«Qualcuno, dopo il naufragio della nave Costa Concordia, ha criticato la tendenza a fare viaggi, come perdita di tempo e di soldi. Per me invece è importante conoscere persone e posti nuovi, perché mi allarga le vedute e conosco una famiglia che ha già fatto 21 crociere fantastiche. Se avessi figli, penso che li farei viaggiare, per educarli ad apprezzare la diversità delle culture. Voi che parlate sempre di dialogo, dovreste darmi ragione. O no?».

 
Tutto quello che favorisce l’incontro tra persone, popoli e culture facilita il superamento di frontiere, evitando che diventino ostacoli insormontabili sul cammino verso la fraternità universale.
Ed è un investimento educativo offrire anche ai figli l’opportunità di visitare Paesi e città per scoprirne i tesori di arte, natura e soprattutto di umanità, quando ciò è possibile. Ma non necessariamente in crociera.
D’altra parte, la stessa vita di famiglia, giorno per giorno, è una sfida a condividere spazi, tempi, aspettative, abitudini, per inventare uno stile di vita nuovo rispetto a quello già rodato da lui e lei, per esempio nelle rispettive famiglie di origine.
Attraverso il dialogo tra marito e moglie, con e tra i figli, sottoposto a verifica quotidiana, si può dare vita ad una micro-cultura originale e dinamica, a sua volta attenta alle esigenze del più ampio tessuto sociale e capace di contribuire responsabilmente al suo sviluppo.
La consapevolezza di questa potenzialità può forse oggi motivare i giovani a progettare una vita di coppia stabile e valorizzare la loro fecondità, superando il timore di perdere la propria “libertà di” soddisfare bisogni individuali a vantaggio della “libertà per” vivere come protagonisti l’avventura di una nuova cultura del dono e dell’accoglienza.