L’Azione cattolica sia sempre più missionaria

A conclusione dell'assemblea nazionale dell'Ac, papa Francesco ha dato tre indicazioni ai 7 mila associati presenti: essere annunciatori e testimoni di Cristo, essere sempre in cammino e portare a tutti la gioia della fede
Incontro di papa Francesco in Vaticano con l'Azione cattolica

«Siate asinelli, mai statue da museo!». Con un’immagine forte, come di consueto, papa Francesco ha chiamato una volta in più a rinvigorire l’impegno dei cristiani per una «Chiesa in uscita». A fare da cornice, l’udienza in cui il pontefice ha ricevuto, sabato 3 maggio nell’aula Paolo VI, in Vaticano, circa 7 mila membri dell’Azione cattolica, a conclusione della XV Assemblea nazionale della storica associazione, fondata nel 1860. Presenti il presidente Franco Miano, nonché il nuovo assistente generale, mons. Mansueto Bianchi, e il suo predecessore mons. Domenico Sigalini, il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, con il segretario generale, il vescovo Nunzio Galantino.

Un’immagine curiosa, ma efficace, quella dell’asinello, introdotta dal saluto del nuovo assistente, mons. Bianchi, il quale, «ultimo arrivato», si è detto desideroso d’essere al servizio del nuovo mandato «come quell’asinello che portò Cristo all’ingresso prepasquale in Gerusalemme». Salutando i convenuti, papa Francesco ha ripreso l’immagine definendo l’Azione cattolica una «bella realtà ecclesiale, il cui tema scelto per l’Assemblea, "Persone nuove in Cristo Gesù, corresponsabili della gioia di vivere" – ha affermato Bergoglio – si inserisce bene nel tempo pasquale, un tempo di gioia, la gioia dei discepoli nell’incontro con il Cristo risorto che richiede di essere interiorizzata dentro uno stile evangelizzatore capace di incidere nella vita».

«Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale – ha sottolineato il papa – voi laici di Azione cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale», ha sottolineato Francesco, evidenziando il paradigma dell’Azione cattolica quale scelta fondante. Una scelta da radicare nelle quotidiane realtà parrocchiali «specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure, e ce ne sono tante, eh? Quando saluto le segretarie parrocchiali – ha confidato il papa – domando loro: "Ma lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta?". Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo – ha esortato il pontefice, rammentando di privilegiare le fasce più deboli e dimenticate –. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori: tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui!».

È il disegno di Francesco: «Una Chiesa in uscita, sempre in uscita. Uno stile di evangelizzazione animato da forte passione per la vita della gente, particolarmente adatto all’Azione cattolica», ha proseguito, rinnovando in certo qual modo gli storici perni ispiratori di Ac: preghiera, azione e sacrificio. «Ho pensato di consegnarvi tre verbi, che possono costituire per tutti voi una traccia di cammino – ha affermato –. Il primo è “rimanere con Gesù, godere della sua compagnia” per essere annunciatori e testimoni della nostra gioia. Il secondo è "andare": mai un’Azione cattolica ferma, per favore! Andare per le strade e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude», ha continuato il papa. Infine «"gioire ed esultare sempre nel Signore!". Essere persone che cantano la vita e la fede», citando un’espressione cara a Sant’Agostino. «Con questi tre atteggiamenti – ha concluso il papa – eviterete la tentazione della “quiete”, della chiusura e dell’intimismo, tanto edulcorata e disgustosa, ma soprattutto la tentazione della serietà formale».

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