Le fastidiose coperte di un barbone

L’esibizionismo mediatico di un vicesindaco leghista fa partire una levata di scudi in difesa degli ultimi. Il rischio del diffondersi di gesti di intolleranza

I più maligni potrebbero dire che Trieste continua a finire sotto i riflettori nazionali per comportamenti improvvidi dei suoi amministratori, ed altri che questi comportamenti vengono costantemente male interpretati; fatto sta che, dopo la querelle in merito alla mostra sull’Olocausto realizzata dagli studenti di un liceo cittadino sulla cui locandina il Comune avrebbe posto il veto, questa volta il nodo del contendere sono le coperte di un senzatetto.

Quelle che il vicesindaco leghista, Paolo Polidori, ha gettato in un cassonetto in nome del decoro cittadino, esibendo l’atto con un post su Facebook. Polidori ha affermato di non sapere di chi fossero, e di credere che il proprietario le avesse abbandonate; pare però che fossero in molti a Trieste a conoscerne il proprietario, il clochard rumeno Mesej Mihai, che usava appunto lasciare lì le sue coperte durante la giornata per tornare a riprenderle la sera.

Unanime è stata la levata di scudi contro un gesto che, date le rigide temperature, avrebbe potuto avere conseguenze gravissime: dalle opposizioni che hanno chiesto le dimissioni di Polidori; al vescovo della città che ha stigmatizzato, ancor più del gesto, l’esibizionismo mediatico; ad un gruppo di cittadini che ha lasciato un’altra scorta di coperte e vestiti, accompagnata da un messaggio di solidarietà.

Poco è servito ridimensionare il caso facendo notare che il senzatetto, già noto ai servizi sociali, avesse più volte rifiutato ogni aiuto per avere quantomeno un posto in cui ripararsi e avesse anche dei precedenti penali; così come a poco è servito l’intervento del sindaco Roberto Dipiazza – che ha affermato «Il vicesindaco ha sbagliato, ma c’erano state moltissime chiamate dai negozianti della zona. Ho parlato con lui ed è molto dispiaciuto: per me il caso è chiuso». Il caso ormai è esploso non solo in città, ma anche all’interno della stessa maggioranza in Consiglio comunale, con Forza Italia che prende le distanze dal gesto e chiede scuse pubbliche del vicesindaco.

Numerosissime sono state le reazioni degli esponenti politici e della società civile, sia a livello locale che nazionale: la coordinatrice regionale azzurra, Sandra Savino, ha parlato di un «atteggiamento squadrista che non può essere tenuto dalle istituzioni»; Debora Serracchiani ha osservato che «adesso ogni amministratore della Lega si sentirà legittimato a fare quello che vuole nei confronti di senza tetto, migranti e quant’altri sembrino importuni o diversi».

Il consigliere regionale Francesco Russo ha chiesto l’«allontanamento di Polidori», sottolineando che «un’intera nazione parla male di noi, ma Polidori fa il bullo con gli indifesi, non chiede scusa e continua a vantarsi»; mentre su Famiglia Cristiana don Pino Pirri ha parlato di «sottile differenza tra combattere la povertà e combattere i poveri». Anche sui social si è naturalmente scatenato il tam tam: si va da chi elogia lo spirito di solidarietà dei triestini, che non è venuto meno nonostante questi episodi, a chi viceversa invita a non visitare la città in segno di protesta.

Il caso di Trieste, peraltro, acquista maggior risonanza perché non è isolato. Nella vicina Monfalcone, infatti, è finito sotto gli strali dell’opinione pubblica (e naturalmente dell’opposizione) l’assessore alla sicurezza, anch’egli leghista, Massimo Asquini; che aveva postato su Facebook una filastrocca satirica, ad onor del vero di cattivo gusto, dal titolo “Il migrante vien di notte” (sulla scia de “La befana vien di notte”. Il diretto interessato si è giustificato derubricandola a bravata copiata dal web e affermando che, anzi, «è quello che tutti gli italiani pensano»; ma anche in questo caso si sono già levate da più parti le richieste di dimissioni. Nonostante Asquini non si sia mai scusato, la sindaca Anna Cisint ha chiuso il caso affermando che «Asquini non voleva offendere nessuno e se l’ha fatto, si scusa»; ma chiuso non pare essere, dato che anche qui alcuni membri della maggioranza si sono dissociati, così come molti cittadini.

Una volta di più, quindi, si pone in maniera pressante la questione di come, nell’epoca in cui il web amplifica tutto, sia necessario – in primo luogo da parte degli amministratori pubblici, e poi anche dai singoli cittadini – soppesare attentamente i propri gesti; perché problematiche reali, come la presenza di senzatetto e di immigrati in situazioni di disagio, non degenerino in cagnara da social o, peggio, in concreti gesti di intolleranza.

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