La sfida di Damiano Tommasi: lo sport per educare

Il presidente dell' Associazione italiana calciatori è intervenuto a Loppiano per l’inaugurazione del Centro di alta formazione “Evangelii Gaudium”(Ceg).  Passione, libertà, concretezza, e creatività, indicato come capisaldi del CEG sono gli stessi di una squadra pronta a giocare nelle periferie
Tommasi Ansa

 

«Da qualche anno ho fatto mia l’espressione di un amico: bisogna occupare gli spazi di azione se si vuole imprimere un cambiamento. Se vogliamo cambiare ciò che non ci piace, dobbiamo esporci in prima persona senza lasciare carta bianca ad altri, che altrimenti occuperanno spazio e sceglieranno al posto nostro».

Parola di Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori nonché consigliere del Comitato olimpico nazionale, presente lo scorso 11 novembre a Loppiano, nel comune di Figline Incisa Valdarno, all’inaugurazione del Centro di alta formazione “Evangelii Gaudium” svoltasi nell’Istituto Universitario Sophia.

 

Ora, perché un presidente AIC, consigliere del Coni , dovrebbe partecipare all’inaugurazione di un centro di alta formazione, sorto sull’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, nato con la missione di promuovere e sostenere la formazione, lo studio e la ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione?

«Ho un microfono in mano in questo contesto in rappresentanza dei calciatori italiani professionisti e dilettanti, ma anche del consiglio nazionale del CONI: in effetti in quest’inaugurazione abbiamo sentito tante parole che riguardano lo sport, a cominciare proprio dai capisaldi del CEG di cui il preside di Sophia, Piero Coda, ha parlato» ha esordito Tommasi, invitato a intervenire nell’occasione ed intervistato da Città Nuova. «Mi sembrava di sentire parlare di una squadra di calcio: spirito, passione, libertà, concretezza, creatività sono i capisaldi indicati per il neonato CEG ma di fatto sono gli stessi necessari in una squadra, senza dimenticare poi che quando si parla di chiesa missionaria e in uscita la mente va nelle periferie del mondo dove, se si arriva con un pallone in mano, tutti partecipano al gioco».

 

Quando si parla di abbattere le barriere, ha spiegato Tommasi, non possiamo non ricordare come quasi ogni grande sportivo è nato e cresciuto in periferie, che meritano perciò di essere riportate al centro dell’attenzione alla pratica sportiva.

 

«Mi piace più pensarmi come genitore, uomo, cittadino, cristiano, oltre che riferimento per tanti sportivi non blasonati – chiarisce Tommasi: –certo, ieri (10 novembre, ndr) ero a Coverciano a parlare ai giocatori della nazionale ma dobbiamo educarci a pensare allo sport non come dimensione di elite, ma come pratica popolare cui tutti devono avere accesso, altrimenti perderemo l’occasione di arrivare anche attraverso lo sport a portare un messaggio di libertà e una sfida di educazione in quelle periferie dalle quali, ripeto, siamo partiti tutti».

 

 

Chiarisce quindi la presenza all’alba del CEG: «io credo che questo centro debba occupare questo spazio della sfida educativa anche sul piano dello sport. Insegnare ai giovani a mettersi in gioco, gestire l’agonismo, capire cosa vuol dire giocare per cercare di vincere e al contempo sapere accettare la sconfitta penso sia importante: sarebbe una grande occasione persa relegare lo sport quale attività poco proficua per la crescita della persona. In questo senso, ho in ballo una sfida con gli atleti più conosciuti al grande pubblico: sono giovani, amici, coniugi, nonostante siano in uno schermo o figurine, che acquisiscono grande responsabilità con il loro esempio, oltre la passione, la libertà e la capacità che esprimono».

 

 

Sottolineare la dimensione sportiva come ambito di crescita appassionata e contagiosa a chi si occupa di educazione appare dunque un modello programmatico per Tommasi, come l’Evangelii Gaudium lo rappresenta per il papato di Francesco. Non a caso, l’AIC sostiene il progetto “Oltre la barriera: una partita da vincere”, portato avanti con la Rete Europea Risorse Umane in collaborazione con istituzioni e associazioni sul piano nazionale e toscano. “Mi sento #OltreLaBarriera– sottolinea Tommasi –perché posso raccontare tante esperienze in cui ho visto lo sport abbattere barriere, educare ed addentrarsi nelle periferie”.

 

A ognuno il suo documento programmatico insomma, ad una condizione: “giocare all’attacco”, per citare le parole di Francesco ai giovani della GMG di Rio 2013, per  prodigarsi “in uscita”.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons