«La speranza non inganna!»

È quanto Chiara Lubich lesse su un numero della rivista Città Nuova del '67 ed è quanto riporta in una lettera contenuta ne "La Parola di Dio" di Città Nuova editrice per il terzo appuntamento con la rubrica
La Parola di Dio

Negli anni ’67 e ’68 Chiara Lubich decise di annotare quanto viveva in un diario. In una di queste lettere Chiara parla di una speranza che non inganna. Ve la proponiamo per il terzo appuntamento con il libro "La Parola di  Dio"  curato da Florance Gillet.

 

                                                                                                                                                                                        5 aprile 1967

 

«La speranza non inganna!». Questa parola incanta. Quando ne lessi – il mese scorso – la spiegazione su «Città Nuova» (7), non capii quel processo che san Paolo fa, dalla tribolazione alla pazienza, dalla pazienza all’esperienza, dall’esperienza alla speranza per beni di là… e anche di qua. Ma ero certa che, non appena mi fossi svestita della parola del mese di marzo per rivestirmi di quella del mese di aprile, l’avrei compresa.

 

E fu così. È così logico! Ma è la logica della vita soprannaturale. Sì, proprio così: nelle quotidiane tribolazioni della vita, esercitando la pazienza nella carità, si è interiormente illuminati ed ecco: l’esperienza. Quella conosce e penetra ogni cosa e ti insegna a camminare esattamente senza perdersi d’animo, senza illudersi, senza deprimersi, senza esaltarsi. Ti insegna cioè comunque a proseguire bene: di qui, la speranza d’arrivare di là ai beni promessi, di qua al centuplo pure promesso. Questa luce dell’esperienza che dispone l’anima alla speranza, m’è parsa come una luce accesa sotto il ricamo d’un tappeto intessuto dalle tribolazioni del giorno ed esplosa al di sopra.

 

È proprio l’esperienza della vita soprannaturale in noi che fa fiorire la speranza e s’avverte che la speranza è un’altissima virtù, molto sorella della carità. Infatti san Paolo dice: «…Ora la speranza non inganna perché l’amore di Dio è sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato. Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo a suo tempo morì per gli empi» [cf. Rm 5, 3-6].

 

Ricordo che, nel mese scorso, mi son trovata a sperare, quanto, nel precedente, a credere: sperare cioè lo spostamento delle montagne, quanto a credervi, e capii una nuova volta quanto disse il Papa: che la Parola di Dio, ogni parola di Dio è Verbo di Dio. Con questa seconda Parola della speranza avverto che stiamo, vivendo, per lanciarci verso quella che verrà sull’amore, che completa le tre virtù teologali.

 

(6) Era la “Parola di vita” proposta per l’aprile del 1967. (7) Il commento, firmato da Pasquale Foresi, era stato pubblicato in «Città Nuova», XI, 6, 25 marzo 1967.

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