La sposa cadavere

Aquanti credono che il cinema di animazione sia tutto sommato un genere minore, consigliamo caldamente La sposa cadavere, l’ultimo capolavoro di Tim Burton: c’è più cinema qui che nella maggior parte dei film con attori in carne e ossa. Un progetto dalla gestazione di oltre dieci anni, che il regista americano ha voluto girare interamente in stop motion (l’animazione è ottenuta utilizzando pupazzi filmati fotogramma per fotogramma), ignorando le scorciatoie dell’animazione digitale in 3D e segnando un nuovo traguardo nell’utilizzo di questa tecnica. Ma al di là di questo, La sposa cadavere è un vero e proprio gioiello cinematografico, grazie ad una regia accuratissima, una sceneggiatura piena di invenzioni e citazioni e un’ambientazione che, a dispetto del titolo, stempera la macabra tematica di fondo in un romanticismo deliziosamente démodé. Il mondo dei morti messo in scena da Burton è quanto mai vitale, allegro, colorato, al contrario del mondo dei vivi, grigio, triste e meschino. Victor, che involontariamente si promette a una sposa cadavere alla vigilia del suo matrimonio con Victoria, si troverà a cavallo tra questi due mondi e alle prese con un triangolo di difficile soluzione. La storia scorre fluida in un crescendo di invenzioni visive e narrative attraverso le quali Tim Burton ridefinisce alla sua maniera i cliché del genere regalandoci un altro, ennesimo sogno a occhi aperti. Regia di Mike Johnson e Tim Burton. Cristiano Casagni

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