La posta di Città Nuova

Gen 4 nella redazione di Città Nuova

Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città

 

Anch’io voglio fare la giornalista!

 

«Un pomeriggio in redazione. Sabato 22 Ottobre ci siamo ritrovate in via degli Scipioni per un grande evento: un pomeriggio a Città Nuova. Da più di un mese 40 bambine dai quattro agli otto anni si stavano preparando per venire da Roma, Ladispoli, Ostia e Latina. Armate di blocchetto per prendere appunti e registrare ogni momento della visita, salgono le scale del palazzo. L’emozione è tanta quando Priscilla, grafica, e Mariagrazia, giornalista, annunciano una grande sorpresa. Strette l’una accanto all’altra, sedute sul pavimento, si spengono le luci e parte un video: “Dlin, dlon! Benarrivate!”. Eh sì, è tutta la redazione che, non potendo essere presente il sabato pomeriggio, ci presenta, con un giro virtuale, il giornale dalle sue origini fino alla stampa. Conosciamo, così, i vari giornalisti, i fotografi e persino il direttore.

«Alla fine del video si affollano le domande: “Come fate a scegliere gli argomenti da scrivere?”, “ti piace il lavoro di giornalista? Io da grande voglio fare la scrittrice”, “mi fai rivedere Chiara Lubich che scrive il primo articolo? E dopo Igino Giordani, chi è stato l’altro direttore?”. A un certo punto si sente una voce: “È arrivato il direttoreeeeee!”. E tutte di corsa gli vanno incontro per salutarlo. Abbiamo riempito la sua scrivania di album realizzati da noi insieme alle nostre proposte e richieste. Bea di Roma gli ha scritto: “Tutte le sere con la mia mamma leggo Città Nuova, soprattutto la rubrica ‘Anche i sassi pensano’ e ‘Fantasilandia’. Vorrei chiederti perché da un po’ di tempo sono più brevi le favole. E poi si potrebbero alternare le storie dei sassi con Gibi e Doppiaw?”.Ma a una di loro è rimasto un dubbio: “Come ha fatto il direttore a uscire dalla televisione?”.E poi tutte in fila per avere il suo autografo. C’era chi, orgogliosa, se ne è fatti fare tre, per mostrarli come un trofeo a tutti i suoi amici. Dopo la merenda, a ciascuna viene consegnata una copia del giornale: “Io la porto alla direttrice della mia scuola”, e un’altra: “Questa copia la porto alla maestra di danza”. “Ne posso avere tre? Devo darle alle mamme delle mie compagne di scuola”. Così, con Città Nuova nel cuore, ritorniamo a casa. Un pomeriggio così sarà proprio difficile da dimenticare».

Emi Della Monica

 

 

Gossip  

«Finita l’era Berlusconi, sembra finita anche l’era del gossip. Se prima si parlava di escort, ora ci si deve accontentare del taglio dei capelli di Mario Monti. La vita televisiva e scandalistica è un po’ in ribasso».

P.F. ‑ Genova

 

Non mi sembra che ci sia da lamentarsi per la fine di un’epoca di gossip spinto. Vuol dire che c’era un “troppo pieno” e ora la situazione sta tornando alla normalità. Certo è che certa stampa ne sta soffrendo non poco, anche in termini di vendite. Ma non leggere più le intercettazioni scandalistiche e scandalose sulla stampa sta ripulendo l’aria.

 

Mio figlio  

«Ho appena saputo che mio figlio di cinque anni ha una grave forma di leucemia. Durante il periodo delle analisi ho chiesto al Signore Iddio di preservarlo dalla malattia, e che piuttosto la infliggesse a me. Ma non mi ha ascoltato. Credo ancora in lui, ma dubito sulla sua reale potenza. Da parte mia non mi resta che amare».

R.G. – Spagna

 

Riceviamo non poche lettere di questo tono. Che chiedono silenzio, perché al dolore innocente non c’è risposta umanamente plausibile. Resta il mistero del dolore-amore. Dice André Compte-Sponville, filosofo francese ateo: «Dio è morto abbandonato sulla croce. Quindi non ci resta che amare». Non ci resta che amare, che si creda o che non si creda. E l’amore chiamerà amore, il “suo” amore.

 

Mò vene Natale 

 

«Carissimo direttore, siamo arrivati a questo Natale 2011 con un carico angosciante di problemi socio-economico-politici, di disastri ecologici, di sopraffazioni e di ingiustizie che segnano quotidianamente la nostra vita. Siamo quasi alla frutta: la tredicesima più leggera, molti devono rinunciare ai lauti cenoni, al tradizionale shopping natalizio e alle spese voluttuarie. Mi viene in mente un’antica filastrocca napoletana che ricorda i giorni natalizi di anni bui (anni Cinquanta) e di grande difficoltà economica . “Mò vene Natale, nun tengo denare, me leggo ò giurnale e me vado a cuccà” (Già viene Natale, non ho soldi, mi leggo il giornale e vado a dormire). È proprio in questo spirito natalizio che si deve cercare di essere uniti per superare l’impasse. Speriamo di trovare sotto l’albero di Natale questo grande dono, fortemente desiderato dal mondo intero: un po’ di pace, amore, serenità e tanto benessere morale e materiale».

Lettera firmata

 

Il suicidio di Lucio Magri 

 

«Non è stata affatto una bella morte quella di Lucio Magri. Nulla di eroico e nulla di esemplare, una vicenda umana triste e dolorosa che lascia il ricordo amaro di un uomo piacente e brillante, di bella immagine sulla scena politica, che ha tanto frequentato il bel mondo, il jet set, le belle donne. Un uomo di mondo che ha incarnato una ideologia, quella marxista, già ampiamente dimostratasi fallimentare; un uomo che ha rifiutato il naturale esito della vita con la vecchiaia e la morte naturale. E non è una morte dignitosa. Non si ha alcuna dignità quando si arriva a considerare sé stessi come un relitto da buttare via. E cosa c’è di “assistito” in una morte come questa? A cosa è servito il medico? È forse assistenza medica l’essere spettatori inattivi del gesto di uno che si sta “facendo male”?».

Roberto – Padova

 

L’abbiamo anche scritto sul nostro sito: il suicidio di Magri è non solo il segno d’un fallimento ideologico, ma anche la sconfitta di tutti coloro che avrebbero potuto e dovuto stargli vicino facendogli intuire che la vita è anche altro.

 

Scavi di Pompei 

 

«Abbiamo discusso in classe dei recenti crolli verificatisi a Pompei. Ci siamo resi conto che tutte le fonti concordano sulla mancanza di un’adeguata manutenzione del sito archeologico. Ci domandiamo come siano stati utilizzati i 400 milioni di euro circa in cassa al sito stesso e alle Soprintendenze competenti. E come verranno impiegati i nuovi finanziamenti Unesco? Perché oggi si è perso il senso civico, peraltro già presente negli antichi romani, che consideravano il bonum comune gerarchicamente superiore alla concezione di proprietà privata e, attribuendo l’identità di populus sia all’insieme sia ai singoli cittadini (cives), li avevano responsabilizzati su tale argomento? Dalla discussione è emerso che se tutti collaborassimo, la tutela dei beni pubblici sarebbe più efficace. Ci interesserebbe molto la vostra opinione in merito».

5ª I e 5ª M

del liceo E. Amaldi

Orbassano (To)

 

«No maps for british and americans. Terribile. Questo è il triste avviso che da qualche giorno comunica che nella biglietteria degli scavi non ci sono più mappe. Un atto davvero ingiusto e ingiustificato perché si richiedono 11,00 euro a persona per entrare e poi non si offre ai visitatori il necessario materiale informativo. Un disservizio che crea non solo disagi e disorientamenti ma anche tanta indignazione. Nell’aria pompeiana serpeggia anche tanta rabbia, manifestata con veemenza da una moltitudine di stranieri, per le molte case chiuse, scavi sporchi, custodi negligenti e guide abusive come falchi. Lancio un accorato appello perché cessi questo stato di incuria. Facciamo sì che il nostro patrimonio artistico, culturale, archeologico venga rivalutato considerevolmente. Gli ingredienti sono: massima ospitalità ed efficienza a questi graditissimi e preziosissimi ospiti».

Franco Petraglia ‑ Cervinara (Av)

 

Il caso Pompei evidenzia tutte le criticità della gestione del nostro patrimonio culturale. I crolli non sono che l’atto finale di una mancata opera di tutela: la sola capace di monitorare la situazione e intervenire in modo mirato nel tempo. Difficile dare dati certi “sulla liquidità in cassa”, di certo i fondi dell’Ue al momento sono necessari per la messa in sicurezza del sito. E noi cosa possiamo fare? Responsabilizzarci, segnalare situazioni di emergenza e conoscere il nostro territorio. E poi parlarne. Continueremo a seguire l’argomento su www. cittanuova.it. (m.b.)

 

La sfida d’insegnare

 

«Sono un bidello delle scuole medie del mio paese. Dopo aver letto l’articolo di Luca Gentile “La sfida d’insegnare”, mi è sorta nell’anima l’idea di farlo conoscere alla professoressa d’italiano. Un giorno l’incontro e le propongo tale lettura. Con mia sorpresa e gioia il giorno seguente l’articolo era appeso nell’aula degli insegnanti. Città Nuova mi ha offerto l’occasione per dare un piccolo contributo e “irradiare” nel mio mondo di lavoro la nuova cultura del carisma dell’unità».

Paolo ‑ Val Gardena

 

Sottosegretari

 

«Sono pochi i ministri del nuovo governo, e anche i sottosegretari. Il costo di tutto questo perché deve pesare ancora una volta sulla collettività? Pensavo di scrivere alla presidenza del consiglio, sen. Monti, per proporgli che le somme destinate agli stipendi del nuovo esecutivo possano essere decurtate dagli stipendi dei ministri del vecchio governo che hanno fallito nel compito loro affidato. È una questione di giustizia sociale. Grazie per il bellissimo sito sempre aggiornato».

Egidia Binetti – Ascoli Piceno

 

Nemici-amici

 

«Lavoro in ospedale come infermiera, a volte i pazienti ci confidano episodi della loro storia. Non tanto tempo fa, un signore non più giovanissimo, ma molto vispo, a conclusione della visita ci racconta: “Ho combattuto nella Seconda guerra mondiale, per me i nemici sono sempre stati prima di tutto altri uomini come me. Ero responsabile di un gruppo di militari, ogni volta che uscivamo non si sapeva in quanti saremmo ritornati: un giorno mi trovo di fronte un militare inglese, gli sparo lo ferisco, lui mi spara e mi ferisce. Ci troviamo in ospedale ricoverati, insieme diventiamo grandi amici. Lui si converte al cristianesimo e vuole che io sia il padrino al battesimo di suo figlio. Sembra impossibile che proprio in guerra possa nascere un’amicizia e un rapporto così profondi. Questa è l’altra storia della
Storia, quella che non è scritta nei libri, ma che si conosce quando nella vita si ha la fortuna di incontrare persone così.
Grazie a tutti voi».

Elisabetta

 

Patrimoniale

 

«Mi riferisco all’editoriale sulla patrimoniale, “La diseguaglianza mina la democrazia” (Città Nuova n. 22/2011). Se con la patrimoniale si vuole colpire coloro che evadono le tasse e investono in immobili, non si colpirebbe anche coloro che, pur pagando le tasse, non hanno speso nel superfluo tutto quanto guadagnato, ma spesso hanno investito i loro risparmi nella casa?

«Dato che la patrimoniale graverebbe soprattutto sulle case, non si valuta la ricaduta negativa nel settore edilizio, in un momento in cui il settore è già in grave crisi? Invece che incentivare la domanda per aiutare tale settore a riprendersi, non lo si deprimerebbe ulteriormente? Pertanto, se da qualche parte necessita recuperare risorse per le finanze dello Stato, perché non si aumentano le aliquote Irpef più alte? E non si elimina la cedolare secca, che favorisce solo i redditi più elevati? Accentuando contemporaneamente la lotta alla evasione fiscale».

Giuseppe – Brescia

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