La ricetta più bella

Cera una volta un medico… Ecco, mi sembra già di sentire qualcuno che dice: “Questa è una storia brutta! E se il dottore salta fuori e ci fa un’iniezione a tutti? Brrr!!!”. Ma se avrete un momento di pazienza, vedrete che questo era un medico tutto speciale. Allora, posso ricominciare? C’era una volta un medico. Aveva uno studio simile a quello di tanti altri med i c i , riceveva i suoi malati, li ascoltava, li visitava, scriveva le ricette con dei bellissimi pennarelli colorati (ve l’avevo detto che era un medico speciale), così le medicine sembravano più simpatiche. Poi, quando il paziente, domandava: “Quanto le devo, dottore?”, lui, seduto su una grande poltrona di pelle marrone, lo guardava sorridendo, ci pensava un po’ su e alla fine diceva: “Un seme di melone”, se si trattava di una vecchina che viveva solo della sua pensione. Oppure: “Tre semi di melone”, se poteva farsi pagare “cara” quella visita. Sempre così: alla fine di ogni visita chiedeva i semi di melone. “Certo che, a sera, ne avrà un bel sacchetto pieno!”, disse una signora che stava nella sala d’attesa. “Ma cosa se ne farà?”, domandò a mezza voce un’altra signora. Era questa la domanda che, da tempo, tutti i pazienti del dottore si ponevano. Nel tentativo di trovare una risposta si erano fatti una gran cultura sui meloni, ma non erano venuti a capo di nulla. Qualche volta in sala d’attesa c’era un bambino che aveva appena studiato la lezione di scienze, allora tutti lo ascoltavano con grande attenzione. “Il melone appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee – diceva il bambino -. Ed è originario dell’Asia e dell’Africa tropicale”, aggiungeva poi, con aria saccente. Un pomeriggio un signore annunciò, con un gran sorriso di compiacimento, che il nome scientifico del melone è Cucumis melo: lo aveva letto sull’enciclopedia. Una notizia senza dubbio interessante, ma che lasciava sempre la domanda senza risposta. Finché un giorno la signora Livia osservò: “Certo che il melone col prosciutto è proprio buono!”. “Già – dissero tutti – Perché non ci abbiamo pensato prima? Ecco cosa fa il dottore: pianta i meloni per mangiarseli, deve esserne ghiottissimo!”. Ora che il mistero era risolto i pazienti trascorrevano il tempo d’attesa scambiandosi amichevolmente le ricette sull’uso dei meloni. Ma una sera la signora Maria, una vecchina che pagava sempre un seme di melone, porgendo il solito onorario al medico disse sorridendo: “Ah, dottore, lei è proprio un gran goloso!”. “No, i meloni non piacciono né a me, né ai miei familiari”, rispose lui pacatamente e la congedò.Vi lascio immaginare il trambusto che successe nella sala d’attesa quando si venne a sapere che al dottore non piacevano i meloni! La domanda tornava lì, in mezzo a tutti, con un punto interrogativo ancora più grosso: ma allora, cosa se ne farà? Voi cosa pensate che ne facesse? Semplicemente quello che si fa con dei semi di melone: li piantava sul balcone di casa sua. Ogni sera, quando rientrava stanco dallo studio, sotterrava, aiutato dai suoi bambini, i semi che aveva guadagnato, poi si dedicava alla cura delle piantine che erano già cresciute: le innaffiava, strappava le erbacce dai vasi, toglieva gli insetti nocivi, le metteva al riparo durante l’inverno. Il tempo passava e i meloni si moltiplicavano: ormai il balcone non bastava più e così i rami aveva invaso la casa, strisciavano sul pavimento, si arrampicavano sul divano, e qualcuno più intraprendente era arrivato fin sul lampadario. No, il dottore non mangiava i meloni, però godeva del loro profumo e del loro colore dorato: era come avere in casa tanti piccoli soli, diceva Betty, la sua figlia più piccola. Ma la mattina in cui la moglie del dottore trovò un melone nella lavatrice pensò che, davvero, non c’era più posto. Così, quel giorno, i pazienti che andarono a farsi visitare, trovarono scritto sulla loro ricetta: “Un seme di melone. Da piantare e innaffiare con cura”. “Che strana ricetta! ” esclamavano tutti stupiti. Però misero in pratica la prescrizione. Dopo un po’ di tempo, rientrando in casa, i pazienti del dottore non si sedevano più davanti al televisore, né si immergevano nella lettura del giornale, né avevano tempo di brontolare per i guai incontrati sul lavoro, perché c’erano i meloni da innaffiare, le erbacce da estirpare, i nuovi semi da sotterrare. Eccoli tutti lì: papà, mamme e bambini chini sui vasi a spiare i progressi delle piantine. I meloni crescevano in ogni casa e spargevano il loro profumo. Sì, era davvero come avere in casa tanti piccoli soli, dei soli che scaldavano il cuore. Il dottore aveva scritto la ricetta più bella: la ricetta della serenità.

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