Papa Francesco: la Speranza è entrata nel mondo

Francesco ricorda il primo Natale, quando Dio si è fatto piccolo in una stalla, con i piccoli, con i poveri, con gli emarginati. Ma il 25 dicembre è anche un giorno di  pace e di grande gioia, perché Dio ci ama e, attraverso la nascita di Gesù, è venuto da noi per salvarci  

«Vi auguro un Natale cristiano, come è stato il primo, quando Dio ha voluto capovolgere i valori del mondo, si è fatto piccolo in una stalla, con i piccoli, con i poveri, con gli emarginati… In questo mondo dove si adora tanto il dio denaro, che il Natale ci aiuti a guardare la piccolezza di questo Dio che ha capovolto i valori mondani».

L’augurio di papa Francesco è di un “santo e felice Natale” per tutti. Un Natale felice, perché, ricorda, «la nascita di Gesù è annunciata come una “grande gioia”, originata dalla scoperta che Dio ci ama e, attraverso la nascita di Gesù, si è fatto vicino a noi per salvarci. Siamo amati da Dio. Che cosa meravigliosa! Quando siamo un po’ tristi, quando sembra che tutto vada storto, quando un amico o un’amica ci delude – o piuttosto noi deludiamo noi stessi! – pensiamo: “Dio mi ama”; “Dio non mi abbandona”». Il nostro Padre, ha spiegato il papa ai ragazzi dell’Azione cattolica nei giorni scorsi, «ci è sempre fedele e non smette un istante di volerci bene, di seguire i nostri passi e anche di rincorrerci quando ci allontaniamo un po’. Per questo nel cuore del cristiano c’è sempre la gioia. Sempre!».

Bambino siriano rifugiato in Libano

E questa gioia, assicura Bergoglio, si moltiplica condividendola. «La gioia accolta come un dono chiede di essere testimoniata in tutte le nostre relazioni: in famiglia, a scuola, in parrocchia, dappertutto». Ai ragazzi dell’Azione cattolica, ma potremmo dire a tutti noi, il papa dà un compito.«Questa gioia contagiosa – ha affermato – va condivisa con tutti, ma in modo speciale – e questo è il compito – con i nonni. Parlate spesso con i vostri nonni; anche loro hanno questa gioia contagiosa. Domandate a loro tante cose, ascoltateli, loro hanno la memoria della storia, l’esperienza della vita, e per voi questo sarà un grande dono che vi aiuterà nel vostro cammino. Anche loro hanno bisogno di ascoltarvi, anche i nonni hanno bisogno di voi, hanno bisogno di ascoltarvi, di capire le vostre aspirazioni, le vostre speranze. Ecco il compito: parlare con i nonni, ascoltare i nonni. Gli anziani hanno la sapienza della vita».

Contagioso deve essere anche l’impegno per la pace, una parola che si lega in maniera indissolubile con solidarietà. In un mondo che appare diviso, dilaniato da morti, guerre e attentati, papa Francesco ricorda che il Natale è il momento in cui «la speranza è entrata nel mondo, con l’incarnazione del Figlio di Dio».

Bambini tra le vittime dei bombardamenti ad Aleppo in Siria foto Ansa
Bambini tra le vittime dei bombardamenti ad Aleppo in Siria foto Ansa

«Quando si parla di speranza, spesso ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile. (…) Ma il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio. Egli entra nel mondo e ci dona la forza di camminare con Lui: Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare allora – sottolinea il papa – per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende. La speranza mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare. Questa speranza, che il Bambino di Betlemme ci dona, offre una meta, un destino buono al presente, la salvezza all’umanità, la beatitudine a chi si affida a Dio misericordioso».

 

 

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