La violenza è una ferita invisibile, una crosta sotto la pelle che consuma da dentro. C’è un istante in cui rabbia, sgomento e stanchezza si intrecciano, e ci si chiede come sia possibile che si debba ancora spiegare che l’amore non ferisce, che il rispetto non si negozia e che la libertà di essere sé stessi è alla base di ogni relazione. È da questa ferita che nasce il bisogno di fermarsi, guardare in faccia la realtà e chiamare per nome ciò che troppo spesso resta nascosto.
La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, celebrata ogni 25 novembre, è nata proprio per questo. Le Nazioni Unite l’hanno istituita nel 1999 per richiamare l’attenzione globale su un fenomeno che non conosce confini: violenza fisica, psicologica, culturale e strutturale. Non è una ricorrenza simbolica: è una chiamata all’azione, un momento per mobilitarsi, formare, offrire sostegno concreto a chi subisce violenza. La scelta della data non è casuale. Il 25 novembre richiama il sacrificio delle sorelle Mirabal — Patria, Minerva e María Teresa — tre donne dominicane assassinate nel 1960 a causa del loro impegno politico. La loro storia è diventata simbolo internazionale della resistenza femminile contro oppressione e violenza di genere.
I dati confermano la gravità del fenomeno. Secondo il report UNODC e UN Women, nel 2023 51.100 donne sono state uccise da partner intimi o familiari, una media di 140 vittime al giorno, ovvero una donna ogni 10 minuti. In Italia, nel 2024 si sono registrati 113 femminicidi, la maggior parte in ambito familiare o affettivo. La casa, che simbolicamente dovrebbe rappresentare il luogo sicuro in cui trovare rifugio, resta purtroppo il luogo più pericoloso.
Accanto ai femminicidi ci sono le storie silenziose di donne che quotidianamente temono di tornare a casa, di trovarsi di fronte a uomini che esercitano potere e controllo con violenza, che ricattano, umiliano e intimidiscono. Questa paura è spesso alimentata da un retaggio culturale: molte donne, inconsciamente, cercano ancora approvazione maschile e hanno difficoltà a far valere la propria voce. Non sorprende allora che le piazze si riempiano e che i movimenti femministi si mobilitino.

Il ministro per lo sport Andrea Abodi alla gara “Corri Libera” . Roma, 23 novembre 2025. Credit: ANSA/ Massimo Percossi.
Nel weekend si sono svolte alcune iniziative che hanno visto una partecipazione numerosa e variegata, tra cui la corsa simbolica Corri Libera e il corteo organizzato da Non Una di Meno a Roma, che ha coinvolto decine di migliaia di persone. Dai comunicati ufficiali delle organizzazioni, il 25 novembre 2025 proseguiranno le attività: la Casa Internazionale delle Donne continuerà il calendario di eventi con incontri, laboratori e un concerto contro la violenza patriarcale; il Municipio VII organizzerà iniziative di sensibilizzazione nei quartieri; l’Assemblea capitolina terrà una seduta con rappresentanti delle scuole; al Museo Nazionale Romano saranno proposti percorsi didattici e laboratori per studenti e operatori sociali.

La manifestazione di Non una di Meno a Roma, 22 novembre 2025. Credit: ANSA/ Massimo Percossi.
Associazioni e reti come Non Una Di Meno, D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, Punti Viola, Amnesty International, Donnexstrada, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio e AMMI Donne, offrono ogni giorno sostegno psicologico, legale e percorsi di autonomia. Oltre al sostegno immediato, è fondamentale intervenire a monte con educazione affettiva e sessuale nelle scuole, per insegnare fin dall’infanzia il rispetto reciproco, il consenso e l’uguaglianza di genere.
Il 25 novembre è un invito a sostenere chi ha il coraggio di chiedere aiuto, a educare le nuove generazioni, a rompere il silenzio che troppo a lungo ha protetto chi abusa di potere. Come ricorda l’apostolo Paolo nella Lettera ai Corinzi (1 Corinzi 13:4‑7): «L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio». L’amore autentico non domina, non ferisce e non teme la libertà altrui. È da questo principio che può nascere un futuro di rispetto, libertà e sicurezza.
Se c’è amore non c’è dubbio.
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Non restare in silenzio. Se tu o qualcuno che conosci subite violenza, chiama subito il numero nazionale gratuito 1522, attivo 24 ore su 24, per ricevere ascolto, supporto psicologico e assistenza legale. In caso di emergenza immediata, contatta il 112.