L’Agorà dei giovani al via

Strade, piazze, pub, discoteche, sale giochi, spiagge, scuole, centri sportivi, stadi, cinema, luoghi dell’emarginazione… Spesso brulicano di giovani. Felici o disperati, alla ricerca di un senso della vita o rassegnati. È qui che tanti giovani vivono la loro esperienza cristiana. Perché le chiese hanno assunto le mura della società. E ai pulpiti si sono sostituiti i gradini di una piazzetta, le sedie di un cinema, gli sgabelli di un pub… Sempre più spesso capita di incontrare in questi luoghi giovani che al primo impatto possono sembrare strani. Parlano di Dio senza pudore, sono felici anche se vivono le stesse contraddizioni dei loro coetanei, sanno ballare ma anche pregare. È il caso dei Bagnini di Gesù del Movimento Pro Sanctitate, che sono entrati in azione a Pescara; o della comunità Nuovi Orizzonti in giro per l’Italia, o delle Sentinelle del mattino presenti negli autogrill, e tanti altri ancora. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli di Roma, dove è arrivata già alla terza edizione una missione diocesana che coinvolge ogni anno circa 400 giovani di diverse aggregazioni laicali, parrocchie, seminaristi, religiose. Cambia il colore della maglietta di questi missionari di tutti i tipi, il primo anno arancione, poi gialla, quest’anno rosso vivo, ma Gesù rimane sempre al centro della storia, della vita, della mia città, come canta l’inno della manifestazione che appunto si chiama Gesù al centro. Un appuntamento che per dieci giorni, ogni anno, riversa a piazza Navona e dintorni, giovani come altri che hanno trovato Dio e lo vogliono far scoprire a chi ancora non l’ha incontrato. Con un entusiasmo che, come mi dice don Giovanni Biallo, parroco romano e fra i responsabili della missione, esprime la necessità dei giovani di essere coinvolti nella vita della Chiesa unitamente al bisogno di contattare gli altri giovani perché tutti trovino il loro posto in questa grande famiglia. I frutti sono di tanti tipi, mi conferma don Giovanni: Missione non significa arrivare a coinvolgere pienamente nella vita della comunità cristiana i giovani perché partecipino tutte le domeniche alla messa, ma iniziare un cammino che porti a ritrovare le motivazioni di fondo. Ciò che è molto bello è che i giovani, quando non si danno loro frasi fatte, ma si forniscono spiegazioni attraverso una riflessione logica, seria e profonda, rispondono positivamente. Si tratta di fare insieme un’esperienza, come sostiene Andrea, biondo, riccio e con gli occhi azzurri, 21 anni, studente di filosofia: Io penso che noi giovani, un po’ come stiamo facendo in questi giorni, dovremmo far vedere a tutti che la Chiesa siamo noi, non è una struttura soffocante, ma un insieme di fra- telli che attorno a Cristo camminano insieme e quindi ovviamente hanno delle regole che si danno. Secondo Domitia, 27 anni, sguardo limpido e profondo, tutto dipende dall’esperienza dell’amore che uno ha fatto nella propria vita. Chi non ha fatto esperienza dell’amore di Dio attraverso dei testimoni, i genitori, un amico, un sacerdote… trova sicuramente maggiori difficoltà. Io penso che i giovani cristiani debbano condividere la gioia di quest’incontro, anche se con molta delicatezza, semplicità, naturalezza e sensibilità. La galassia giovanile Spesso dei giovani si dice che è un universo difficile da capire per i suoi stessi abitanti, talvolta alla ricerca di un’identità, disancorato dai modelli tradizionali e ancora alla caccia di nuovi. Secondo una ricerca promossa qualche tempo fa dal Centro di orientamento pastorale (Cop) e realizzata dall’Istituto Iard, su un campione di tremila giovani tra i 15 e i 34 anni, 7 su 10 si professano cattolici. Un giovane su 5 prega tutti i giorni, mentre frequenta la messa solo il 17 per cento degli under 24 a fronte di un 25 per cento nel 1992. La richiesta che proviene dai giovani pare essere quella di una Chiesa familiare – sottolinea Riccardo Grassi dello Iard – in grado di essere contemporaneamente padre che dà regole certe e indica la strada da seguire; madre, sempre pronta ad accogliere nonostante gli errori; fratello disposto a camminare insieme nelle strade e nelle situazioni di ogni giorno. Un dato, poi, fa riflettere. Per orientarsi nella complessa galassia giovanile, la ricerca ha individuato ben undici tipologie sui diversi modi di vivere la fede: dagli agnostici ai non credenti, dai generici agli occasionali, dagli intimisti ai ferventi e così via. Prevale, comunque, un approccio individualistico e una religiosità self service, per cui si prende quello che piace e si tralascia il resto, per lasciarsi un certo margine di autonomia. Era in fondo quanto evidenziato da Benedetto XVI a conclusione della Gmg di Colonia quando aveva ricordato che non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo. Ma la religione cercata alla maniera del fai da te alla fine non ci aiuta. E’ comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Da qui l’invito rivolto ai giovani a scoprire e far scoprire ad altri la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo. Perché una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. Giovani per i giovani È dunque chiaro che l’esperienza di Dio, personale o di gruppo che sia, per essere completa, debba contemplare l’annuncio ad altri. L’amore, allo stesso modo del fuoco, se non si propaga, si spegne. E non è che si vive solo di grandi eventi. Come diceva un partecipante di Colonia, la storia non è fatta solo di Gmg. Quelle sono una boccata d’ossigeno, ma non si può trattenere il respiro per tre anni. La nostra fede vuole crescere goccia dopo goccia. Forse è in risposta a tutto questo che nella Chiesa italiana è appena partita l’Agorà dei giovani, un percorso di ascolto, dialogo e confronto con le realtà giovanili del nostro Paese. Perché, in effetti, nessuno meglio dei giovani, può portare Dio ai giovani. E la Chiesa, anche quella istituzionale, ha ben coscienza della necessità di un rapporto privilegiato con le nuove generazioni, in questo mondo che cambia e per ciò stesso richiede di declinare le verità sempre eterne in un linguaggio nuovo. Ecco l’agorà, la piazza, il luogo dell’incontro. Perché la sfida è grande e se non si prendono misure adeguate si rischia di fallire. E prendere le misure richiede a volte fatica, vuol dire ascoltarsi, fidarsi, mettersi in gioco, investire tempo ed energie, camminare insieme. In vista di un percorso in direzione esterna, fuori dalle nicchie delle parrocchie, delle associazioni, dei movimenti, perché se è vero che l’appartenenza alla comunità ecclesiale è alla base di ogni annuncio, è altrettanto vero che la buona novella è per tutti e va portata nei luoghi e nei tempi dell’esistenza quotidiana. La pastorale dell’intelligenza Insomma è quanto mai urgente quella che Benedetto XVI, intervenendo lo scorso giugno al convegno diocesano di Roma su La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni, ha definito la pastorale dell’intelligenza, e più ampiamente della persona, che prende sul serio le domande dei giovani, invitando a non trascurare in questo impegno, alcuna dimensione della vita, perché Cristo è venuto per salvare tutto l’uomo, nell’intimo delle coscienze come nelle espressioni della cultura e nei rapporti sociali. Una pastorale a tutto campo , come è stato indicato da mons.Mauro Parmeggiani, segretario generale del vicariato, nell’ambito dello stesso convegno, fatta non tanto di episodi, eventi e attenzioni particolari – che pure ci vogliono – ma costruita su un progetto unitario. Un progetto di vita, dunque, che accompagni ciascuno dall’infanzia fino al momento delle scelte definitive e oltre. E non a compartimenti stagni con una pastorale scolastica, universitaria, giovanile, familiare… che vanno avanti ciascuno per proprio conto. Di un progetto unitario si sente la necessità – afferma Alessandra Pompei, giovane mamma e insegnante – per fare maggiore comunione! Forse faremo un pò fatica a realizzarlo in tempi brevi: fare unità è sempre difficile, ma è urgente che la Chiesa accompagni in maniera non sporadica, o soltanto in vista dei sacramenti, le giovani generazioni. L’agorà è aperta, anzi apertissima. Anche sulle nostre pagine. Buon incontro!

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons