L’arte tra casualità e creatività

Il pensiero e l’opera di Braco Dimitrijevic in esposizione presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, a cura di Danilo Eccher, dal 16 marzo al 24 luglio
Braco Dimitrijevic

L’“Arte Relazionale” di Braco Dimitrijevic nasce dalla ricerca concettuale del rapporto tra casualità e creatività, prestigio della comunicazione di massa e quotidianità del passante occasionale, concetto di “autore” e di “spettatore”, celebrità e perdita della celebrità. “Accidental Sculpture”, “Painting by Kresmir Klika”, “Sculpture by Tihomir Simcic”, “Casuals Passers-by” sono celebrazioni della persona comune.

Braco Dimitrijevic chiede a sconosciuti di firmare i suoi progetti concettuali trasformando un gesto involontario in un’opera d’arte e dissacra il concetto stesso di opera d’arte e d’artista. Un pensionato di Zagabria, Tihomir Simcic, entra a far parte della storia dell’arte.Braco imita i modi usati dalla propaganda politica ai fini di minare gli atteggiamenti acritici passivi verso i mass media e la logica della storia, di provocare dubbi e interrogativi in una coscienza civile ormai assopita, emancipare il pensiero e difendere l’indipendenza del giudizio.

 

Dagli anni ’70 sviluppa “Tryptychos Post Historicus” partendo dalla dichiarazione che «non ci sono errori nella storia. Tutta la storia è un errore», in contrapposizione alla celebrazione dell’“eroe”. La storia è somma di tutte le nostre storie personali che non hanno trovato posto nei racconti “ufficiali”. Inserisce opere prese in prestito dalla Tate Gallery, il Louvre, il Museé d’ Orsay, il Centre Pompidou, il Salomon Guggenheim Museum. Per Nena Dimitrijevic la decisione di integrare un’opera d’arte esistente in un’opera appena creata non ha precedenti. Braco Dimitrijevic “uomo medievale”, stravolge la gerarchia del “Trittico” accostando in un ideale “Cantico delle Creature” o ideale icona, capolavori della storia dell’arte, strumenti musicali, oggetti quotidiani e del mondo vegetale.

 

Visione pluralista, confronto tra arte, artificio, elementi della natura, senza gerarchia tra un ”sotto” e un “sopra”, tutto capace della stessa dignitas. «Nel cosmo – dice Braco Dimitrijevic – non c’ è un sotto e un sopra». Nelle grotte di Lascaux nel 1993 realizza suoi lavori. Per Dimitrijevic la preistoria è «uno stato della società libero dalle falsificazioni della storia e dalla manipolazione dei moderni mass media». I sette disegni a gessetto su tela, dove la testa del bisonte si combina con nomi di Kafka, Tesla, Ben Akiba, formule di Einstein, nelle grotte di Lascaux sono espressione di creatività indivisa. «Per me – osserva Braco Dimitrijevic – rappresenta il momento in cui gli uomini per poter sopravvivere hanno dovuto utilizzare il loro talento e le loro capacità in massimo grado. In quei giorni, a differenza di oggi dove non capita quasi mai, l’arte era un processo cognitivo: era arte, filosofia e scienza allo stesso tempo. Così la parete della grotta di Lascaux era allo stesso tempo un quadro, un blocco di appunti, lavagna di uno scienziato, il libro di uno scrittore e di un lettore e la grotta era contemporaneamente casa, studio, galleria, biblioteca e museo».

«L’ uomo preistorico – osserva Braco Dimitrijevic – ha vissuto, dormito, creato nelle grotte in cui custodiva tutto quello che aveva scoperto fino a quel momento, compreso il fuoco. Allo stesso modo, l’uomo post-storico crea nel luogo in cui ha accumulato tutto  – nel museo – ma crea anche per strada, dove c’è sempre spazio per gli incontri inaspettati e accidentali. Il genio e il passante occasionale, il noto e ciò che rimane da scoprire, si incontrano e si combinano le proprie energie così come fanno i quadri, le biciclette e le mele nella dimensione post-storica».

 

La volontà di abolire i confini tra cultura e natura lo porta a realizzare relazioni inaspettate tra opere d’arte e animali vivi nella serie “Culturescapes”. Esperimento di Arte Installativa, nel 1981 presso la Weddington Gallery di Londra, con “Dust of Louvre, Mist of Amazon”, la mostra dove pavoni vivi, con le code aperte, camminano tra dipinti di Picasso, Monet, Léger, Matisse, su pietre dorate. «Se dalla luna si guarda giù dalla terra, non esiste praticamente alcuna distanza tra il Louvre e lo zoo», dice Braco Dimitrijevic.

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