La pentola bollente ceca

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Prima del cristianesimo, la storia dei paesi cechi, Boemia e Moravia, è nebulosa. Nella Moravia, la fede cristiana fu portata dalla missione bizantina dei fratelli di Salonicco, i santi Cirillo e Metodio a metà del IX secolo. La diffusione del Vangelo s’unì alla divulgazione culturale, giacché portarono con sé anche la scrittura. Nella Boemia dominò piuttosto l’influenza occidentale: l’alba del cristianesimo boemo ha il suo primo chiarore nel principe san Venceslao (+929), assassinato per mano del fratello Boleslao per questioni di potere. Sant’Adalberto (+997), secondo vescovo di Praga, pure lui martire, è considerato il primo ceco di carattere europeo. Come consigliere del suo amico, l’imperatore Ottone III, volle infatti approfondire la dimensione spirituale del continente europeo. Un grande sviluppo animò la società ceca nel medioevo, in particolare durante il regno del sovrano ceco ed imperatore del Sacro romano impero Carlo IV. Nel 1348 fondò l’Università di Praga, la prima nell’Europa centrale. D’altra parte, cominciò la tensione fra il potere secolare e la chiesa. Uno degli arcivescovi di Praga entrò in conflitto con il re Venceslao IV (figlio di Carlo IV) e, a causa di questo conflitto, fu assassinato il vicario generale san Giovanni Nepomuceno. Jan Hus e il movimento hussita In quel periodo cominciò a diffondersi una corrente riformatrice promossa dai predicatori. Il più famoso di loro fu il docente universitario Jan (Giovanni) Hus, il quale entrò in conflitto con la gerarchia ecclesiastica, e nel 1415 a Costanza fu arso sul rogo come eretico. Questo fatto, nei paesi cechi, suscitò un grande dissenso e portò alla nascita del cosiddetto movimento hussita. Cominciò un periodo ventennale di crudeli e sanguinose guerre. Il personaggio di Hus causò la divisione spirituale del popolo ceco, ancora evidente ai nostri giorni. La conseguenza del movimento hussita fu la nascita della Chiesa nazionale ceca utraquista (ovvero Chiesa ceco-cattolica). In Boemia, si diffusero anche gli ideali dell’Unione dei fratelli boemi, ispirati al lascito spirituale del predicatore laico Petr Chelc?icky´, uno dei grandi riformatori religiosi. Il personaggio più conosciuto di questa chiesa fu il celebre vescovo e pedagogo Jan Amos Komensky ´ (Comenius), costretto a lasciare il paese come migliaia di non cattolici. Nel 1526 salì al trono ceco la dinastia austriaca degli Asburgo, di confessione cattolica. A metà del Seicento, con l’arrivo dei gesuiti a Praga, si ravvivò il cattolicesimo. Dopo cento anni, fu rinominato l’arcivescovo di Praga. La tensione tra la parte cattolica e quella protestante, tuttavia, crebbe ulteriormente, giacché ambedue le parti avrebbero voluto sfruttare le questioni religiose per consolidare il proprio potere. Alla fine, ne nacque uno scontro violento. Il periodo barocco e illuminista Nel 1618 scoppiò l’insurrezione della nobiltà boema, prevalentemente protestante, contro gli Asburgo. Gli eserciti boemi protestanti furono sconfitti nella battaglia della Montagna Bianca: il cattolicesimo diventò l’unica confessione ammessa. Inoltre nel 1621, nella piazza della Città vecchia di Praga, avvenne l’esecuzione capitale di 27 capi degli insorti, nella maggior parte protestanti. Cominciò il periodo della cosiddetta ricattolicizzazione, spesso accompagnata da violente repressioni. D’altro canto, si assistette ad un grande sviluppo culturale e furono costruiti meravigliosi edifici di culto e palazzi barocchi che diedero un’impronta incancellabile alla città di Praga. In quell’epoca la coscienza nazionale ceca si rinforzò contro la crescente germanizzazione. I conventi, nell’epoca barocca come in quella medievale, furono centri di vita culturale e scientifica. I gesuiti furono conosciuti come ottimi organizzatori del sistema scolastico. Emerse un’intensa religiosità popolare, unita ad una forte devozione mariana. Il lato più oscuro di quel periodo fu, tuttavia, la crescente dipendenza della chiesa dallo stato, che culminò sotto il regno dell’imperatore Giuseppe II. Lo stato cominciò a controllare tutte le attività della chiesa. Giuseppe II, però, decretò anche la libertà di culto: grazie a ciò ricominciarono ad agire liberamente nei paesi cechi anche altre confessioni. All’inizio del Novecento si sviluppò pure il movimento di rinascita nazionale ceca, che si allacciava alle tradizioni della Riforma ceca e ai personaggi di Hus e Comenius. Anche se alla presa di coscienza nazionale contribuirono notevolmente i preti di campagna, la maggior parte della popolazione cominciò ad allontanarsi dalla Chiesa cattolica, e questa tendenza continuò anche per l’intero XIX secolo. Contro la chiesa si schierò pure gran parte della nascente élite intellettuale. Tuttavia, anche in quel periodo si rivelarono alcuni santi, per esempio Clemente Maria Hofbauer, pioniere di nuovi metodi della teologia pastorale e in un certo senso ponte tra l’Austria e la Boemia. 1918-1989 Dopo la prima guerra mondiale, il 28 ottobre 1918, nacque la Repubblica Cecoslovacca indipendente. I suoi inizi furono segnati da attacchi anticattolici, causati dal legame dell’altare con il trono asburgico. La società ceca, comunque, era tra le più secolarizzate in Europa. Nacque allora la Chiesa nazionale cecoslovacca, e più di un milione di persone abbandonò la Chiesa cattolica, la cui vita spirituale, tuttavia, continuò a rinnovarsi grazie ad alcune forti personalità tra i vescovi. Nel marzo 1939, i nazisti invasero i paesi cechi, mentre la Slovacchia formò uno stato indipendente. Molti sacerdoti e laici cattolici presero parte alla resistenza contro i nazisti, e numerosi furono imprigionati o giustiziati. Nell’opinione del popolo, crebbe la simpatia per la Chiesa cattolica. Nel febbraio 1948, salì al potere il partito comunista, il quale instaurò nel paese un regime dittatoriale, considerando la Chiesa cattolica il suo principale avversario. Nel 1950, in una sola notte, furono arrestati tutti i religiosi e gli ordini furono aboliti. Quasi tutti i vescovi non poterono più svolgere il loro incarico e alcuni di loro furono imprigionati. La Chiesa cattolica ebbe, soprattutto negli anni Cinquanta, molti martiri per la fede. Il simbolo della resistenza divenne l’arcivescovo di Praga Josef Beran (+1969), di cui è in corso la beatificazione. Nel 1968, nella Cecoslovacchia prese corpo un tentativo di riformare il comunismo e di ripristinare, almeno parzialmente, la libertà e i diritti umani. Questo movimento, più tardi chiamato Primavera di Praga, era legato al nome di Alexander Dubc?ek, capo del Pc. La realizzazione dei suoi ideali fu, tuttavia, spezzata dall’invasione delle truppe guidate dall’Unione Sovietica nell’agosto 1968. Più tardi, negli anni della cosiddetta normalizzazione, alcuni rappresentanti della chiesa presero parte alle attività di associazioni civiche, come ad esempio Charta 77. Il cardinale Tomás?ek, arcivescovo di Praga stimato da tutti, diventò un punto di riferimento per gli oppositori del regime. Un importante ruolo ebbero i movimenti ecclesiali, ovviamente clandestini, fra cui il Movimento dei focolari che diventò uno delle poche finestre della chiesa del silenzio aperte verso il mondo. Dopo il 1989: la rivoluzione di velluto Nel novembre 1989, a Roma, fu celebrata la canonizzazione di Agnese di Boemia (contemporanea di santa Chiara d’Assisi), mentre a Praga culminarono le manifestazioni contro il regime comunista. Momento importante diventò la proclamazione del cardinale Tomás?ek, che aderì alla rivoluzione di velluto. Dopo 40 anni, veniva rovesciato il potere comunista e Václav Havel, famoso scrittore e dissidente, venne eletto presidente della repubblica. Furono nominati vescovi in tutte le diocesi vacanti. Già nella primavera del 1990 fu resa possibile una prima visita di Giovanni Paolo II in Cecoslovacchia. L’attività delle chiese cominciò a svilupparsi in una libertà mai prima sperimentata. Il numero dei credenti, tuttavia, in questi anni è fortemente calato e le conseguenze del passato permangono anche in certi stereotipi del modo di ragionare. Pure nell’impostazione dei rapporti tra le chiese e lo stato rimangono molte questioni irrisolte. Nel 1993, avvenne la divisione pacifica dello stato cecoslovacco e nacquero la Repubblica ceca e quella slovacca. In molti cechi, pure se poco religiosi, troviamo una forte sensibilità per i valori trascendenti, espressi per esempio nell’arte. In genere, sono molto vivi in loro il senso della libertà e l’amore per la verità (vedi il sacrificio dello studente Jan Palach, che si bruciò vivo nel 1969 per contestare l’occupazione sovietica). Una caratteristica è pure l’umorismo tipicamente ceco, che si è sviluppato per tenere su il morale durante i tempi dell’oppressione. Essendo in genere realistici, i cechi non nutrono aspettative esagerate sulla loro entrata nell’Unione europea. Sperano di ritornare pienamente nel contesto al quale da più di mille anni sentono di appartenere, cioè nella casa comune europea che nacque e crebbe anche grazie alla vita e alla sofferenza di un sant’Adalberto, dei santi fratelli di Salonicco e dello stesso Jan Amos Comenius. I FOCOLARI NELLA REPUBBLICA CECA Nel periodo della persecuzione comunista (1948-89) nella Boemia e nella Moravia si è sviluppata la vita della chiesa in modo clandestino. Sono nate tante comunità vive di famiglie religiose, di laici, giovani e adulti, che si radunavano segretamente nelle case, sostenuti dalla spiritualità di ordini religiosi e di qualche movimento, tra cui, in modo speciale, il Movimento dei focolari, penetrato negli anni Sessanta nell’allora Cecoslovacchia. Per formarsi nella spiritualità dell’unità, le persone si incontravano in piccoli gruppi, dove la fede era tenuta viva, pur nella situazione molto difficile e in un clima fortemente avverso. Da questi incontri ognuno partiva per portare una testimonianza nel proprio ambiente con la vita. Ogni contatto diveniva l’occasione per far passare l’amore e perciò la luce. Quel collettivo, al quale il regime obbligava tutti, provocando spesso una repulsione e una fuga nel privato, diventava per loro possibilità per costruire ponti. Nella privazione della libertà esterna cresceva ancor di più la libertà interiore, portando molti alla sequela coerente di Cristo. Dopo il ritorno della libertà e della democrazia, nel novembre 1989, tanti membri del Movimento dei focolari si sono impegnati sia nel campo ecclesiastico, che in quello civile. Personalità di spicco nella vita ecclesiastica della Repubblica Ceca, spiritualmente ancorata nell’Opera di Maria, è senza dubbio, Miloslav Vlk (1932). Perseguitato per le sue convinzioni e il suo impegno dal regime totalitario, non aveva potuto svolgere ufficialmente per tanti anni la sua missione sacerdotale. Fu costretto a lavorare come lavavetri. Nel 1990 è stato nominato vescovo di Ceské Budejovice, città della Boemia del Sud. Un anno più tardi, sostituiva, come arcivescovo di Praga, il cardinale Frantis?ek Tomás?ek. Miloslav Vlk è diventato un personaggio significativo non soltanto nella propria patria, ma pure nella chiesa europea e mondiale. Dal 1993 al 2001 è stato presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee. Nel 1994 venne nominato cardinale. Sul piano politico emerge invece la figura straordinaria di Josef Lux (1956- 1999, deceduto per leucemia) che ha inciso in modo indelebile nella vita pubblica ceca. Sotto la sua presidenza il Partito democristiano (Kdu-Csl) è diventato una presenza politica importante con forte potenzialità di coalizzare. Fin dalla prima legislatura deputato al Parlamento, Lux negli anni 1992-1998 ha ricoperto le cariche di vicepremier e ministro dell’Agricoltura. Portatore dei princìpi della morale e dell’onestà e costruttore instancabile del dialogo con gli oppositori, è tuttora simbolo del vangelo vissuto nella gestione degli affari pubblici.

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