La posta di Città nuova

Genova
CITTÀ NUOVA, SEDI NUOVE Gentili lettrici, cari lettori, vi scriviamo dalla nuova sede. Nei giorni 22-25 settembre abbiamo infatti tolto le tende dall’ormai storica redazione di viale Carso – 37 anni di permanenza – per traslocare in una dimora nuova e antica allo stesso tempo, quella dove risiedeva la nostra editrice, spostatasi in un moderno edificio, in cui sono raggruppati anche gli uffici della promozione, dell’amministrazione e il deposito dei libri, oltre alla direzione generale del gruppo editoriale. L’avvicendamento consente adesso alla nostra redazione di lavorare in un unico appartamento (e non più in due su piani diversi), di trovarsi in una zona centrale della città (più vicina ai luoghi di conferenze stampa, interviste, appuntamenti), meglio servita da bus e metro. Sarà facile per voi venire a trovarci, ma consentirà soprattutto – è questo il nostro intento – di realizzare una rivista ancora più apprezzata da parte vostra. REDAZIONE RIVISTA Via degli Scipioni 265 – 00192 Roma tel 06 320 3620 fax 06 321 9909 email: segr.rivista@cittanuova.it www.cittanuova.it GRUPPO EDITORIALE Via Pieve Torina 55 – 00156 Roma tel. 06 3216 212 – 06 9652 2200 fax 06 320 7185 email: info@cittanuova.it I difetti degli italiani Si parla e si scrive molto sui difetti degli italiani. A me sembra che uno dei nostri limiti possa essere anche la scarsa attenzione agli altri, di conseguenza anche per noi può valere, in modo ricco di significato, il ricordo della norma che recita fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te. È questa la regola d’oro, presente in tutte le culture, di cui si è parlato e scritto molto recentemente, forse anche in seguito alla promozione che a questo punto di riferimento etico universale ha dato Chiara Lubich. In merito alla mancanza d’attenzione agli altri, cito solo alcuni esempi: quotidianamente passando per strada vedo carte e contenitori di plastica abbandonati per terra, quasi sempre, nei miei ultimi viaggi in Eurostar, ho trovato i servizi igienici completamente inagibili, ecc., l’elenco sarebbe lungo. L’attenzione da avere verso gli altri riguarda anche il cosiddetto bene comune che, per non rimanere su considerazioni solo teoriche, concretamente e secondo il mio parere, si rende comprensibile e si realizza nella tutela responsabile dei beni comuni, nel pubblico e nel privato. Nel pubblico vi sono ad esempio le infrastrutture, nel privato l’estetica delle abitazioni. Mario D’Astuto – Bologna La sua lettera tocca temi ricorrenti anche su queste pagine della corrispondenza; esigenze che purtroppo rimangono, perché inevase, di pressante attualità. È vero: gli italiani sanno esprimere personaggi che, per il loro altruismo, spesso eroico, hanno scalato le vette della santità. Merito, si può affermare, della fede cristiana vissuta, soprattutto ieri; e merito oggi di una accresciuta sensibilità sociale. E tuttavia, con l’aumentare del benessere e con il diffondersi del materialismo pratico, abbiamo visto crescere l’egoismo dei singoli, come dimostra il diffondersi, anche nei ceti più popolari, di una forte reazione verso gli immigrati che stanno alterando gli equilibri economici raggiunti. Anche sul versante dell’educazione impartita in famiglia, sempre più spesso ai bambini viene consigliato di farsi egoisticamente i fatti propri. O, quanto meno, è questo l’esempio che si evince dal comportamento degli adulti. Ne conseguono la maleducazione e il degrado crescenti, al di là delle lodevoli campagne scolastiche che contrastano questo andazzo, insegnando ad esempio i principi basilari dell’ecologia. L’egoismo, oggi come ieri, cresce con l’età. È dunque fondamentale non scandalizzare i giovani e i giovanissimi, sensibili purtroppo al malcostume che trasudano le trasmissioni destinate agli adulti, più che appassionati alle favolette edificanti dei programmi loro destinati. Senza dimenticare che è il tono che fa la musica. Da cui la responsabilità dei conduttori che troppo spesso dettano maliziosamente, con l’inflessione della voce, l’interpretazione delle notizie. Più di trent’anni con Città nuova Vi scrivo per ringraziare tutti e in particolare ringraziare Chiara per avere ispirato questo giornale, unico per il bene che fa, portando speranza, fiducia e determinazione a cercare e trovare il positivo in questa società malata di egoismo. Sono abbonato dal 1974, e dapprima leggevo quasi solo gli scritti di Chiara, la Parola di Vita e le esperienze. Col tempo ho apprezzato molti altri autori, da Igino Giordani a Piero Pasolini, a Spartaco Lucarini, a Egidio Santanché. Per me Città nuova è stata un vero amico. Innumerevoli volte gli articoli, i servizi, le esperienze mi hanno aiutato ad uscire fuori da me stesso e a cercare il positivo nelle situazioni e nelle persone. Ricordo in particolare come fui profondamente colpito dagli scritti di un medico che si avvicinava al mistero della sofferenza con una delicatezza speciale, e recentemente ho letto con gioia la sua biografia: si tratta di Cosimo Calò. Ancora grazie Città nuova, con amicizia…. GENOVA, CITTÀ NUOVA Si sa, le vacanze finiscono. E la nostra Città nuova, la rivista che nel me se di agosto ci è mancata perché salta un numero, o perché erava – mo in vacanza, ci aspetta al rientro. Così pure puntuale il cedolino per il rinnovo dell’abbonamento. E se tra le letture che ci hanno accompagnato in vacanza, si è letto un libro che parla di Città nuova, l’operazione rinnovo è ovvia: quest’anno va da sé. È successo così. Incuriosito dalla storia di Genova, volli conoscerne altri dettagli. Fu così che mi imbattei nel libro di Pie ra Melli, Genova preromana, edito dai fratelli Frilli. La Melli, responsabile dell’Unità territoriale genovese presso la soprintendenza dei Beni archeologici della Liguria, di storia su questa città ne mastica da tantissimi anni. Il libro incuriosi sce e, pagina dopo pagina, attira l’attenzione del lettore: Addirittura le ricerche più recenti hanno rivolu – zionato quello che sapevamo fin d’ora della città, spiega la Melli. Grazie ai recenti ritrovamenti in va rie zone urbane possiamo tracciare un quadro molto più articolato della storia di Genova anche nei secoli che precedono la presenza romana. E questa rivoluzione non rispar mia nemmeno il nome della città. Il nome Genua si trova per la prima volta nel 148 a.C. su un cippo stradale. Nel medioevo quel nome si trasformò in Janua, arrichendolo con il mito di una fondazione antica e nobile. Di ipotesi in ipotesi si è arrivati ai nostri tempi, quando si è fatto risalire il nome Genua ai vocaboli greci gonu (ginocchio) o ghenus (mascella) o ancora al celtico genaua (imboccatura), che richiamano la forma dell’arco portuale. Ora invece la scoperta: Il nome antico di Genova – rivela Piera Melli – va ricollegato al vocabolo kainua, che in etrusco significa nuovo. Dunque città nuova sembra adatto a descrivere la fonda – zione del centro abitato sulla collina di Castello, uno degli antichi quar tieri della città, ad opera degli etruschi, in un luogo già abitato da al meno un secolo, come dimostrano gli scavi dell’area portuale. E che gli etruschi chiamassero città nuova un centro appena fondato sembra assolutamente credibile. Così dai so liti quattro cocci, come li chiamiamo noi profani, si risale alle radici della storia. Già, Città nuova, la conser viamo in raccolte per annate, nella libreria del salotto. E ora, da pochi anni, la troviamo in Internet. Sessant’anni, rispetto agli etruschi, sono meno di un attimo; ma quanta vita in quelle pagine. Così come la storia di Genova è scritta e tutta conservata nel sottosuolo, strato su strato, e la si sfoglia ogni qualvolta si effettuano scavi di qualsiasi entità. Già, mi di co, calpesto ben più di un Bignami quando percorro i suoi caruggi, at traverso le sue piazze. E certamente, quando i nostri discendenti andran no a rivisitare la nostra storia, sarà Città nuova a raccontare la nascita, attorno al Vangelo, di una nuova e fiorente comunità. E vi leggeranno pagine di variegata e impagabile ric chezza, tutta riscontrabile, sempre attuale e ancora proponibile. E indi viduato il primo ceppo, troveranno l’espandersi in tante piccole comuni tà, tutte collegate tra loro, non da una fitta rete di vie di comunicazio ne, ma dall’amore che in modo universale lega a sé ogni creatura che ci crede. Silvano Gianti Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it

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