La prima scintilla ispiratrice

Primo punto cardine della spiritualità dell'unità è Dio Amore. Ne iniziamo l'approfondimento da questo numero, in alternanza con la Parola di vita.
Illustrazioni

Dio Amore: è il primo punto della nostra spiritualità. Oggi, a decenni di distanza dal primo manifestarsi di Dio Amore, viene in pieno rilievo quale grande dono esso sia stato non solo allora per noi prime focolarine, ma per milioni di persone che poi hanno incontrato il movimento, e quanto lo sia per l’umanità della nostra epoca.

Rileggendo quell’evento nel suo contesto storico, si comprende quanto esso fosse pure necessario.

Non solo si era raggiunti dalla drammaticità del secondo conflitto mondiale, che seminava distruzione e morte, ma più interiormente anche da una visione ateistica e secolarizzata della vita e del mondo, che si era andata via via formando e sfociava o nella negazione assoluta di Dio e, conseguentemente, dell’uomo, o nella sofferta ricerca del senso della propria esistenza e, comunque, nella critica di un’immagine di Dio visto come immobile, impassibile, lontano. (…)

Fu proprio in questo contesto che il Signore ci rivelò nuovamente, col carisma dell’unità, Dio come Amore, accendendo così quella che il Santo Padre Giovanni Paolo ha definito: «La prima scintilla ispiratrice».

Bisogna dire che nella mia fede, per la particolare formazione cristiana che avevo avuto in precedenza, ero predisposta ad accettare la realtà di Dio come Amore. Ma, fra altre circostanze, che la richiamavano fortemente in quei giorni, l’espressione «Dio la ama immensamente», che mi fu rivolta (…), ha fatto come esplodere quella realtà che – mi sembra importante rilevarlo – non si è fermata a me soltanto. Anzi! È divenuta subito patrimonio comune. (…)

Una novità era quindi balenata alla nostra mente: Dio è Amore. E questa novità assoluta ci rendeva coscienti che Dio non era più lontano, inaccessibile, estraneo alla nostra vita, ma anzi che egli cercava e raggiungeva me, noi, con l’immensità del suo amore. Dio Amore andava emergendo così nelle nostre anime come la realtà più reale e vera di ogni altra realtà. E, mentre la guerra sottolineava la transitorietà e la precarietà di ogni cosa, noi sceglievamo lui come ideale della nostra vita. (…)

In una lettera del 1944, che ci trasmette il clima di quei primi mesi, è descritta l’irruzione di luce e di fuoco con cui Dio Amore si è fatto allora presente nella nostra vita e – questo è interessante – vi si intuisce già il legame profondissimo che ciò provocherà in noi:

«Tu sei stata con me abbagliata dalla luminosità infuocata di un Ideale che tutto supera e tutto riassume: dall’infinito amore di Dio!

«È lui il mio e il tuo Dio che ha stabilito fra noi un legame forte più della morte (…)».

In Dio Amore era dunque la viva sorgente di quell’unità che l’Opera di Maria è chiamata a vivere e irradiare fra gli uomini, per contribuire all’attuazione del testamento di Gesù. Nel credere all’amore di Dio (…) inizia la nostra spiritualità, che è già caratterizzata dall’unità e si preannuncia, quindi, come una spiritualità collettiva.

 

(Da: Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Città Nuova Ed., pp. 31-33)

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