L’Anno della fede

Inizierà il 12 ottobre del 2012, 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Già nel 1967 un’iniziativa analoga era stata intrapresa da Paolo VI
Benedetto XVI

Un “Anno della fede”. Lo ha annunciato Benedetto XVI nel corso dell’omelia pronunciata domenica nella Basilica vaticana davanti a 40 mila persone di cui ottomila «nuovi evangelizzatori» rappresentati di 33 Conferenze episcopali e 115 realtà ecclesiali riuniti per un incontro internazionale. «Questo “Anno della fede” – ha proseguito il papa – inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’Universo. Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo».

 

La crisi della Chiesa in Europa e in quei Paesi di antica tradizione cristiana è per il pontefice soprattutto «una crisi di fede» come aveva detto il mese scorso a Friburgo. E commentando la prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi ricorda le tre caratteristiche affinché l’annuncio del Vangelo si diffonda con efficacia: Parola, Spirito e certezza. «L’evangelizzazione, per essere efficace, –spiega il papa – ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta quella “piena certezza” di cui parla l’Apostolo. Questo termine “certezza”, “piena certezza”, nell’originale greco, è pleroforìa: un vocabolo che non esprime tanto l’aspetto soggettivo, psicologico, quanto piuttosto la pienezza, la fedeltà, la completezza – in questo caso dell’annuncio di Cristo. Annuncio che, per essere compiuto e fedele, chiede di venire accompagnato da segni, da gesti, come la predicazione di Gesù».

 

E come aveva sottolineato anche nel discorso di sabato nell’Aula Paolo VI all’incontro internazionale dei nuovi evangelizzatori la missione della Chiesa è essenzialmente parlare di Dio. Un parlare che è efficace se «la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui. Il mondo ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio». La via da percorrere è dunque indicata da Cristo stesso, Lui stesso via e modello, con la sua sofferenza e la sua morte.«Non possiamo dare la vita ad altri, senza dare la nostra vita». I nuovi evangelizzatori che la Chiesa si aspetta percorreranno la via indicata e vissuta da Cristo per far conoscere la bellezza e la pienezza della vita, «ma non si cammina mai soli – spiega il papa nella sua omelia nella Basilica vaticana –, ma in compagnia» perché «è un esperienza di comunione e fraternità». L’annuncio, dunque, procede di pari passo con la testimonianza, e l’uno e l’altro aspetto non possono essere disgiunti.

 

Ieri è uscita una Lettera apostolica con cui si istituisce l’Anno della fede e ne spiega «motivazioni, finalità e direttrici».

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