La sfida più grande di Alex Zanardi

Il campione paralimpico ed ex pilota di Formula Uno Zanardi versa in condizioni critiche dopo lo scontro tra la sua handbike e un camion: un’ennesima prova da superare per un atleta che non si è mai arreso alle avversità.
Alex Zanardi

Un fulmine a ciel sereno, la classica notizia che non si vorrebbe mai leggere: lo scorso 19 giugno le agenzie di stampa hanno comunicato che Alessandro Zanardi è stato vittima di un grave incidente nei pressi di Pienza (Siena), durante una pedalata che fa parte della staffetta a tappe Obiettivo Tricolore.

La dinamica è apparsa subito chiara, nella sua drammaticità: durante un lungo rettilineo in discesa l’atleta ha perso il controllo della sua handbike, invadendo la corsia opposta ed entrando poi in collisione con un camion che procedeva in direzione contraria. L’impatto, pur se non frontale, è stato violentissimo: Zanardi, trasportato d’urgenza all’ospedale Le Scotte di Siena, ha subito un intervento chirurgico alla testa, resosi necessario a causa del trauma cranico e del fracasso facciale subito nell’urto.

«L’operazione è tecnicamente riuscita – ha dichiarato il sindaco della città del Palio Luigi De Mossi – ora speriamo che il suo gran cuore e il suo carattere aiutino Alex in questo momento». In merito alle sue condizioni Giuseppe Oliveri, a capo dell’Unita Operativa Complessa di Neurochirurgia dell’ospedale senese, ha spiegato alla Gazzetta dello Sport: «C’è un danno molto esteso a tutta la corteccia cerebrale da cui difficilmente uno torna alle sue funzioni cognitive e motorie normali. Parliamo di un malato fragile, perché ha subito un trauma cranico importante, serve estrema cautela. La cosa peggiore sarebbe quella di farsi prendere dall’ansia, anticipando i tempi. Il fatto che il paziente sia stabile è, comunque, la prima buona notizia».

Tutta l’Italia, in queste ore, trattiene il respiro per un fuoriclasse che rappresenta uno straordinario esempio di vita: un Paese solitamente diviso in fazioni si è stretto senza indugi attorno a uno dei suoi atleti più rappresentativi. La speranza è che quel campione già capace di rinascere dalle proprie ceneri più forte, possa farlo ancora una volta.

Il riferimento non può che andare al 15 settembre del 2001: all’epoca Zanardi era uno dei piloti di punta della Indy Car, campionato di riferimento d’Oltreoceano per le monoposto da corsa. Il driver emiliano, già campione della categoria in due occasioni, viene coinvolto in un drammatico incidente sulla pista del Lausitzring. All’uscita dai box la sua auto va in testacoda, venendo poi centrata a velocità dalla vettura del canadese Alex Tagliani: l’impatto è tremendo, con la monoposto che si spezza letteralmente in due.

Le sequenze, terribili, sembrano essere una sentenza di morte per Zanardi: dopo 15 interventi chirurgici, però, la situazione che pareva disperata si normalizza. Il pilota subisce l’amputazione delle gambe e inizia un lento processo di riabilitazione che lo introduce alla sua seconda esistenza: prima giunge il ritorno alle corse nel Campionato Superturismo, poi arriva la scelta di abbracciare la strada del para-ciclismo. A bordo della sua handbike l’atleta emiliano ha scritto pagine indelebili di storia dello sport azzurro, diventando una leggenda: il suo palmares parla di 4 ori olimpici e 2 argenti tra Londra 2012 e Rio 2016 a cui vanno aggiunti 12 titoli iridati.

Il percorso di vita di Alex Zanardi si trova adesso di fronte a una nuova, drammatica prova: è ancora presto, purtroppo, per conoscere l’esito di questa sfida. La certezza, in ogni caso, è che il campione bolognese affronterà ogni avversità col suo classico spirito, senza timori e con la voglia immensa di godere appieno di ogni attimo della sua esistenza.

Le parole pronunciate nel corso di un incontro con alcuni studenti delle scuole romane, risalenti al 2014, suonano quasi come premonitrici: «È possibile che il fulmine che mi è arrivato tra capo e collo mi colpisca nuovamente, ma rimanere a casa per evitare e scongiurare questa ipotesi significherebbe smettere di vivere: quindi no, io la vita me la prendo…».

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