L’altro Abruzzo

Mentre ad Onna venivano consegnate le prime case, a Castelnuovo arrivava la prima ruspa. Il problema della ricostruzione rimane ampio, nonostante la buona volontà di molti.

Castelnuovo: un borgo di appena duecento abitanti, a solo quindici chilometri da Onna. Nei primi giorni dopo il sisma, anche questo paese era salito agli "onori" delle cronache: tutto era distrutto, cinque i morti. Ma dopo è calato il silenzio. Fermi restando la buona volontà e l’impegno di molti, rimangono tante le storie non raccontate.

 

A Castelnuovo è ancora tutto fermo al 6 aprile: ieri, mentre ad Onna venivano consegnate le prime case, lì è arrivata la prima ruspa. Anche gli edifici che avrebbero potuto essere salvati sono ormai crollati, mentre gli abitanti – soprattutto anziani – rischiano di passare l’inverno nella tendopoli, con le rigide temperature che si registrano in questo borgo ad 850 metri di altitudine.

 

Alle questioni burocratiche, che hanno allungato i tempi della ricostruzione – il Comune ha bandito una gara d’appalto pubblica, con relative tempi delle pubbliche amministrazioni – si è unita l’urgenza e la volontà di dare subito un segnale forte, concentrando gli sforzi sui paesi simbolo del sisma. Certo il problema è molto ampio e non si può pensare a tutti subito; ma le promesse erano state alte fin dall’inizio, e queste scelte possono creare una sorta di guerra tra poveri.

 

Eppure a Castelnuovo ieri sera non si respirava astio o invidia verso gli abitanti di Onna, quanto piuttosto la sensazione di essere “un altro Abruzzo”. Un Abruzzo “di serie B” a cui, nonostante le proteste dei comitati cittadini, nessuno ha più dato attenzione.

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