La protesta del gambero

Lettera aperta all’opinione pubblica italiana.
Gambero

Gentile lettore,

innanzitutto mi presento. All’anagrafe risulto come Carideo Dana, della famiglia dei crostacei decapodi. I più mi conoscono come Gambero. Le scrivo per vibrare una decisa protesta contro una deriva culturale che offende la mia reputazione.

Mi consenta lo sfogo. Non sarò bello. Non sarò intelligente. Non vengo accolto e allevato a casa come un animaletto da compagnia. Pazienza se mi si guarda con occhio benevolo solo quando mi trovo sdraiato, arrostito o bollito, su un piatto. La coscienza d’aver svolto una funzione così sublime come deliziare i palati di voi umani mi ripaga dello sconcerto per l’aver dovuto soccombere, finire in padella, cuocere in mezzo a prezzemolo, aglio e intingoli vari. L’unica gloria è che col mio nome e col mio tipico colore, il rosso, avete intitolato una celebre guida culinaria.

 

Ma ora non ne posso più, e spero che dietro a questa protesta lei sappia leggere lo sconforto di questi ultimi giorni. Vengo al dunque. Chiedo formalmente di smetterla di invitare i vostri dirigenti a fare un “un passo indietro”. È noto a tutti che io cammino all’indietro, ma non ho mai prosciugato le riserve marine di plancton, mai inquinato gli scogli, e neppure ho mai sottratto agli altri gamberi le alghe di pubblica utilità. Vi prego dunque di cessare di spronare i vostri capi a comportarsi come abitualmente faccio io, che ho le chele pulite e sulle mie antenne l’Authority delle comunicazioni non ha mai avviato alcuna procedura.

 

Sono sicuro che con la vostra lingua, che fu di Dante e del Manzoni, saprete certamente sostituire quella inopportuna esortazione con un’altra più appropriata e meno offensiva del mondo dei crostacei. Per esempio, perché non chiedete ai vostri leader di ricacciare la testa a casa propria? No, mi rendo conto ora che se ne avrebbero a male le innocenti tartarughe. Non mi faccia dire cose offensive verso i miei colleghi animali. Una buona espressione sarebbe quella di nidificare altrove? Sarebbe ingiusto verso ogni volatile… Di emigrare lontano? Peggio che mai… Scorgo ora, mentre vergo queste righe, il compito difficile che avete innanzi. E va bene, sono qui. Se serve immolarsi per una giusta causa sono pronto.

 

Abusate pure della metafora sul mio modo di camminare. Vorrei almeno che mi venisse riconosciuto che io il passo all’indietro lo faccio tutti i giorni, e non a ogni glaciazione. Cordiali saluti, Carideo (per gli amici Gamberetto).

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