La riforma dell’esame di maturità

Le proteste da parte degli studenti e degli insegnanti non sono mancate e crescono di giorno in giorno, dato che le nuove modalità sono state introdotte a metà anno scolastico. Analizziamole nel dettaglio

Il fatidico esame di maturità venne alla luce nel lontano 1923 col ministro Gentile. Da allora, il nostro esame è stato modificato dai ministri che si sono succeduti per ben 12 volte, e dal 1997 ha subìto variazioni per 7 volte. Ogni ministro che si insedia sente il bisogno di dare il suo contributo tramite delle riforme non sempre apprezzate perché mai condivise con gli operatori della scuola e così avviene che gli studenti che iniziano il loro percorso al primo anno si vedono cambiate le regole durante il corso di studio.

Il nostro Paese ha il numero più alto di ministri della Pubblica istruzione che si sono avvicendati negli anni a partire dalla fondazione della Repubblica: 40 ministri in 71 anni, con la media di un ministro ogni anno e mezzo circa. Si può comprendere bene come la realtà del mondo dell’istruzione sia davvero snervata nel subire cambiamenti, modifiche degli ordinamenti in un crescendo continuo. Ma è la prima volta che una riforma tocca direttamente gli alunni del 5° anno durante l’anno in corso. Naturalmente le proteste da parte degli studenti e degli insegnanti per il nuovo esame di maturità non sono mancate e crescono di giorno in giorno, proprio per il motivo accennato sopra, come affermano i Partigiani della scuola pubblica: «Dal Miur vengono imposte nuove modalità di svolgimento delle prove scritte e del colloquio orale, a gennaio, cioè a metà anno scolastico, con il “treno in corsa”». Per le prossime settimane sono in vista scioperi da parte degli studenti e degli insegnanti sia per l’esame di maturità che per la prospettiva della regionalizzazione della scuola.

Inoltre, gli studenti saranno valutati secondo delle griglie nazionali di valutazione, che saranno fornite alle commissioni, «griglie che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) garantire una maggiore trasparenza nella correzione delle prove scritte e attenuare il boom del massimo dei voti che ogni anno si registra in special modo nelle regioni del Sud Italia», scrive Mario Bocola su La Tecnica della Scuola, motivo che sta facendo innalzare barricate da molti insegnanti per questa inammissibile visione divisiva del nostro Paese.

Modifiche apportate per l’anno 2019

Prove scritte: la prima prova, che riguarda la lingua italiana, si svolgerà il 19 giugno, e per alcuni istituti consisterà nel produrre un elaborato scegliendo tra 7 tracce riferite a tre tipologie di prove in ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico, mentre è stato sconvolto il format della seconda prova che sarà di carattere multidisciplinare. È stata abolita la terza prova. Per agevolare gli studenti nell’affrontare le prove, avranno luogo prossimamente nelle scuole le simulazioni a livello nazionale.

Prove orali

«La Maturità assume i contorni del telequiz − si legge in un noto sito dedicato agli studenti, Skuola.net − e sarà la sorte a indicare la via da cui partirà il colloquio». È stata abolita la tesina e quindi i candidati dovranno “pescare” uno degli argomenti (preparati in anticipo dalle commissioni) in una specie di sorteggio fra tre buste. L’esame orale verterà anche sull’esperienza dell’alternanza scuola lavoro, anche se in alcune scuole non è stata attivata, su argomenti riguardanti cittadinanza e Costituzione, materia che al momento non viene svolta nel triennio. I docenti stanno aspettando di capire come il tutto verrà svolto. La linea infatti non è ben chiara per esempio nell’assegnazione del voto a ciascuno dei tre argomenti della prova orale, e si teme il “fai-da-te” di ciascuna commissione. Al momento si naviga a vista.

Il nuovo esame di maturità

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