La posta di Città Nuova

Escursionista

 Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città

 

Settembre: bella sfida! 

 

Si torna dalle vacanze con tanti propositi. Ritemprati dalle passeggiate, dalle nuotate, gli occhi ancora sazi di vette e di abissi, ci si domanda: ma la realtà è quel vorticoso susseguirsi di impegni in cui ci troviamo raggomitolati per 11 mesi, o piuttosto non sarà quella pacifica, serena, purissima immersione nella natura che ci ha incantati e interrogati, ancora una volta, sul senso della vita?

 

Tornare in una realtà dove tutto parla di crisi economica, disoccupazione crescente, manovre economiche bis, tris, tassazione sì, pensioni no… e continuare ad avere la mente e il cuore puntati in alto è davvero una sfida. Appassionante. Sì, perché se l’anno che ci aspetta è denso di punti interrogativi senza apparente risposta, è pur vero che chissà quante belle sorprese sono lì, dietro l’angolo. Senza cadere in facili entusiasmi che rischiano di naufragare alla prima ventata di maestrale, i motivi per essere ottimisti sono tanti, eccome!

 

Ecco perché c’è Città Nuova. Per ricordarcelo e, soprattutto, per dimostrarcelo. Certo, siamo consapevoli che per rinnovare oggi un abbonamento per un anno intero ci vuole coraggio e, diciamocelo, forse anche un pizzico di follia. Ma tanti decidono di farlo perché trovano sulle sue pagine i motivi per andare avanti, con coraggio, a costruire la propria città. E non solo.

 

Trovano un’informazione che forma, all’altezza delle sfide da affrontare ogni giorno. Vi diciamo l’ultima che abbiamo vissuto prima di partire per le ferie: un nuovo aumento delle tariffe postali ci ha imposto di far scattare in avanti di un euro la tariffa dei nostri abbonamenti. Ne parla il nostro direttore nel “Punto” (pag. 3). Ma un euro di differenza scoraggerà i nostri lettori? Sanno di essere la nostra forza. Per questo anche quest’anno li incontreremo sulle colline toscane, a Loppiano, dal 15 al 18 settembre (vedi il “Primo piano”, pagg. 4-8).

 

E metteremo in gioco energie ed entusiasmo nella sfida di essere quel “sale”, se possibile evangelico, che inietta speranza nelle città dove viviamo. Nodi di una rete che ha come obiettivo il bene comune. È una sfida. Camminare insieme perché Città Nuova diventi non solo la “nostra” città, riservata a chi appartiene a un gruppo scelto, ma il luogo dove abitare insieme, prendendoci cura l’uno dell’altro.

 

Giornalismo ed etica

 

«Pochi giorni dopo l’articolo sui giornalisti non imbavagliati, non tesserati, non dipendenti, non disonesti, non condizionati (n. 8/2011, pag. 33), e pochi giorni prima delle ultime amministrative, è successo un fatto curioso: il quotidiano Il Mattino di Napoli ha chiesto un articolo a un suo collaboratore, un noto storico (noto per gli addetti). Quando l’autore lo ha letto dopo la pubblicazione è rimasto allibito. Avevano aggiunto 31 righe contro Berlusconi, stravolgendo il senso del pezzo. Lo storico ha protestato contro Il Mattino, ha dato le dimissioni come collaboratore e ha informato la Fnsi».

Lettera firmata

 

Non so come sia finita la vicenda, probabilmente non se ne farà nulla. Oggi il giornalista è di fronte a tre tentazioni: la fretta, il potere e il narcisismo. Prima di pubblicare ogni pezzo i direttori dovrebbero porsi perciò tre domande: questo articolo è scritto troppo in fretta? È asservito ad un qualche potere? È autoreferenziale? Solo dopo bisognerebbe dare il «si pubblichi!».

 

Animali su Città Nuova

 

«Non è possibile da parte vostra pubblicare un giorno qualcosa che riguardi il rapporto animali-Chiesa cattolica? Mi piacerebbe intervistare dei preti per sentire il loro punto di vista sulla necessità di mangiare carne, in riferimento all’Antico e al Nuovo Testamento. Sin da piccolo amavo tutti gli animali, alcuni in particolare, e mi sono sempre chiesto se il comandamento “non ammazzare” dovesse valere nei confronti di tutti gli esseri, non solo quelli umani».

Francesco Aguglia ‑

Fino Mornasco (Co)

 

Capitolo di non secondario rilievo, quello proposto dal nostro lettore. Certamente scriveremo qualcosa al proposito. La sensibilità ecologica, ormai diventata planetaria, esige di rivalutare il rapporto col mondo animale. Anche se, certamente, la persona umana e l’animale hanno significati e valore diversi. In ciò la Bibbia ha non poco da dirci.

 

La chiesa agli ortodossi

 

«Siamo la comunità interparrocchiale che frequentava ogni giorno feriale la chiesa del Cristo, vostra abbonata. Pur venendo da varie parrocchie, anche fuori città, eravamo una bella comunità. Città Nuova veniva esposta in chiesa a disposizione di tutti. Senza alcun preavviso, la chiesa è stata data esclusivamente agli ortodossi, che già da oltre tre anni celebravano nella stessa chiesa la loro messa festiva; in vera fraternità si condivideva la chiesa del Cristo. Non era una bella prova di ecumenismo? O ecumenismo significa “via voi cattolici e avanti noi”?».

La ex-comunità della chiesa del Cristo ‑ Reggio Emilia

 

L’immigrazione sta portando problemi nuovi alle nostre società abituate a una certa sedentarietà, anche spirituale. Si parla tanto di moschee, templi sikh (anche in questo numero), di luoghi di culto buddhisti e indù: gli immigrati in effetti hanno diritto a poter esercitare il loro culto, pur con tutte le prudenze. Poco si parla della forte presenza di ortodossi nel nostro Paese, dovuta principalmente all’arrivo di tanti lavoratori (e soprattutto lavoratrici) dai Paesi dell’ex blocco sovietico. Per loro, effettivamente, tante diocesi cattoliche hanno offerto delle chiese per esercitare il loro culto. La questione è delicata, come insegna il vostro caso. L’ecumenismo ha bisogno di rispetto e di generosità. Vi consiglio di parlarne col vescovo, che vi darà certo conto delle sue ragioni. Ma vi consiglio pure di parlarne con gli ortodossi della chiesa del Cristo. Bel nome! Il Cristo è cattolico e ortodosso. Il Cristo, come diceva San Tommaso, è morto per tutti gli uomini di tutti i tempi, e quindi, in senso ampio, la Chiesa è grande quanto l’umanità.

 

Padre Lardo

 

«Non trovo tra i vostri libri ora editi Dove Dio piange di Werenfried van Straaten. È stato edito da Città Nuova nel 1970. Vi assicuro che è altamente missionario anche oggi, come era il suo campione che l’ha vissuto più che scritto; è un antesignano di Dominique Lapierre, che io ho visto e sentito. Con il vostro consenso lo riproporrei al grande pubblico perché merita».

Maurizio Davaren ‑

Rocca Pietore (Bl)

 

Città Nuova ha sempre dato risalto all’opera di Padre Lardo (così lo chiamava il popolo), uno dei profeti della Chiesa del XX secolo. Giro la sua richiesta al nostro editore.

 

Monza e Teodolinda

«Nell’articolo “La regina Teodolinda in Formula 1”, 25/07/2011, l’autore collega il trasferimento dei ministeri a Monza alla regina Teodolinda, al re Autari, e quindi al Medioevo e alla monaca di Monza. Credo che sia alquanto ridicolo e infantile; non certo degno di un giornalista di Città Nuova! Concludo col dire che sono un ragazzo del movimento, leggo Città Nuova da anni, ma purtroppo osservo scemare, a ogni edizione, il “respiro” della nostra grande Chiara Lubich».

Stefano – Brianza

 

Caro Stefano, grazie della tua lettera e anche della tua critica. In ogni numero della nostra rivista vi sono articoli diversi, che usano linguaggi differenti a seconda della posizione in cui sono posti. Ad esempio, un editoriale di solito ha un linguaggio sobrio, indicando la linea editoriale sposata dal giornale. Mentre una rubrica di cucina può essere per taluni un po’ barbosa per tutti quegli ingredienti che vengono elencati. “Penultima fermata”, la rubrica conclusiva della rivista, vorrebbe gettare uno sguardo gentile ma umoristico sull’attualità, magari per dire cose grandi con parole piccole; l’intenzione non era quella di scrivere un editoriale. Bisogna anche saper sorridere. Detto questo, spero proprio che, leggendo attentamente la rivista, tu possa modificare la tua ultima affermazione. E ti ringrazio di leggerci, abbiamo bisogno anche del tuo contributo!

 

Concia

 

«Negli ultimi giorni molti media hanno parlato del “matrimonio” di Paola Concia con la sua compagna, avvenuto in Germania. In realtà non si è trattato di un matrimonio, ma di un’unione civile (lebenspartnershaft). Le unioni civili sono ammesse in Germania dal 2001 esclusivamente per le coppie omosessuali e ai conviventi non è riconosciuto il diritto di adozione».

Fabiano Bermudez

 

Banca vaticana

 

«In concomitanza con la Gmg e la visita del papa a Madrid, su alcuni giornali e su Internet è circolata una notizia secondo la quale la banca del Vaticano avrebbe investito capitali in aziende produttrici di armi e anticoncezionali. Ho fatto delle ricerche ed è risultato che si tratterebbe di una banca tedesca, la Pax bank, non controllata dalla Chiesa pur pretendendo di ispirarsi ai principi etici del cattolicesimo. Il direttore della banca si é scusato dichiarando che gli errori saranno corretti immediatamente e che tali investimenti erano sfuggiti ai controlli interni. Non voglio esprimere giudizi in merito alla buona fede o meno della banca in questione, ma trovo assai scorretto definirla banca del Vaticano».

Goran Innocenti

 

Rom

 

«Mi chiamo Maria Rosa, ho 59 anni e vivo a Giulianova in Abruzzo. Ho letto i vostri articoli sui rom. Conosco il problema da sempre perché ero piccola quando un sacerdote si adoperò tanto affinché i rom avessero una casa e gli stessi diritti dei cittadini locali. Da allora, almeno sei famiglie di rom sono stanziali a Giulianova. Ma la convivenza non è semplice. Purtroppo sono “figli del vento” e per loro integrarsi in una società regolamentata come la nostra è difficile. A cominciare dalla negligenza nella frequenza regolare dei bambini a scuola. Quelli che continuano si contano sulla punta delle dita e di solito hanno una mamma gagè, come la moglie di Nazareno Guarnieri che ha le figlie laureate. Una volta che cercano un lavoro, quando lo cercano, è vero che per loro è più difficile perché c’è molta diffidenza nei loro confronti, ma è anche vero che spesso sono inaffidabili. Senza parlare del loro modo di esprimersi, così chiassoso e arrogante. Forse anche per questo si è creato un rifiuto nei loro confronti. D’altra parte loro si sono chiusi sempre più nelle loro comunità».

Maria Rosa ‑

Giulianova (Te)

 

Esistono popoli che sono come delle spine nel fianco della società, per diversi motivi: pensiamo agli armeni, ai rom, anche agli uyguri in Cina o agli aymara in Bolivia, senza dimenticare certamente gli ebrei. Sono piccoli popoli che, con la loro “diversità” o la loro “elezione”, ci ricordano che uno solo è Dio, e che la convivenza su questa Terra è anche una questione di “grazia”. Non ci lasciano mai tranquilli, scuotono le nostre coscienze, ci invitano a convincerci che Dio non fa preferenze tra i popoli e che non ci sono popoli migliori di altri. Comunque questo è e rimane un gran mistero, cara lettrice! Un mistero da gestire con programmi formativi alla convivenza nel rispetto delle diversità.

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