L’Aquila, luogo di speranza

I dati di 15 anni di ricostruzione. La memoria cittadina e l’interesse degli stranieri per i borghi
Il Parco della Memoria de L'Aquila. ANSA / Lattanzio

Quindici anni da allora: il centro storico de L’Aquila andato letteralmente in frantumi, 55 comuni coinvolti direttamente ed un altro centinaio indirettamente. Il giorno della tragedia, è ancora lì nella memoria degli aquilani e non solo, quando nella notte del 6 aprile 2009 alle 3.32 una scossa di terremoto di magnitudo di 6.3 produsse nel capoluogo abruzzese e zone limitrofe il tragico bilancio di 309 vittime e 80 mila sfollati. Per questo sarà ancora lutto cittadino secondo l’ordinanza del sindaco Pierluigi Biondi che ha iniziato il proprio mandato a L’Aquila nel 2017, ma che nel 2009, era primo cittadino in un paesino limitrofo, Villa Sant’Angelo, che ebbe un alto numero di vittime in proporzione al numero di abitanti: 17 morti su 450 residenti.

Quindici anni dopo, il 6 aprile resta, però, una giornata di commemorazione anzitutto. Tra le iniziative: il fascio di luce blu nel cortile centrale di Palazzo Margherita, la sede municipale recentemente inaugurata, che ha ricordato le vittime. Poi, 1500 persone, tra cui il sindaco insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, che hanno percorso la città con le fiaccole accese la sera del 5 aprile muovendosi dalle 21:30 da via XX Settembre fino a Parco della Memoria, dove è stato accesso il braciere ed è stata data lettura dei nomi degli scomparsi. Sosta anche di fronte la Casa dello Studente. Infine la Santa Messa, con l’arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi, alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio e i 309 rintocchi che hanno riecheggiato alle 3.32, nella notte più lunga dell’Aquila. Sui social, invece, è tornata la campagna “Accendi la tua luce”. «Gli aquilani sono ormai “abitatori del tempo”, figli della memoria», li ha definiti Biondi, in un messaggio rivolto alla cittadinanza nella serata di ieri.

«Il 6 aprile non deve essere solo il giorno del lutto, ma anche un’opportunità per confrontarsi con l’intera comunità», ha fatto eco Federico Vittorini, a nome dell’“Associazione Familiari delle vittime” nel raccontare qual è il cuore delle celebrazioni del 15° anniversario. Un’opportunità che appare davvero urgente, soprattutto in considerazione del fatto che L’Aquila è stata proclamata città della cultura per il 2026 e per il fatto che il capoluogo resta il più grande cantiere a cielo aperto d’Europa.

«Possiamo dire che L’Aquila va presa a modello, perché qui abbiamo sperimentato procedure, norme, abbiamo fatto errori importanti che non vanno ripetuti, ma abbiamo avuto anche intuizioni che vanno replicate», ha affermato il sindaco Biondi. Ad oggi le stime della ricostruzione parlano ancora di 5 anni rimanenti per L’Aquila e di 8 anni per il cratere. Percentuali decisamente differenti anche per la ricostruzione privata tra centro e periferia. Nel capoluogo la riconsegna delle case è al 75%, mentre si è all’86% – con una stima di 3 o 4 anni -, per quanto concerne l’erogazione dei fondi per l’assegnazione dei contributi.  Nei 56 comuni del cratere, invece, la ricostruzione privata è al 50%, mentre per le assegnazioni siamo al 64%. La ricostruzione pubblica, ovvero quella che interessa teatri, monumenti, scuole e chiese, è più lenta. Si parla di un 50% nel capoluogo e di un 25% nei comuni.

In totale comunque, si stima che tra il centro e periferia del capoluogo tra i 7 agli 8 palazzi su 10 siano stati ricostruiti e restituiti. Tra i cantieri aperti, grande attenzione sta riservando in quest’ultimo anno, poi, certamente quello di piazza Duomo totalmente finanziato dai fondi del Pnnr. Tra i lavori da realizzare ancora Palazzo Centi, invece, la storica sede della Giunta regionale attualmente ancora inaccessibile. In questo periodo, inoltre, è arrivata la delibera Cipes che ha stanziato ulteriori 33 milioni per l’edilizia scolastica della sola L’Aquila. Ed è l’edilizia scolastica che resta il vero neo della ricostruzione, poiché solo due istituti sono stati restituiti alla città, gli altri restano in edifici periferici e provvisori. Riconfermato proprio in questi giorni e anche per quest’anno, la cessione di credito e sconto in fattura per i crediti superbonus sisma.

E tra le notizie che spiccano in questi giorni, infine, certamente ha destato curiosità un dato. Il terremoto del 6 aprile 2009 ha scoperto sì le ferite del territorio aquilano, ma ha dato nel tempo la possibilità, anche ad altre nazioni, di conoscere le bellezze di questa terra e soprattutto dei suoi borghi. Per tale ragione, ad oggi dopo la ricostruzione partita anche nei paesi dell’Aquilano, sono arrivati tanti stranieri, in special modo inglesi ed americani ad acquistare immobili. Gli esempi certamente più noti sono Castel del Monte e Santo Stefano di Sessanio, anche se quest’ultimo già in qualche modo era conosciuto prima del sisma. Ebbene, gli stranieri hanno comprato immobili e a volte interi paesi e queste acquisizioni, non sempre hanno scopi prettamente commerciali.

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