La ricerca delle radici

Oltre il 60% degli adolescenti adottati desidera conoscere le proprie origini, uno su tre stabilisce un contatto online con la famiglia biologica. L’importanza dell’accompagnamento

La misura dell’amore che si può dare a un bambino adottivo è senz’altro quella con cui si vuole bene ad ogni figlio. Tuttavia i genitori che aprono il loro cuore all’accoglienza di uno o più figli, per dare una famiglia a bambini che hanno vissuto il dramma dell’abbandono o hanno provato sofferenze di vario genere, spesso devono districarsi con dinamiche e situazioni complesse.

Una delle criticità è il confronto inevitabile con le origini del bambino adottato. Come avviare una riconciliazione col passato? Quali risorse i genitori devono mettere in campo?

Integrare in maniera serena il passato nel luogo d’origine con il presente e futuro nella nuova famiglia e nel nuovo ambiente non è immediato. Anche i bambini che hanno già radicato il loro senso di appartenenza nel nuovo contesto culturale, hanno bisogno di elaborare una continuità tra il prima e il dopo. Tanto più quando i ragazzi raggiungono  l’adolescenza, poiché questa è la fase a cui corrisponde la scelta della propria storia, di quello che si vorrebbe diventare. Affondare le radici consente infatti di proiettarsi verso il futuro.

La spinta a ripercorrere il proprio passato fa sì che la visita nel proprio Paese di origine e la ricerca dei familiari biologici, pur non essendo una tappa obbligata, sia un’esperienza che accomuna molti ragazzi adottati. Oltre il 60%, infatti, desidera ricercare le proprie origini e un ragazzo su tre cerca di stabilire un contatto online  con  la  famiglia  biologica. Si tratta di un percorso complesso al quale non si può arrivare impreparati. Un passaggio non irrilevante anche per i genitori adottivi che devono fare i conti con figure che non conoscono, senza mai porsi in posizione di concorrenza.

«Il tema delle origini rientra in quelle che vengono definite “Tsa”, ovvero Tematiche sensibili dell’adozione, argomenti basilari su cui si fonda tutta l’esperienza di una famiglia adottiva», afferma Daniela Forante, assistente sociale della sede AFNonlus di Trento (la sua intervista nell’inserto Spazio Famiglia allegato a questo numero di Città Nuova). Quando si parla di “origini”, non ci si riferisce solo alla ricerca della famiglia biologica e di un possibile contatto con essa, ma all’accettazione e interiorizzazione  delle proprie radici. Un processo che è sempre necessario per la costruzione dell’identità del ragazzo, ma anche per il consolidamento della famiglia adottiva.

Il progetto “Famiglie di cuore”, voluto da un gruppo di genitori che hanno sentito la necessità di mettersi insieme per superare al meglio le difficoltà comuni, vuole essere spazio di condivisione, formazione e approfondimento su una realtà così articolata come quella adottiva. Spesso allargandosi anche  a  genitori  biologici  e coppie affidatarie. Il progetto, dopo essere partito nel 2014 da Ascoli Piceno, si è sviluppato successivamente a Napoli e Cosenza, per poi decollare ora anche in Lombardia. Confrontarsi sulle molteplici sfaccettature del ruolo genitoriale, aiuta a non rimanere sopraffatti da dubbi e domande. Non solo, ma la rete di famiglie facilita il dialogo con le istituzioni allo scopo di favorire l’inserimento dei bambini adottati nella realtà del territorio. I benefici sono per tutti.

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