La passione di una famiglia

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L’Olimpiade è riservata agli sportivi migliori. Già il solo potervi partecipare vuol dire che nel tuo sport sei veramente al vertice, figuriamoci poi prendere una medaglia: è il massimo del massimo. Pechino non è più così lontana. E mentre in ogni parte del mondo è sempre viva la discussione sull’opportunità o meno di boicottare in qualche modo i prossimi Giochi Olimpici a causa di molteplici episodi di violazione dei diritti umani da parte della Cina (caso Tibet su tutti), migliaia di atleti si stanno allenando con tutte le proprie forze per essere presenti a quello che è, almeno per loro, un appuntamento irrinunciabile. Tra costoro c’è anche l’italo-francese Francine De Paola, che nel prossimo mese di maggio avrà due possibilità per accedere ai Giochi (una in Canada ed una in Svezia). Francine è cresciuta sportivamente sotto la guida del papà, siciliano, che da ragazzo era stato un buon lottatore e che, trasferitosi in Francia, aveva aperto una palestra. Allenava i miei fratelli e mi portava con loro. Ho iniziato giocando, poi la cosa mi è piaciuta sempre di più e mi sono messa a fare le cose seriamente. Da bambina ho vinto diverse gare, e al mio primo anno nella categoria juniores ho conquistato il titolo di campionessa europea. Dopo aver iniziato con la nazionale transalpina, Francine gareggia adesso con la casacca azzurra. Nel 2001 ho avuto un figlio, Enzo, e ho abbandonato le gare. Pensavo che mi sarei fermata lì, invece è successo che la lotta femminile è stata ammessa per la prima volta alle Olimpiadi. Per me è sempre stato un sogno pensare di poter gareggiare insieme ai migliori atleti di tutto il mondo e, appena ho sentito che le lottatrici erano state ammesse ai Giochi, ho voluto cercare con tutte le mie forze di realizzare questo sogno. Ma le cose non sono state così facili come si prospettavano. Al mio ritorno in squadra dopo la maternità, i tecnici francesi non mi hanno accolta bene. Così ho fatto le pratiche per avere la doppia nazionalità e sono venuta a parlare con il selezionatore azzurro. Lui ha pensato che se ero disposta a trasferirmi dalla Francia con un bambino piccolo significava che ero davvero convinta di quello che volevo, ed ho iniziato a gareggiare per l’Italia. Così, in pochi mesi Francine ha provato a qualificarsi per Atene 2004. Sembrava andare tutto per il verso giusto… Invece nell’ultimo combattimento è successo qualcosa che non avevo previsto. L’incontro si disputava su due tempi di tre minuti ciascuno. Il primo era finito 8-0 per me. Ormai avevo la qualificazione in pugno, ma alla ripresa la mia avversaria mi ha dato un colpo di spalle nel ginocchio e mi si è rotto il menisco. Ho dovuto abbandonare il combattimento ed in un attimo ho dovuto dire addio al mio sogno di andare alle Olimpiadi. Archiviata quella sfortunata parentesi, sono arrivate tante soddisfazioni, tra cui spiccano un bronzo mondiale e due medaglie ai campionati europei. Dopo la mancata qualificazione olimpica ero molto delusa.Mi dispiaceva perché in federazione tutti mi incoraggiavano, mi dicevano di non preoccuparmi. Però il tempo passava senza che riuscissi a raggiungere un buon risultato. Ecco perché la prima medaglia importante, quella ottenuta ai campionati europei, è stata molto significativa. Sono andata a prenderla con la tecnica ma soprattutto con il cuore, per dimostrare ai miei tecnici che avevano fatto bene a credere in me. La nostra atleta, che nel tempo libero adora leggere, ama questa disciplina dal fascino antico che ha in sé elevate capacità educative, di socializzazione. Dall’esterno sembra che prendiamo tante botte, che ci facciamo male: non è vero. Non ci facciamo male, è proibito farci male! La prima cosa che si insegna, quella che noi chiamiamo la regola d’oro, è di non fare male all’altro. Nella lotta il tuo avversario lo devi sempre mantenere con una mano, lo devi aiutare a cadere, accompagnandolo per non farsi male. E aggiunge: Chi prova la lotta ne rimane affascinato. Il mio è uno sport dove c’è un ambiente molto accogliente e familiare, e per i bambini è particolarmente adatto perché, oltre a farli divertire, sviluppa la motricità e allo stesso tempo insegna a rispettare le regole, a rispettare l’avversario, l’altro. Francine è allenata dal marito, Aldo, e quando gli chiediamo come riesce a conciliare l’attività sportiva di alto livello con il ruolo di mamma, il suo tono di voce cambia all’improvviso… Non è facile. Per provare ad andare alle Olimpiadi devo stare spesso in trasferta, così adesso Enzo è in Francia, con i miei genitori. La sua lontananza mi pesa tantissimo, ma dopo le Olimpiadi torneremo insieme. L’eventuale partecipazione olimpica sarebbe per questa ragazza il coronamento di una già brillante carriera agonistica nella quale c’è però un momento a cui è particolarmente legata. È stato quando ho conquistato il titolo europeo juniores. Io ho vinto nella categoria fino a 50 kg, le mie amiche, lo stesso giorno, nei 54 e nei 57 kg. Provare la stessa emozione, essere premiate tutte insieme, mi ha dato una gioia indescrivibile. Quando uno sportivo vince è bello, ma riuscire a farlo insieme con i tuoi compagni con cui dividi giorno dopo giorno duri allenamenti, con cui condividi i tuoi sogni e le tue difficoltà, è ancora più bello. Adesso spero che ricapiti a Pechino.

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