La storia di Alberta

Alberta Levi Temin, testimone della persecuzione degli ebrei, ha dedicato la sua vita, oltre che alla famiglia, ai giovani per raccontare loro i tanti orrori commessi durante l’ultima guerra mondiale. Invitata da scuole elementari, medie e superiori, questa donna di 81 anni, piena di energie spirituali e risorse umane inaspettate, non lesina i suoi interventi e, quasi in un “pellegrinaggio ideale” per onorare le vittime di una delle più atroci carneficine della storia, incontra folle di studenti per invitarli ad accogliere senza pregiudizi le diversità di religione, cultura e nazionalità, e a unirsi per sconfiggere i semi di violenza che ancora serpeggiano nell’umanità. Il libro La storia di Alberta, scritto dai docenti M.Marotta e E.Saltalamacchia (Loffredo Ed.), nasce dal suo incontro con una scuola media di Casavatore, nell’hinterland napoletano, ed è uno strumento utilissimo per quegli operatori culturali e scolastici che intendono riflettere sul tema della Shoah. Infatti, oltre alla vicenda umana di Alberta, il testo riporta tutti i “Regi Decreti” contro gli ebrei emanati in Italia negli anni 1938- 1939 e un apparato storico molto utile per inquadrare la Shoah nell’ambito del clima politico di quegli anni. Inoltre il volume è corredato da documenti fotografici sui campi di concentramento, nonché dalla descrizione del “laboratorio” messo in atto nella scuola. Alberta Levi, di religione ebraica, nasce a Ferrara e durante la guerra si trasferisce a Roma per sfuggire ai tedeschi. Ospite di una zia, si salva per miracolo, mentre la maggior parte della famiglia muore in Germania nei campi di sterminio. Sposa nel 1945 Fabio Temin e si trasferisce a Napoli per lavoro. Madre di cinque figli, si dedica alla famiglia. Conosce il Movimento dei focolari e con amici ebrei e cristiani fonda l’Associazione Amicizia ebraico-cristiana, una delle realtà più vive a Napoli nel dialogo interreligioso. Oggi Alberta è considerata uno dei personaggi di maggiore rilievo del mondo ebraico. Rosetta Loy, nel discusso libro La parola ebreo, riporta come testimonianza proprio un segmento della sua storia. “Qualcuno ha detto che non era vero niente, che non era successo niente. Allora ho capito che dovevo raccontare, che avevo il dovere di far conoscere alle nuove generazioni quello che avevamo vissuto”. Da questo momento, insieme a uomini e donne di convinzioni diverse dalla sua, diventa voce per quei milioni di ebrei caduti barbaramente nei campi di concentramento, ma anche per tutte le altre vittime dell’odio, del pregiudizio di religione o ideologico. È la sua vita a parlare prima ancora delle sue parole, una vita dove l’unità nella diversità è ogni giorno conquistata sul campo e offerta all’umanità. Offre rispetto ma chiede rispetto. Nella sua lunga esperienza di moglie e di madre si è posta con umiltà ma con coraggio a servizio della più grande verità: ogni uomo ha diritto di scegliere la propria religione e il dovere di rispettare ogni altra scelta. Raccontano i due autori: “Noi e i nostri allievi stavamo affrontando un percorso impegnativo di approfondimento della Shoah e decidemmo di invitare a scuola Alberta Levi Temin perché portasse la testimonianza di giovane ebrea perseguitata al tempo degli avvenimenti presi in esame”. Quell’incontro avrebbe messo in moto energie sopite, creato un inaspettato coinvolgimento di ragazzi, famiglie e istituzioni, ma soprattutto avrebbe inculcato il valore della libertà e la bellezza delle diversità. “Difendiamo questa libertà di poter essere diversi – dice Alberta – ma avendo bene in cuore il proposito di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Alberta ha raccontato ai ragazzi “con la leggerezza dei puri, di quelli che dal dolore sono riusciti a tirare fuori più speranza che rabbia, più dolcezza che disincanto”, offrendo una lezione di grande moralità: l’invito a vivere lavorando senza tregua per una umanità dove tutti gli uomini possano riconoscersi fratelli.

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