare impatto la denuncia espressa in questa sede istituzionale da parte del procuratore capo del Tribunale di Bari, Roberto Rossi, il quale senza mezzi termini ha detto che «non si può più parlare di infiltrazioni. Quello del “gioco” è un settore ormai nelle mani della criminalità organizzata».

Una questione che affronteremo in maniera approfondita su cittanuova.it anche per fare il punto sull’impegno di questi anni per ridiscutere la regolamentazione di un settore che ha attratto  nel 2022 un volume di denaro pari a 130 miliardi di euro.

Come ci ha detto per decenni, dalle pagine di Città Nuova, con grande lucidità, Roberto Mazzarella, la mafia è una grande insaziabile fame di soldi. Se si segue tale traccia, insegnava Giovanni Falcone, non si sbaglia mai nella ricerca della presenza delle cosche di ogni tipo.

In tal senso, scavando nel profondo, occorre sempre aver presente la cultura che facilita tale sistema perché basata, nella sostanza, su quella “idolatria del denaro” che papa Francesco non smette di denunciare come radice di ogni corruzione.

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