Lasciarci “vivere” dalla Parola

Quarta puntata della conversazione della presidente dei Focolari sul tema “La Parola di Dio”, proposto alla riflessione del movimento.
Vetrata del Centro Ave Arte

Quando una delle Parole del Vangelo cadeva nella loro anima [riferito a Chiara Lubich e alle sue prime compagne], sembrava – dice Chiara – «che si trasformasse in fuoco, in fiamme, si trasformasse in amore. Si poteva affermare che la nostra vita interiore era tutta amore».

Potremmo chiederci: anche per noi è così? Facciamo l’esperienza di non essere noi a “vivere la Parola”, ma di lasciarci vivere da essa?

 

«In paradiso – intuisce ancora Chiara – non si può entrare […], se già la Parola non ci vive tutti. Andremo in paradiso avendo fatta nostra la Parola, essendo noi stessi la Parola». Ma, se è vero che «in Cielo saremo solo Parola di Dio», «fin d’ora, sulla terra – ci sollecita –, dobbiamo essere solo Parola di Dio».

Chiara ci indica un modello da seguire per realizzare questo grande obiettivo: Maria, la creatura che è tutta Parola di Dio.

È la vibrante scoperta da lei fatta proprio nel periodo illuminativo del ’49, quando «la Parola si rivela in tutta la sua potenza» e Dio le svela in modo assolutamente nuovo anche l’esemplarità di Maria, facendogliela conoscere, appunto, come tutta «sostanziata di Parola di Dio», «tutta vestita della Parola di Dio» (1).

 

Così dice anche Benedetto XVI nella Verbum Domini: «Contemplando nella Madre di Dio un’esistenza totalmente modellata dalla Parola, ci scopriamo anche noi chiamati ad entrare nel mistero della fede, mediante la quale Cristo viene a dimorare nella nostra vita» (2).

 

Più volte Chiara ci ha mostrato in Maria la forma di ogni cristiano: ella rappresenta il dover essere di ciascuno di noi, chiamati come lei a «ripetere Cristo, la Verità, la Parola, con la personalità che Dio ha dato a ciascuno» (3).

Mi sembra molto bella questa sfumatura sottolineata da Chiara: «Con la personalità che Dio ha dato a ciascuno», cioè con tutto il nostro essere in quanto “uomo nuovo”; con tutta la ricchezza che caratterizza ognuno di noi e che ci fa “unici” figli di Dio:

 

«Oggi compresi – scrive ancora in una pagina – che ognuno di noi è insostituibile nel nostro posto. Fummo chiamati da Dio ad essere lui […]: ad essere quindi Parole di vita vive».

 

Vive, come dicevamo prima parlando dei rami scorzati, essere cioè pronti a consumarci in uno. C’è infatti una dinamica d’amore che lega Parola a Parola e ci fa essere – in Dio – Parola nella Parola.

«Iddio dunque – spiega Chiara – ci ha chiamati a rivestire una Parola di Dio, la quale, perché amore, è compiuta, ma anche ha bisogno dell’altra Parola per originare una nuova bellezza di amore. Ognuno ha dunque il Regno di Dio in sé al patto però che lo perda ogni attimo nel fratello, perché l’amore è fatto così che ha ciò che perde».

È l’essenza della spiritualità collettiva, della Vita trinitaria alla quale è chiamato ciascuno di noi personalmente così come il movimento nel suo insieme.

 

Ben lo esprime quella che è la nostra Parola di Vita per eccellenza.

Dio, «mandando questo carisma sulla terra, ha pronunciato la Parola: Unità», scrive Chiara. «Da sempre ne ho avuto consapevolezza; ho sentito cioè, fin dall’inizio, che il carisma che si esprimeva in me era il “due o più” (cf Mt 18,20) e che la luce che ne scaturiva era Gesù in mezzo a noi».

 

Nella parola unità c’è tutto il nostro impegno non solo a vivere il carisma ma anche a trasmetterlo agli altri, mediante la testimonianza del nostro amore reciproco, forti della affermazione di Gesù: «Che siano uno affinché il mondo creda». È fondamentalmente racchiusa qui la nostra tipica evangelizzazione.

 

(continua)

 

 

1) Cf. C. Lubich, Maria trasparenza di Dio, Città Nuova, 2002, p. 22; 2) cf. Benedetto XVI,Verbum Domini, 28; 3) C. Lubich, Maria trasparenza di Dio, cit., p. 23.

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