Le esigenze dell’amore vero

Proponiamo, a partire da questo numero, e in alternanza col commento alla Parola di vita, alcuni brani dell’ultimo libro di Chiara Lubich: L’arte di amare (Città Nuova Ed.). Sono testi tratti dal vasto patrimonio di suoi scritti e discorsi scelti e ordinati secondo un paradigma da lei adottato negli ultimi anni. Amare tutti… amare per primi… amare come sé. E così via. Un’originale serie di punti di genuina derivazione evangelica che ben a ragione l’Autrice definisce arte di amare, perché armoniosa sintesi delle esigenze dell’amore come pure richiamo al concetto di esercizio, sforzo continuo per renderlo realtà viva e operante. La carità è virtù importantissima, è tutto. Sarà bene, quindi, impegnarsi fin da subito a viverla un po’ meglio. E per farlo, occorre conoscere quali sono le cose che la rendono speciale. Dice un pensatore; Amare è bene; saper amare è tutto. Sì, saper amare, perché l’amore cristiano è un’arte e occorre conoscere quest’arte. Ha detto un grande psicologo del nostro tempo: La nostra civiltà molto raramente cerca d’imparare l’arte di amare e, nonostante la disperata ricerca di amore, tutto il resto è considerato più importante: successo, prestigio, denaro, potere. Quasi ogni nostra energia è usata per raggiungere questi scopi e quasi nessuna per conoscere l’arte di amare. La vera arte di amare emerge tutta dal Vangelo di Cristo. E metterla in pratica è il primo imprescindibile passo da compiere per poter scatenare quella rivoluzione pacifica, ma così incisiva e radicale che cambia ogni cosa.Tocca non solo l’ambito spirituale, ma anche quello umano, rinnovandone ogni espressione: culturale, filosofica, politica, economica, educativa, scientifica, ecc. È il segreto di quella rivoluzione che ha permesso ai primi cristiani di invadere il mondo allora conosciuto. Arte impegnativa, con forti esigenze… È un’arte che vuole si superi il ristretto orizzonte dell’amore semplicemente naturale diretto spesso quasi unicamente alla famiglia, agli amici. Qui l’amore va indirizzato a tutti: al simpatico e all’antipatico, al bello e al brutto, a quello della mia patria e allo straniero, della mia o di un’altra religione, della mia o di un’altra cultura, amico o avversario o nemico che sia. Occorre amare tutti come fa il Padre del Cielo che manda sole e pioggia sui buoni e sui cattivi. È un amore che spinge ad amare per primi, sempre, senza attendere d’essere amati. Come ha fatto Gesù Cristo, il quale quando eravamo ancora cattivi e quindi non amanti, ha dato la vita per noi. È un amore che considera l’altro come sé stesso, che vede nell’altro sé stesso. Diceva Gandhi; Tu ed io siamo una cosa sola. Non posso farti del male senza ferirmi. Quest’amore non è fatto solo di parole o di sentimento, è concreto. Esige che ci si faccia uno con gli altri, che si viva in certo modo l’altro nelle sue sofferenze, nelle sue gioie, nelle sue necessità, per capirlo e poterlo aiutare efficacemente. Quest’arte vuole che si ami Gesù nella persona amata. Infatti, anche se questo amore è diretto a quell’uomo, a quella donna particolare, Cristo ritiene fatto a sé quanto di bene e di male si fa loro. Lo ha detto e lo ha ripetuto, parlando della grandiosa scena del giudizio finale: L’hai fatto a me… L’hai fatto a me. Quest’arte di amare vissuta da più persone porta poi all’amore reciproco; in famiglia, sul lavoro, nei gruppi, nel sociale; amore vicendevole, perla del Vangelo, comandamento nuovo di Cristo, che costruisce l’unità. Queste sono le caratteristiche dell’amore vero. Le esigenze che lo rendono speciale, e che cogliamo dal Vangelo.

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