La tortura dei compiti a casa

Alle elementari e alle medie, quindi nella fascia dell'obbligo, i bambini affrontano dopo scuola molte ore di studio. Ma hanno sempre senso tanti compiti a casa? La lettera di un insegnante

Imperversano i terribili compiti a casa alle scuole elementari e alle medie. Ci troviamo nella fascia dell’obbligo dove arrivano bambini da varie aree culturali, spesso con famiglie che non sono in grado di sostenere  l’accompagnamento post scolastico. La scuola deve farsi carico del disagio, delle differenze culturali e per quanto è possibile rimuovere gli svantaggi che affliggono molta parte della popolazione.

Si dirà: compito difficilissimo! Senz’altro, ma non bisogna far pagare alle classi deboli il prezzo di una difficoltà che richiederebbe la messa in atto di scelte pedagogiche diverse con la presenza di un pedagogista in ogni classe.

Ce lo ricordano due grandi italiani, don Lorenzo Milani e Maria Montessori: l’apprendimento deve avvenire in classe e non a casa, nella collaborazione fra tutti e nel rispetto e nella stima di ciascuno. I voti classificano e giudicano per cui andrebbero eliminati, come andrebbero eliminati il registro e la cattedra.

Qualcuno non sarà d’accordo. Non importa. Qualcuno vorrà applicare altri metodi. Bene, ma a condizione che il ragazzo svantaggiato non sia frustrato e abbia l’aiuto e la proposta di apprendimento adeguata alle sue capacità. La scuola dell’obbligo italiano nasce dal principio costituzionale di una scuola per tutti e a misura di ciascuno.

Un piccolo esempio che fa rabbrividire. Ci troviamo in una cittadina dei Colli Romani in una quarta elementare al quarto giorno di lezione: 17 settembre 2019. La docente di matematica ha avuto la “bontà” di assegnare a tutta la classe un buon numero di esercizi per i quali la maggior parte degli alunni ha passato l’intero pomeriggio dalle 15 alla 20 al tavolo di casa in uno stato di sofferenza e di angoscia: una vera e propria tortura.

Sono sicuro che qualche genitore loderà quell’insegnante dimenticando che, come diceva la Montessori, a quell’età la scuola deve  essere vissuta con gioia con interesse con creatività, condizione indispensabile affinché l’apprendimento sia efficace e durevole. Vi assicuro che quasi nessuno di quegli alunni ha provato gioia, interesse e sviluppato creatività.

Lascio a ciascuno di voi esprimere le personali considerazioni tenendo conto che quel giorno oltre alla matematica c’erano anche gli esercizi di italiano. Ringrazio il genitore che ha voluto informarmi di questa scelta pedagogica, dal mio punto di vista assurda e discriminante.

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