La vittoria di un intero popolo

Al termine di un’emozionante finale la Serbia supera la Francia e si aggiudica la Coppa Davis 2010. Facendo felice tutta una nazione.
Djokovic

Qualcuno, alla vigilia, lo aveva descritto come l’evento più importante ospitato da Belgrado negli ultimi dieci anni. E forse non stava esagerando… Nei giorni che hanno preceduto la disputa della finale di Coppa Davis, infatti, nella capitale serba e più in generale in ogni angolo del paese balcanico si percepiva una certa tensione. Tutti avvertivano chiaramente che questo avvenimento sarebbe andato ben al di là del solo aspetto sportivo, rappresentando un’occasione unica per tirar fuori l’orgoglio di un’intera popolazione, orgoglio troppo spesso messo a tacere negli ultimi venti anni per gli effetti della guerra che ha coinvolto i paesi dell’ex Jugoslavia.

 

In più, agli occhi del mondo, c’era da riscattare subito la brutta figura fatta per colpa di quegli “pseudotifosi” che solo alcune settimane fa erano balzati agli “onori delle cronache” per quanto accaduto a Genova, in occasione della partita di calcio tra la nazionale serba e quella italiana (come dimenticare le azioni di guerriglia messe in atto da “Ivan il terribile” e dai suoi seguaci?). «Peccato che il nostro Paese debba pagare l’immagine negativa fornita da qualche ultrà! Sono sicuro che in questa occasione il nostro pubblico darà invece una dimostrazione di grande ospitalità», aveva affermato prima della finale Novak Djokovic (nella foto), il ventitreenne tennista numero tre del ranking mondiale, sulle cui spalle gravavano gran parte delle reali possibilità di successo della Serbia. Rispondendo indirettamente, così, anche alle preoccupazioni manifestate dalla squadra francese, certa di trovare a Belgrado un clima decisamente ostile.  

 

In effetti durante la tre giorni di gare la Beogradska Arena, uno dei palazzetti più grandi del mondo (con una capienza di quasi 23.000 posti ridotti in questa occasione a 16.200 per motivi di sicurezza), ha “tremato” sotto la spinta dei supporters serbi. I francesi hanno trovato un’atmosfera certamente caldissima, ma comunque, tranne in qualche raro momento, sempre nei limiti della correttezza. Ragazzi festanti e rumorosi, tra battiti di tamburi e il fastidioso rumore di alcune vuvuzelas. Giovani e meno giovani che indossavano rigorosamente almeno un capo con i colori della bandiera nazionale. Personaggi famosi (tra questi il presidente serbo Boris Tadic) e gente comune, tutti uniti nel cercare di sostenere i propri rappresentanti che, per la prima volta nella loro storia, disputavano una finale di Davis (per la Francia, invece, si trattava della sedicesima finale, con nove vittorie già in bacheca).

 

Una tre giorni di emozioni che per i padroni di casa sarà davvero difficile da dimenticare, con un alternarsi di gioie e delusioni vietata ai deboli di cuore. Monfils che vince il primo incontro e porta avanti i francesi. Djokovic che pareggia subito il conto battendo nel tripudio generale Gilles Simon. Poi, sabato, il doppio, spesso decisivo in questo tipo di match, con il duo serbo composto da Zimonjic e Troicki che va avanti due set a zero, ma poi si fa incredibilmente rimontare dal duo francese composto da Llodra e Clement, che alla fine porta a casa il punto del 2-1. Infine, proprio nel momento più difficile, quando l’insalatiera d’argento sembrava essere ad un passo dal tornare in Francia a nove anni di distanza dall’ultima vittoria transalpina, andava in scena la domenica trionfale dei serbi: prima la vittoria di uno strepitoso Djokovic con Monfils, poi quella di Victor Troicki contro Llodra per il definitivo 3-2, che ha dato inizio ai festeggiamenti: nel palazzetto, con i vincitori che si sono fatti rasare a zero per onorare una scommessa fatta alla vigilia, ma anche per le strade di Belgrado ed in tutta la nazione serba.

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