La Russia di Putin e l’Occidente

Non si potrebbe comprendere la decisione annunciata dalla Russia di sospendere il trattato per il controllo delle forze convenzionali in Europa (firmato nel 1990) se non si tenesse conto della situazione di nuovo confronto tra Mosca e Washington innescatosi all’inizio del nuovo millennio. Si è parlato di una nuova guerra fredda, ma le cose sono assai più complesse. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Paese ha attraversato una lunga e difficile transizione, passando persino attraverso l’umiliazione di crisi alimentari. Oggi la Russia ha riacquistato l’orgoglio nazionale di una potenza in ascesa, grazie ad una crescita economica notevole (6,6 per cento nel 2006) ed all’uso disinvolto delle risorse energetiche, nuova arma strategica sulla scena mondiale. I motivi di frizione tra Washington e Mosca, ma anche tra Bruxelles e Mosca, sono molteplici. I russi percepiscono come un tentativo di accerchiamento il progressivo ampliamento della Nato verso Oriente. In questo processo, l’atteggiamento poco conciliante con la Russia di Paesi ex-satelliti non ha certo costituito un motivo di distensione. Da ultimo, la decisione degli Stati Uniti di procedere all’installazione di un sistema di difesa missilistica in Polonia e nella Repubblica ceca, senza aver consultato previamente la stessa Nato né aver spiegato in anticipo il suo significato alla Russia, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La Russia sente infatti come diretto anche contro di lei il sistema anti-missile, anche se gli americani si sono affrettati a spiegare che si tratta piuttosto della difesa dell’Europa occidentale contro attacchi medio-orientali (e pensano in particolare ad eventuali testate nucleari – per la verità del tutto ipotetiche e futuribili – provenienti dall’Iran). La decisione del Cremlino potrebbe quindi essere letta come una ritorsione. Nella scorsa primavera, le autorità moscovite avevano dichiarato una moratoria sull’applicazione del Trattato sulle forze convenzionali. La sospensione decretata ora da Putin, già in vigore, consente in linea di principio alla Russia di dispiegare truppe in prossimità dei propri confini con i Paesi Nato. Certo il clima del dopo-Muro si è guastato, e di mezzo c’è anche l’Europa, i cui livelli di dipendenza energetica da Mosca (si pensi ai contratti di fornitura con il gigante del gas, Gazprom) sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, per giunta in assenza di una vera politica comune europea dell’energia. Anche in questo fondamentale settore, infatti, prevale l’Europa del fai-da-te. Ma anche in questo campo, invece, ci sarebbe bisogno di un’Europa forte e unita, che non diventi il tavolo da gioco dove altri conducono la partita.

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