La Rai e l’azzardo: 5 spot di scommesse in 5 minuti

Il servizio pubblico durante i mondiali di calcio ha lasciato ampio spazio alle pubblicità che incentivano il gioco e le scommesse. Intervista a Luigino Bruni che propone un'azione popolare e immediata come risposta della società civile
Spot scommesse calcistiche

«Ho seguito la partita su Rai 1, l’ammiraglia delle reti pubbliche e ho con dispiacere e sdegno constatato che le pause pubblicitarie che hanno preceduto l’inizio di Italia – Inghilterra sono state occupate in maniera notevole, se non addirittura maggioritaria, da spot relativi a scommesse sportive». Il giovane deputato di Genova, Lorenzo Basso, portavoce del gruppo interparlamentare contro l’azzardo, ha iniziato così una lettera aperta al presidente del Consiglio Renzi, al presidente del Senato Grasso e a quello della Camera Boldrini. Non ci si aspetta risposte efficaci. La Rai continuerà a mandare in onda questi spot per gli impegni sottoscritti con gli sponsor, a meno che una mobilitazione popolare come quella delle decine di Slot Mob ormai avvenuti in diverse piazze d’Italia, che spinga il servizio pubblico radiotelevisivo a cambiare idea.

Anche l’economista Luigino Bruni, tra i promotori del movimento Slot Mob, è indignato dalle scelte della nostra televisione pubblica, ma è convinto che occorra andare oltre l’indignazione. Lo abbiamo intervistato. 

La Rai sta mandano in onda spot dell'azzardo in occasione dei mondiali di calcio. Come leggere questa scelta aziendale?
«Lo trovo particolarmente grave, se non scandaloso. È un segnale che ormai buone fette del nostro sistema economico-sociale (non solo lo sport) è in mano ai mercanti di azzardo. Colpisce tutto questo se lo confrontiamo a solo due decenni fa, quando gli sponsor delle nostre squadre erano i prodotti migliori della nostra industria: un’alleanza virtuosa tra economia e vita, e quindi sport e giovani».

Ma a che serve indignarsi? Ormai la televisione non ci ha assuefatto del tutto?«Stiamo organizzando una protesta diffusa e pubblica nei confronti della Rai: sarebbe, questo, il servizio pubblico? Sono proprio ridotti a impresa for-profit se devono svendere la pubblicità all'azzardo (prima della partita dell'Italia ho contato 5 spot di scommesse in 5 minuti)».

Che fare? «Mi preoccupa il fatto che queste partite sono viste da milioni di ragazzi, di minorenni, che oggi nessuno protegge dall'invasione di questi virus pericolosissimi. Dobbiamo reagire, far sentire la nostra voce. Stiamo lanciando nella rete Slot Mob una racconta di firme, ma dobbiamo agire a tutti i livelli: su face book, twitter, ricordando alla Rai che è azienda pubblica orientata al bene comune per statuto. E' una grave questione di civiltà».

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