La polifonia di Chiara

A cinque anni dalla scomparsa, un convegno internazionale all’università La Sapienza di Roma ripercorre il progetto di Chiara Lubich sotto il profilo culturale: la luce del carisma dell’unità a servizio di discipline umanistiche e scientifiche apre nuove prospettive nel pensiero e nella prassi
Chiara Lubich

«Non basta studiare con la testa, bisogna contemplare». Sono le parole con cui, nel 1990, Chiara Lubich fonda la Scuola Abbà, laboratorio di vita e di pensiero che ha il compito di enucleare ed elaborare la dottrina contenuta nel carisma dell’unità.

Col passare degli anni, infatti, va maturando in lei l’impressione che sotto «la luce ricevuta ci sia un modo nuovo di interpretare la realtà – l’essere e la legge e la vita dell’universo –, e che sia necessario tradurlo nelle varie scienze», come ricorda Alba Spariglia, responsabile della Scuola Abbà.

Composta oggi da 24 esperti di vari ambiti disciplinari, collegati con altri studiosi nel mondo, la scuola richiede ai professori di mettere a base dello studio la vita d’unità, prima ancora delle conoscenze possedute da ognuno, per penetrare più profondamente nel pensiero dell’altro.È il dono reciproco che diventa realtà anche a livello intellettuale. È il tipico metodo dell’unità.

Oggi i primi risultati di questo studio e di questa vita sono presentati ad una platea di oltre 600 persone che gremiscono l’aula magna dell’università La Sapienza di Roma per il convegno Chiara Lubich: carisma storia cultura.

Dopo la lettura dei messaggi di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, e i saluti di Lucio Alberto Savoia, ambasciatore Unesco, e Gianni Alemanno, sindaco di Roma, è la volta di Maria Voce, attuale presidente del Movimento dei Focolari, che tratteggia la figura di Chiara Lubich, «donna carismatica che ha saputo entrare nelle pieghe riposte della storia del Novecento e leggerne quei segni fecondi che davano ad essa senso e futuro». Donna «culturalmente attenta a cogliere i tratti della ricerca dell’uomo contemporaneo, ricerca talvolta sofferta e oscura», nella quale la Lubich ha però saputo intuire quelle «aperture promettenti che facevano presagire» il sorgere di una cultura nuova, la cultura della resurrezione».

In questa prima giornata di convegno, nelle due sessioni dal titolo Un carisma che si fa storia e Per un nuovo umanesimo,  il filo conduttore delle varie relazioni è la ricerca dei semi di verità nascosti nelle scienze umane. Quella verità che – secondo l’intuizione di Chiara – unisce tutte le cose fra loro con un «legame d’amore» nel quale ognuna ha un «perché d’amore» verso le altre. Gli interventi previsti (vedi qui ) spaziano dagli aspetti teologici ed antropologici a quelli scientifici, economici, giuridici e politici. Domani 15 marzo il convegno continuerà a Castel Gandolfo: per evidenziare la novità metodologica tracciata da Chiara Lubich per la Scuola Abbà, verrà approfondito in prospettiva multidisciplinare un suo scritto del 1949.

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