La signora dell’astronomia

Sei mesi dopo Rita Levi Montalcini, scompare l’altra grande scienziata italiana: Margherita Hack. Famosa all’estero e in patria, era diventata un’icona della scienza. Divulgatrice di qualità, atea e polemica, non sarà facilmente dimenticata
Margherita Hack

Astronoma quasi per caso, dopo essersi fatta le ossa come ricercatrice in alcuni tra i più prestigiosi istituti scientifici mondiali (da Princeton a Parigi, da Berkeley a Utrecht), Margherita Hack nel 1964 torna in Italia e vince la cattedra di astronomia a Trieste, la “sua” città per il resto della vita. Prima donna nel nostro Paese, dirige per vent’anni l’Osservatorio astronomico di Trieste, rilanciandolo a livello internazionale.

«Non ho fatto grandi scoperte – dichiara con semplicità e orgoglio insieme –, ma ho contribuito al progresso della scienza». I suoi meriti in astronomia sono negli anni ampiamente riconosciuti da tante istituzioni scientifiche internazionali, che la premiano o l’accolgono tra i propri membri (in Italia l’Accademia dei Lincei). Le viene intitolato perfino un asteroide (n. 8558).

Nel 1978 dirige la rivista Astronomia, mentre suo è il trattato di spettroscopia stellare giudicato ancora oggi fondamentale nel campo dell’astrofisica. E forse questo, ancor più della ricerca, è l’aspetto che la caratterizza: la capacità di divulgatrice. Nelle sue conferenze  – sempre affollatissime, richiestissime e applauditissime  –, parla a braccio, spiegando concetti complicati con parole comprensibili. Ai partecipanti fa alzare con naturalezza lo sguardo ad ammirare il cosmo, tanto che la chiamano “la signora delle stelle”, un’icona dell’astronomia.

Donna tutta d’un pezzo, con nessuna concessione ai compromessi, la sua vita privata è stata sempre compenetrata con quella pubblica: animalista, vegetariana, fiorentina doc (era nata nel 1922), otto gatti, un’inseparabile bicicletta, un look decisamente casual (per capigliatura e vestiario), sposata (in chiesa) da 70 anni con l’amato Aldo, impegnata per i diritti delle donne («dipende da noi») e delle coppie omosessuali, sostenitrice dell’eutanasia («la vita è nostra»), implacabile contro oroscopi e astrologi, ma soprattutto razionalista e atea.

Un ateismo militante, sbandierato, polemico. Tanto infatti era divertente, tenera, cordiale e simpatica, quanto sapeva diventare ironica, attaccabrighe, corrosiva, finanche gelida con chi sosteneva l'esistenza dell'Aldilà. Identificava infatti religione con irrazionalismo, anima con cervello: non sentiva alcun bisogno di Dio e non sopportava la Chiesa. Eppure aveva alcuni amici sacerdoti (padre Balducci la chiamava «la mia cara atea») e considerava come suo primo comandamento laico: «Ama il prossimo tuo come te stesso».

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