La rivincita di Carneade

Marcello Murru, Mystic Diversions, Acustimantico, Alti & Bassi, Giulio Casale, Cocola, Epo, Radiofiera, QuartAumentata… E potrei proseguire fino a trasformare l’articolo in una specie di elenco telefonico. I sopraccitati sono in effetti solo la punta di un iceberg che tuttavia sembra navigare tra i marosi del music-business in modo meno goffo di tanti transatlantici. Ogni tanto può finanche accadere che qualcuno, dopo anni di affannose apnee, riesca ad emergere del tutto; come accaduto di recente ai Bandabardò, a Sergio Cammariere, o prima ancora ai Tiromancino. Sono – i succitati gruppi e solisti – artisti il cui valore è spesso inversamente proporzionale alla notorietà e alla quantità di dischi venduti. Tipico corollario di un “sistema” inconiglito dalla crisi, ottusamente pressapochista, arrogante epperò perennemente incline al frignarsi addosso. Non a caso la maggioranza di codesta coraggiosa minoranza, naviga lontano dagli incanti delle solite Circi discografiche, preferendo l’autarchia o quantomeno un’orgogliosa marginalità. Campando a fatica, ma campando, anche grazie a un manipolo di fiancheggiatori parimenti ardimentosi e cocciuti. Ma se cercate un cantautore capace di coniugare levità e profondità, andate a sentirvi lo splendido Arbatax di Murru (tra Conte e Fossati, etichetta Cni) o il pop d’autore di Essere Essenziali Esistere (per la Fonè) di Cocola; se vi piace il crossover modernista date la caccia a Beneath another Sky dei Mystic Diversion (pubblicato dall’intraprendente etichetta romana Energy, specializzata in lounge e chillout). Allo stesso modo, se pensate che poesia e canzone non siano materie inconciliabili, buttate l’orecchio a Sullo Zero di Giulio Casale (una specie di Jeff Buckley padano), e se cercate dell’ottimo swing all’italiana, provate ad assaggiare le armonizzazioni vocali dei milanesi Alti & Bassi (un irresistibile mix di Quartetto Cetra e Manhattan Transfer nei loro due album per la Preludio). Se amate le sonorità mediterranee troverete nei lavori dei romani Acustimantico (il loro La bella stagione è autoprodotto) e dei calabresi QuartAumentata (Navigando, inciso per la B&G) pane per le vostre orecchie; e se temete che la nuova canzone napoletana sia annegata nelle filastrocche dei Dual Gang, provate la ruvidità del giovane Epo (al debutto per la SoleMusica con Il mattino ha l’oro in bocca), così come consiglio il colto Cantico del torinese Claudio Mantovani (concept ispirato al sempiterno “Cantico dei Cantici”, inciso per la Phoenix Classics) a quanti pensano che il sincretismo stilistico si sia cristallizzato nel manierismo di certa new-age da supermarket. Non basterebbero altre dieci pagine per segnalare quanto di buono ancora sopravvive all’ombra dei palazzoni – per altro assai pericolanti – delle major. Quasi non passa giorno che sulle scrivanie dei critici non s’appoggi un cd immeritatamente destinato all’istantaneo oblio o a nicchie più ristrette di un cestino. Se non fosse che la naturale volatilità della musica popolare consente circolazioni alternative, certo meno comode e gratificanti di quelle mass-mediali, ma miracolosamente alternative. Piccole perle scampate al martellare delle playlist, all’usura catodica, all’effimero clangore delle classifiche, agli sterili strilli dei rotocalchi patinati: grazie a un passaparola tanto romantico quanto efficace. Per onestà occorre aggiungere che raramente abbiamo a che fare con capolavori, trattandosi per lo più di produzioni realizzate con piccoli budget, talvolta ancora stilisticamente acerbe, ma pure meravigliosamente oneste, appassionate: bisognose soltanto di un minimo di tutela per produrre frutti più maturi e consistenti in futuro. Ed è proprio questo il punto. Come per tutte le specie in via di estinzione, occorrerebbero aree protette, volenterosi filantropi e mecenati, soprattutto l’impegno delle istituzioni (di sensibilizzazione e promozione prima ancora che economico e legislativo). Qualcosa, è pur vero, ancora resiste (per esempio le produzioni discografiche delle Edizioni “Il Manifesto”, quelle di “Storie di Note”, o della neonata etichetta romana “D’Autore” di Edoardo De Angelis), ma è ancor più vero che si tratta di gocce in un mare di sabbia: senza nuove strategie – di semina e di raccolto – neppure la manna del web basterà a contrastare la desertificazione in atto. CD NOVITÀ TOM JONES MR. JONES V2 Classe 1940, milioni di copie vendute nel corso di una carriera nata all’alba dei Beatles. L’entusiasmo di un ragazzino intrecciato con l’astuzia di una vecchia volpe, questo è Tom Jones, ripescato dall’oblio tre anni fa con un album, Reload, zeppo di testimonial dall’appeal garantito. Con la supervisione di uno dei più sapienti alchimisti della nuova musica nera (l’ex Fugees Wyclef Jean), Tom s’avventura fin sugli sdrucciolevoli territori dell’hip-hop: e porta a casa la pellaccia grazie a una grinta che il tempo non ha minimamente scalfito. CARLOS SANTANA SHAMAN Bmg Dopo il clamoroso ritorno in auge grazie al vendutissimo Supernatural, uno degli indiscussi caposcuola del chitarrismo rock (nonché lungimirante precursore di molta etno-music contemporanea), torna sulle scene con un album che ripropone in modo fin troppo evidente la ricetta milionaria del suo album del ’99. Le nuove canzoni orbitano intorno a un fulcro rockettaro, senza disdegnare le consuete escursioni in ambiti jazz e rhythm’n’blues. Troppo simile anche l’approccio collaborazionista, con comparsate (da Macy Gray a Placido Domingo) talvolta interessanti, tal altra difficilmente spiegabili se non con strategie mercantiliste che mal s’adattano al vissuto, alla mentalità e alla caratura del personaggio.

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