La sfida del futuro

Gli adulti sono out, ma anche i giovani da soli non ce la fanno. Meglio allearsi.

Oggi che l’educazione passa sempre più attraverso i media, famiglia e scuola si trovano a dover rielaborare i processi educativi per stare al passo. Ma mentre i ragazzi sembra che oggi nascano con una intelligenza predisposta alla logica delle tecnologie digitali, gli adulti fanno spesso una fatica da matti per capirci qualcosa.

Alcune famiglie hanno chiesto a Giulio Meazzini – redattore di Città nuova – di riunire organicamente in una pubblicazione i suoi scritti e le sue conferenze sul rapporto tra “giovani, adulti, nuovi media e futuro”. Ha raccolto l’invito e ne è venuto fuori La famiglia e i nuovi media. Manuale di sopravvivenza, un libro che porta in copertina una icona esplicativa del contesto: un bel bambino, di 3-4 anni, al cellulare, impegnato con naturalezza ad ascoltare una conversazione, per nulla stranito dal media.

Riuniti in quattro sezioni, con una prefazione di Michele Zanzucchi, gli articoli sono vari e tutti da scoprire: informazioni utili sui nuovi usi e costumi dei ragazzi e su come accompagnarli; delucidazioni su termini (Hub, Rfid e Grid… spigolando a caso) noti per nome – forse –, ma non per significati; e tanto altro. Con la sua scrittura simpatica e scorrevole, Meazzini riesce a rendere comprensibile l’astruso e questo è un buon valore aggiunto della pubblicazione.

Nelle conversazioni su minori e Internet, che a volte capita anche a me di tenere a gruppi di genitori e insegnanti, le domande vertono spesso sull’incapacità di seguire i ragazzi nei loro viaggi virtuali e sul timore che visitino luoghi inadatti alla loro età, incorrendo in situazioni a rischio.

Ma quello che spesso viene messo in second’ordine sono le opportunità che i nuovi strumenti offrono: ci permettono di arricchire il sapere come mai in passato; ci aiutano ad aprirci alla socialità e alla condivisione; facilitano la vita ai portatori di disabilità; avvicinano culture lontane.

Meazzini non manca di presentare, con equilibrio, entrambe le facce della medaglia.

A quale età è bene comprare il cellulare a mio figlio? Qual è il massimo tempo di permanenza davanti a uno schermo? Cos’è la “captologia”? Come disintossicarsi dal computer? Queste sono solo alcune delle domande a cui si può trovare una risposta, o meglio un suggerimento, nella lettura. In appendice, tra altra documentazione utile, c’è pure un «miniglossario per capire di cosa parlano i nipoti».

 

Il libro è ricco di esempi di vita vissuta e di aneddoti che insegnano con simpatia. Il dibattito sui limiti della proprietà intellettuale – ad esempio – è introdotto con la storia di Meucci, che non poté trarre profitto dalla sua invenzione del telefono, e con la storia di Topolino, colpevole di aver allungato i tempi dei diritti d’autore, fossilizzando un regime che «per i diritti commerciali di pochi limita l’accesso alla cultura da parte di tutti».

I ragazzi, abituati ad Internet come mezzo libero e gratuito, «stanno prefigurando il mondo di domani, nel quale le cose avranno un diverso valore, l’economia sarà più solidale e a misura di comunità, sempre più cose e idee saranno “naturalmente” patrimonio gratuito di tutti gli appartenenti alla comunità umana».

Le nuove reti di comunicazione, paragonate dall’autore a un sistema che innerva la società degli uomini, stanno rendendo più complessa la realtà, e per ciò stesso stanno attivando processi di innovazione creativa. La Lubich, citata nel testo, osa scrivere che «i media oggi globalizzano la paura, ma potrebbero anche globalizzare la speranza. Perché non li usiamo per unire i cuori e dividere i beni?».

Saranno i ragazzi di oggi a indirizzare la globalizzazione in un senso o nell’altro, affrontando sfide magari più grosse di quelle dei loro padri. Gli educatori hanno la responsabilità di prepararli, oggi come in passato.

Rivolgendosi anche ai giovani, l’autore nella premessa precisa che il libro «vuole essere un invito a usare buon senso e capacità critica per valutare le novità, senza disprezzare i valori, l’esperienza e l’intelligenza che possono offrire gli adulti anche in un mondo tecnologico, troppo complesso per una sola generazione».

Scrivendo, egli ha attinto a piene mani sia alla sua esperienza di ingegnere esperto di tecnologie informatiche, sia come padre di tre figli, ed è per questo che sa regalarci consigli concreti e utili, di valido aiuto sia alle famiglie che alle scuole.

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