La seconda sinagoga più antica d’Italia

A Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria, si trovano i resti del più antico luogo di culto ebraico nella Penisola dopo quello di Ostia.

La diaspora ebraica in tutto il bacino del Mediterraneo, soprattutto nei porti lungo le rotte marittime dell’Impero romano, risale a molto prima della distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito (70 d. C.), ma certamente subì un incremento dopo la caduta della città santa, quando i superstiti fatti schiavi si disseminarono un po’ dovunque. L’Italia meridionale e insulare, in particolare, furono interessate da questo fenomeno. In Calabria poi, dove non sono infrequenti i topònimi di origine ebraica, tracce di questa presenza sono state rinvenute in diversi centri costieri: per lo più epigrafi e frammenti di anfore da trasporto con il bollo della menorah (il candelabro a sette bracci).

Più rilevanti tuttavia di queste scarne testimonianze sono i resti di una sinagoga rinvenuta nel territorio di Bova Marina, comune a circa 40 chilometri da Reggio Calabria, presso la foce della fiumara San Pasquale. La scoperta, avvenuta nel 1985 durante la costruzione di una variante della superstrada Ionica, non poteva non attirare l’interesse degli studiosi: infatti l’edificio di culto, attribuito al IV secolo d.C., è secondo per antichità in Italia dopo la sinagoga rinvenuta ad Ostia (I secolo d.C.) e simile, per pianta e struttura, a quelle palestinesi della valle di Beth She’an, la Decapoli di un tempo.

Decisiva per l’identificazione fu la scoperta, nell’aula più interna, di un mosaico pavimentale nel quale erano riconoscibili i più importanti oggetti rituali giudaici: la menorah, il corno d’ariete, il ramo di palma e il cedro. La presenza di una nicchia orientata verso Gerusalemme e destinata verosimilmente a custodire i rotoli della Torah, come pure il ritrovamento di un orcio interrato, probabile ripostiglio (genizah) per paramenti e oggetti liturgici disusati, confermarono trattarsi dell’aula di culto, preceduta da quella riservata alle donne.

In un ambiente attiguo venne alla luce un secondo orcio infossato nel terreno, al cui interno, racchiuse in una brocchetta, si trovavano 3079 monete bronzee, riferibili per la maggior parte all’inizio del V secolo d. C.: forse il tesoretto costituito dalle offerte dei membri di una comunità dedita anche alla produzione e commercializzazione di cibi kosher, cioè preparati secondo le norme alimentari ebraiche?

Dalla metà del IV secolo in poi il complesso sinagogale subì rifacimenti e restauri. Fino all’abbandono verso la metà del V, causa i pericoli ai quali i centri costieri minori erano ormai esposti in quel periodo di decadenza politica e di invasioni da parte di goti e vandali. Oggi esso fa parte di un parco archeologico a tre chilometri da Bova Marina.

Nel locale Antiquarium i molti reperti rinvenuti nel territorio abbracciano un arco temporale di circa 9 mila anni: dal VII-VI millennio a. C. fino all’epoca greco-romana, tardo antica e medievale. Spicca fra gli altri, staccato dal sito dov’era, il prezioso mosaico della sinagoga: simile per stile ai pavimenti musivi della villa siciliana di Piazza Armerina, questo tappeto policromo tradisce l’influenza delle mode nordafricane della tarda età imperiale. Un calco di esso è tornato invece a decorare la sala di culto.

Non è difficile, con l’ausilio di pannelli didattici, immaginare come essa doveva apparire un tempo: con le semplici pareti rivestite d’intonaco bianco ravvivato forse da drappi colorati, il tetto a due spioventi, la nicchia dell’Aron ha Kodesh (l’armadio dove venivano riposti i rotoli della Torah) preceduta dalle balaustre delimitanti la bemah (il pulpito da cui il cantore dirigeva la preghiera) con ai lati i banchi riservati ai dirigenti della comunità.

Così pure, riprendono forma gli altri ambienti gravitanti attorno a questo centro focale e utilizzati come abitazioni, magazzini, ospitalia per rabbini di passaggio e pellegrini, o come luoghi di riunione per assemblee e dove consumare pasti.

In qualche modo l’assenza di strutture in elevato è compensata dalla sosta contemplativa in questo luogo sacro dove per circa un secolo e mezzo, fra letture della Torah, cantici e nuvole d’incenso, si elevarono lodi e preghiere all’unico vero Dio.

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