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L’allarme di Unifil: Israele sta occupando i territori del Libano

di Sara Fornaro

- Fonte: Città Nuova

Sara Fornaro

L’Unifil – la missione di pace dell’Onu tra Israele e Libano, a cui partecipano oltre mille italiani – ha chiesto all’esercito israeliano di liberare il territorio libanese che ha recintato illegalmente. L’esercito israeliano ha mitragliato a 5 metri dai soldati dell’Onu “per errore” e ucciso decine di libanesi

Un’immagine del nuovo muro realizzato da Israele in Libano, che toglie ai libanesi 4 mila metri quadrati di territorio. Foto di Pasqual Gorriz (ONU)

Israele sta sottraendo migliaia di chilometri quadrati al Libano. Lo hanno denunciato i caschi blu dell’Onu della missione Unifil, chiedendo ai soldati israeliani di ritirarsi. Due giorni dopo la segnalazione, i militari dell’Onu sono stati presi di mira da un carro armato dell’esercito di Israele, che ha mitragliato verso di loro. «Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno sparato contro le forze di pace dell’Unifil da un carro armato Merkava.

Dipendenti israeliani al lavoro sulla costruzione di una nuova barriera di sicurezza lungo il confine tra Israele e Libano, vicino all’insediamento di Malkia, nel nord di Israele, 17 novembre 2025. Foto: Ansa, EPA/ATEF SAFADI

«I pesanti colpi di mitragliatrice – hanno denunciato dall’Unifil – hanno colpito a circa cinque metri dai peacekeeper, che erano a piedi e hanno dovuto rifugiarsi nel terreno». La giustificazione data dall’esercito di Israele è stata che, a causa del maltempo, avevano scambiato i soldati dell’Onu per sospetti. Eppure, i soldati dell’Unifil comunicano tempestivamente ad Israele i loro spostamenti e sono vestiti in modo chiaramente riconoscibile.

L’Unifil, infatti, è una forza di pace dell’Onu guidata dal nostro generale di divisione Diodato Abagnara. Sono italiani anche circa 1.200 dei soldati impegnati nella missione con militari di altri Paesi. Concretamente, i caschi blu (come vengono chiamati i militari che operano per le Nazioni Unite) mettono i loro corpi lungo la Linea Blu realizzata tra i territori di Israele e Libano, come scudi umani che garantiscono la pace.

Mappa realizzata da Thomas Blomberg basata su quella dell’Unifil, CC BY-SA 2.5, Wikimedia Commons

Purtroppo, non è la prima volta che Israele spara e lancia materiale esplosivo contro di loro. Lo scorso 12 ottobre un casco blu era anche stato ferito da una granata lanciata dai droni israeliani. Ma i colpi di Israele non prendono di mira solo i soldati dell’Onu: nelle ultime ore sono infatti stati uccisi decine di libanesi accusati di essere terroristi. Molti di loro sono minorenni. Ma proviamo a capire cosa sta succedendo.

«A ottobre le forze di pace dell’Unifil hanno condotto un’indagine geospaziale su un muro a T in cemento eretto dalle forze di difesa israeliane (Idf) a sud-ovest di Yaroun (in Libano, ndr). L’indagine ha confermato che il muro ha attraversato la Linea Blu, rendendo inaccessibile più di 4.000 metri quadrati di territorio libanese al popolo libanese. Unifil ha informato l’Idf dei nostri risultati e ha chiesto loro di spostare le pareti». Tuttavia, l’esercito israeliano non ha eliminato i muri, anzi.

Il muro di cemento realizzato dall’esercito israeliano lungo il confine tra Libano e Israele, vicino al villaggio di Yaroun, nel Libano meridionale, 17 novembre 2025. Ansa, EPA/WAEL HAMZEH

«A novembre – scrivono ancora i vertici Unifil – le forze di pace hanno osservato ulteriori costruzioni a T nella zona. Un controllo ha confermato che una sezione di parete a sud-est di Yaroun ha anche attraversato la Linea Blu». Inoltre, un nuovo muro israeliano è stato realizzato in territorio libanese tra Aytaroun e Maroun ar Ras. «La presenza e le costruzione israeliane in territorio libanese sono violazioni della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza e della sovranità e dell’integrità territoriale del Libano. Chiediamo nuovamente all’Idf – hanno insistito i vertici Unifil – di rispettare la Linea Blu in tutta la sua lunghezza e ritirarsi da tutte le aree a nord di essa».

I caschi blu della missione Onu Unifil con le loro caratteristiche uniformi che li rendono immediatamente riconoscibili, mentre ripristinano la Linea Blu tra Libano e Israele. Foto di Pasqual Gorriz (ONU)

Due giorni dopo questa nuova richiesta, ci sono stati i colpi di mitragliatrice sparati a pochissimi metri dai caschi blu, che solo 30 minuti dopo sono riusciti a mettersi al sicuro. L’inverosimile spiegazione dell’esercito israeliano è stata che a causa del maltempo hanno scambiato soldati immediatamente riconoscibili, che li avevano informati della loro posizione, per persone sospette. Questo pretesto – senza verifiche di alcun tipo – è bastato per fare fuoco con il carro armato.

Il generale italiano Diodato Abagnara che comanda la missione Unifil in Libano. Foto di Pasqual Gorriz (Onu)

Della situazione al confine libanese si è occupato anche il Consiglio Supremo di Difesa che si è riunito il 17 novembre, presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella. La sicurezza nel Sud del Libano, al confine con Israele resta fragile, con le continue violazioni delle risoluzioni Onu e «il ripetersi di inaccettabili attacchi da parte israeliana al contingente di Unifil, attualmente a guida italiana. Resta ineludibile garantire la sicurezza della Linea Blu, favorendo – ha affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto – l’incremento delle capacità delle Forze Armate Libanesi».

Consiglio supremo di Difesa del 17 novembre 2025, foto Ministero Difesa, licenza CCBY NC SA 4.0 DEED

La missione Unifil dovrebbe concludersi nel 2026, anche se servirà un altro anno per lo smantellamento completo della missione. Ma se oggi, con i militari che si pongono come forze di pace, l’esercito israeliano continua a sottrarre territorio libanese, cosa succederà quando i caschi blu andranno via? Come farà il Libano a difendersi dagli attacchi e dagli espropri praticati da Israele? Annetterà anche questa parte di territorio, come di fatto sta facendo con porzioni sempre maggiori del territorio palestinese della Cisgiordania?

Edifici distrutti da Israele in Libano. Foto Ansa, EPA/WAEL HAMZEH

Martedì 18 novembre il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato il cosiddetto piano Trump, con l’astensione di Russia e Cina. Nel documento è rimasto un riferimento allo Stato della Palestina, già riconosciuto da quasi 160 Paesi del mondo, nonostante l’opposizione di Israele. Questo è probabilmente dovuto all’influsso dei Paesi arabi: proprio ieri, del resto, il principe saudita Mohammed bin Salman è stato da Trump e ha concluso un accordo da un trilione di dollari con gli Stati Uniti.

Eppure, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato: «La nostra opposizione a uno Stato palestinese in qualsiasi territorio a ovest del Giordano esiste, è valida e non è cambiata di una virgola». Del resto, la tregua stabilita a Gaza non sta impedendo decine di morti ogni giorno, mentre nei territori palestinesi della Cisgiordania, coloni israeliani continuano a bruciare i campi, a cacciare i palestinesi dalle loro case, a ucciderli senza che dal resto del mondo qualcuno provi davvero a fermarli.

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