La zingara guerriera

Libretto di Paolo Limiti, musica di Luigi Nicolini. Milano, Teatro Dal Verme Operazione nostalgica quella di Paolo Limiti, di comporre un’opera in due atti, anno 1848, tra furori risorgimentali, amori impossibili fra il duca Aleardo e la zingara Estella, in un non-lieto fine assicurato? Forse, ma non può essere che la nostalgia – il desiderio del ritorno – faccia bene? Se non altro al cuore della gente che delle opere contemporanee non gradisce molto, tanto a volte sono cervellotiche, perciò lontane dal pubblico. La sensiblerie dell’opera di Limiti-Nicolini è tardoromantica, si direbbe straussiana-pucciniana e i riferimenti si colgono nei duetti, nel brindisi, negli ariosi, soprattutto nell’aura dolcemente fatale che perdura lungo i due atti. Nicolini è abile nel reinventare una musica per nulla zuccherosa o roboante, anzi delicata, con un tessuto orchestrale sostanzioso ma che lascia il canto libero. Il libretto di Limiti, pur con qualche eccesso di letterarietà, è essere coerente nell’impostare lo svolgimento del dramma e nel raccontarlo. Certo, nel 2007 non si può tornare all’antico, ma reinventarlo sì, e allora l’operazione diventa lavoro intelligente, raffinato se è fatto con passione e con l’occhio diretto ai sentimenti più immediati. Della Zingara, un momento intenso – a parte quelli brillanti, come la marcia, o alcuni duetti delicati – resta il finale, così preciso, nel tremolo degli archi che si accende e si spegne favorendo l’immagine del tramonto senza tragedia, pur nella sofferenza della morte. Certo, voci come quella fragrante di Daniela Dessì, quella virile di Fabio Armiliato e melodiosa di Roberto Servile,insieme all’ottimo Coro del Municipale di Piacenza, alla valida Orchestra Toscanini diretta da un determinato Steven Mercurio hanno giovato, e molto, alla bella impresa di Limiti-Nicolini. Si attende la messinscena dell’opera, data in forma di concerto. Con qualche aggiustamento, com’è naturale. E con la speranza che altri autori inventino melodrammi, pur non tonali come la Zingara, ma come questa pieni di passione. TRE METRI SOPRA IL CIELO Milano – Assago, Teatro della Luna. La storia di Step e amici, ormai di culto grazie al film col neodivo Scamarcio, è diventata un musical, prodotto dalla Palazzo Irreale, protagonista Massimiliano Varrese e la sua banda di cantanti- ballerini scatenati. Bravi, nel canto, nel mimo, negli atletismi: due ore di spettacolo, fra luci suoni rumori e dialoghi in un ritmo energico. La trama è arcinota, il messaggio leggerino, come piace. Ma qualche annotazione non banale Varrese e i suoi la sparano qua e là, e certo rimane. Lui ha grinta, coraggio e fiato, i suoi con lui. Insomma, impegno totale e risposta gratificante del pubblico di ragazzine e non. Ora l’aspettiamo ad appuntamenti forti.

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