La sfida della sostenibilità digitale

I dati forniti dalla ricerca “Italiani e sostenibilità digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, realizzata dal Digital Transformation Institute, evidenziano un rapporto controverso degli italiani con la tecnologia e la maggior parte non sa quanto impatto abbia sull'ambiente
sostenibilità

La tecnologia è un’opportunità o una minaccia? Che impatto ha sull’ambiente l’uso del digitale? Cosa pensano gli italiani sul ruolo della digitalizzazione come strumento di sviluppo sostenibile? A queste e altre domande si propone di rispondere la ricerca “Italiani e sostenibilità digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano”, realizzata dal Digital Transformation Institute, la prima Fondazione di Ricerca italiana per la sostenibilità digitale. A presentarne in anteprima i risultati nel corso di una conferenza stampa, Stefano Epifani, presidente della Fondazione. «Il quadro che emerge dai datisi legge in una nota – è estremamente complesso e variegato, e fornisce alcune indicazioni fondamentali dalle quali partire per iniziare a disegnare quella nuova normalità che serve per rilanciare il nostro Paese».

L’Italia, infatti, grazie a Next Generation EU, nei prossimi anni potrà investire 191 miliardi di euro nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si basa su digitalizzazione e sostenibilità ambientale e sociale. È, quindi, di fondamentale importanza comprendere il punto di vista degli italiani e la loro conoscenza in merito.

I risultati della ricerca rivelano che gli italiani sanno cosa sia la sostenibilità in maniera sufficiente o più che sufficiente e, alla domanda su cosa debba avere la priorità tra ambiente, qualità della vita e crescita economica, il 45,5% degli intervistati ritiene che sia urgente dedicarsi all’ambiente, il 38,1% alla qualità della vita e il 16,4% al modello economico di sviluppo.

La maggior parte degli intervistati pensa che il cambiamento climatico e l’inquinamento siano un problema da affrontare subito (l’inquinamento per il 77,1% e il cambiamento climatico per il 74,5%); alcuni che sia un problema che abbiamo tempo di affrontare (l’inquinamento per il 14,9% e il cambiamento climatico per il 14%) e solo una piccola percentuale ritiene che siano un falso problema (l’inquinamento per lo 0,5% e il cambiamento climatico per l’1,6%).

Parlando di sostenibilità digitale, il 92% ritiene che la tecnologia sia un’opportunità (anche se il 71% pensa che se ne debbano ancora comprendere i rischi) e solo l’8% la reputa una minaccia. Tuttavia, molti (il 65% degli intervistati) pensano che la tecnologia sia una fonte di diseguaglianze. È interessante notare come, chi ha una buona competenza digitale la consideri un’opportunità; invece, la paura nei confronti della tecnologia aumenta nelle persone che hanno meno competenze. «Questo − commenta Epifani − ci deve insegnare molto sul ruolo centrale delle azioni delle Istituzioni rivolte ad aumentare il livello di consapevolezza e di competenza digitali degli italiani di ogni età».

Infatti, solo il 10% degli italiani intervistati dice di usare regolarmente applicazioni a supporto della riduzione dei consumi, mentre il 13% le usa raramente. Il 27% afferma di non conoscerne l’esistenza e il 49%, pur conoscendone l’esistenza, non le adotta. Anche riguardo la gestione del ciclo dei rifiuti la situazione non è molto diversa: il 38% non conosce le applicazioni esistenti e il 35% pur conoscendole non le usa. Lo stesso avviene per le applicazioni destinate a ridurre gli sprechi alimentari: il 48% degli intervistati non le conosce e il 38% di quanti dichiarano di conoscerne l’esistenza non le usa.

Quindi, non solo le persone non utilizzano il digitale come strumento di sostenibilità, ma la maggior parte non sa quanto esso impatti sull’ambiente. Più della metà degli intervistati, infatti, sostiene che l’impatto ambientale della digitalizzazione sia forte (61% del totale), ma solo il 13% sa quantificare esattamente il consumo effettivo di un’ora a settimana di streaming video (pari a quello di due frigoriferi collegati 24h).

Questi dati indicano che esiste una distanza tra la capacità di raggiungere le persone informandole e la capacità di incidere sui comportamenti. Per contribuire allo sviluppo di un futuro sostenibile occorre impegnarsi a rendere le persone sempre più consapevoli, a sviluppare competenze e fornire strumenti. «In tal modo − commenta in una nota Mauro Minenna, capo del Dipartimento per la Trasformazione Digitale − possiamo costruire una società migliore nel rispetto dell’ambiente».

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons