Le donne di Pasolini

Da rivedere su Raiplay il documentario diretto da Eugenio Cappuccio mandato in onda venerdì su Rai 3. Ritratto in profondità di un intellettuale scomodo
Pasolini

Pasolini è vivo, e più che mai. Perché non esiste un solo Pasolini, ma due, tre, forse molti altri. Personalità inquieta e irrequieta, cercatore di un suo Assoluto, una vita drammatica conclusa in modo drammatico che chiede ancora “giustizia”. Così infatti grida sua madre Susanna – interpretata mirabilmente da Anna Ferruzzo – nel finale del documentario di 90 minuti, a dire di una serie di domande che non hanno ancora ottenuto una soddisfacente risposta.

Cappuccio indaga sulle donne che sono state in qualche modo delle “muse” accompagnatrici ed ispiratrici del personaggio. A cominciare dalla madre – un “tutto” per entrambi –, dato che la figura del padre è pressoché inesistente e negativa: con lui Pier Paolo ebbe una totale incomprensione. La madre fu sempre il grembo protettivo, la fonte della vita. Sfilano altre figure, da Oriana Fallaci a Laura Betti – che lo amava in modo possessivo e si considerava la sua vera erede –, a Giovanna Bemporad (la poetessa ebrea che si salvò dalla fucilazione recitando in tedesco una poesia di Hordelin) fino a Maria Callas: l’unica donna che egli abbia veramente (e platonicamente) amata. Con la celebre cantante girò il film Medea che però non piacque a tutti, come dice con chiarezza Liliana Cavani, intervistata dal regista insieme ad altre personalità che furono vicine a Pasolini come Emanuele Trevi, e David Grieco.

Il documentario parte dal Friuli, terra indimenticata da Pasolini, ed è affidato per la parte narrativa ad un grande attore friulano, Giuseppe Battiston. Si ripercorre l’infanzia dura, l’adolescenza, il trasferimento a Roma, l’incontro con le borgate e poi l’inserimento nel mondo della cultura e del cinema, la passione politica, la sofferenza, la morte. Fra repertori d’epoca, testi estratti da scritti, dichiarazioni e interviste reali, 5 attrici rievocano dunque le figure femminili che per Pier Paolo erano complici, amiche, ispiratrici e con le quali strinse legami profondi. Si ripercorre pure la sua vicenda filmica dalla parte neo-realistica alla “Trilogia della vita” all’ultimo Salò, evidenziando in particolare personaggi come Ninetto Davoli, Totò, Alberto Moravia, Eduardo De Filippo.

Il documentario è piano, conciso, rispettoso e quanto mai adatto alle nuove generazioni che non conoscono Pasolini e alle vecchie per averne un ritratto equilibrato, come la bellissima fotografia delle terre friulane, di Grado e Aquileia in modo speciale. Il risultato sta nel filo sotterraneo che lega la vita e la produzione di Pierpaolo, ossia la poesia come vocazione invincibile espansa in diverse forme e come amore alla vita, a cominciare dalla madre terra. La terra delle origini, la civiltà sana di un tempo irrimediabilmente perduta, ma ancora fonte possibile di dignità, di poesia, e, non dimentichiamolo, di “profezia”. Da rivedere su Raiplay.

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