La “rosa camuna” a Chiara

Milano, città operosa e ospitale, e la Lombardia, una delle regioni più internazionalizzate del mondo, attendevano Chiara Lubich dal 12 al 14 novembre per consegnarle due riconoscimenti: uno da parte del presidente della Giunta regionale, Roberto Formigoni; l’altro, la cittadinanza onoraria, da parte del sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Un’improvvisa indisposizione della fondatrice del Movimento dei focolari ha costretto a rinviare una parte del programma, quella relativa alla cittadinanza. Si è invece svolta regolarmente la giornata del 12 novembre, organizzata dalle edizioni San Paolo per la presentazione del volume Un popolo nato dal Vangelo (vedi a p. 60), preceduta, nell’Aula magna dell’Università degli studi di Milano, dalla premiazione di Chiara Lubich da parte della Regione Lombardia. A rappresentare la presidente del movimento c’erano don Pasquale Foresi e Doriana Zamboni, incaricata di ritirare il premio. Roberto Formigoni è giunto in una sala gremita. La consegna del premio è stata accompagnata da un’ovazione che ha voluto significare il grazie di tutti alla regione e a Chiara Lubich. Il riconoscimento è simbolico nell’aspetto e nel significato: rappresenta la “rosa camuna”, simbolo della Regione Lombardia, in cristallo verde, stilizzata dall’artista lombardo di fama internazionale Marcello Morandini, contenuta in una coppa a corolla che esprime – ha specificato il presidente Formigoni – “l’apertura verso l’alto e l’infinito”. La frase incisa alla base indica la motivazione: “Per il ruolo svolto in campo educativo e sociale, per la grande attenzione alle problematiche della gioventù e per la capacità di costruire un vero cammino di sviluppo culturale attraverso il Movimento dei focolari”. Roberto Formigoni aveva scritto a Chiara Lubich il giorno prima, esprimendole il desiderio di voler “rinnovare la mia ammirazione per la fattiva opera che quotidianamente lei svolge guidando uno dei movimenti più significativi del mondo cattolico”. E a lui è stata consegnata, prima dell’attribuzione del premio, una lettera personale scritta da Chiara Lubich, di cui si è detto pubblicamente molto lieto, soprattutto per le risposte in essa contenute. Altre volte fra Formigoni e la Lubich c’era stata una corrispondenza, derivante dalla volontà del primo di riconoscere in qualche modo l’importanza del movimento in Lombardia e dalla comune appartenenza a movimenti (Comunione e liberazione e i Focolari) che da tempo dialogano in modo positivo e costruttivo. Il momento dell’incontro sembrava giunto e, nonostante l’assenza fisica dell’interessata, la Regione decideva di attribuire il premio. Nel suo discorso all’assemblea riunita nell’Università più laica della Lombardia, Formigoni ha espresso più volte la sua “commozione personale “. Ha ricordato la volontà unanime di tutta la giunta “che ha pensato di dare un riconoscimento a Chiara con piena consapevolezza e grande onore”, aggiungendo quindi: “Anche se non fossi cristiano sarei onorato di presentarle questo riconoscimento”. E parlando della fondatrice ha aggiunto: “Chiara opera nella società degli uomini fin dalla guerra mondiale, da quando a Trento ha fondato il primo dei numerosi focolari che con una esplosione a catena, che solo le grandi opere conoscono, si è diffuso nel mondo”. “Quel che Chiara ha fatto – ha aggiunto – merita di essere segnalato all’attenzione di tutti”. Quanto al Movimento dei focolari, giunto quest’anno ai suoi sessant’anni, egli ha detto che esso dà al mondo “una testimonianza valida sul piano sociale, civile e di fede”. Accennando al suo essere politico, ha citato Emmanuel Mounier: “La politica è in grado di girare gli interruttori, ma non è la politica che genera la corrente elettrica”. “Generatori di corrente elettrica – ha specificato – sono alcune personalità; ed io in Chiara ho sempre sentito tale straordinaria personalità, che ha saputo costruire il fiume largo del movimento dentro il mare grande della Chiesa cattolica. A questo valore voglio rendere riconoscimento, e tutti gli assessori regionali hanno condiviso pienamente con me questa volontà”. Non poteva mancare un accenno alla regione, che nel caso della Lombardia manifesta una dimensione internazionale forte, che si traduce in rapporti a vari livelli, tenuti assieme, come Formigoni ha più volte sottolineato nei suoi interventi, “dalla sussidiarietà e dalla solidarietà”. E non poteva mancare nemmeno, nella città che ha visto nascere Comunione e liberazione proprio nelle aule dei licei e delle università dove don Luigi Giussani insegnava, un accenno all’unità fra i movimenti e all’amicizia fra i fondatori: “Come tutti sanno, sono stato personalmente educato alla fede da un altro grande maestro, e l’amicizia che lega Chiara Lubich a don Giussani è una cosa grande. Dobbiamo saperci riconoscere discepoli dei non molti maestri che ci hanno dato la fede e ci hanno insegnato a incarnarla nella vita”. La premiazione è avvenuta il 12 novembre, giorno dell’attacco terroristico di Nassiriya. Roberto Formigoni lo ha ricordato. Il ripetuto applauso della sala non era quindi solo per lui e per il premio a Chiara Lubich, ma anche alla memoria delle vittime di una guerra che mai come in quel giorno ci ha toccati da vicino. Le note dell’Hymne joyeux di Debussy, interpretate al piano dal maestro Pompili, hanno concluso la cerimonia, con un tocco d’arte che ha saputo sintetizzare la gioia per il premio e il dolore per la morte vicina. UNA REGIONE DINAMICA Oltre ad aver costituito da dodici anni l’associazione “Quattro motori per l’Europa”, che riunisce Lombardia, Baden-Wurttenberg (Germania), Catalogna (Spagna) e Rhones-Alpes (Francia), la Regione Lombardia ha finanziato progetti di cooperazione internazionale che nello scorso anno sono stati superiori a 2,7 milioni di euro; iniziative specifiche sono state attuate ad esempio in Brasile, Messico e altri paesi dell’America latina. È significativa in questo senso l’attribuzione alla Lombardia della sede, per il 2003, del “Annual meeting” della Banca interamericana di sviluppo. “La regione – sostiene Roberto Formigoni – è tenuta in piedi dalla volontà di spendersi di tanti uomini e donne. Coloro che fanno azioni che restano, sono proprio questi uomini e queste donne, quando in loro c’è la fede cristiana la loro testimonianza è ancora più grande”.

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