La passione di Giancarlo Siani

Giancarlo Siani è uno di quei personaggi che hanno cominciato a vivere nell’immaginario collettivo dopo la morte. Da quando, a solo 26 anni, fu ammazzato da killer della camorra sotto il portone di casa a Napoli, il 23 settembre del 1985, il suo nome è diventato sinonimo di legalità, di passione ideale per una informazione libera e trasparente nella ricerca della verità e nel rifiuto di ogni violenza. Solo nel 1997 la condanna all’ergastolo per i mandanti dell’omicidio, confermata in appello il 7 luglio 1999. Vari i libri ispirati dalla sua figura: Gli ultimi due: L’abusivo di Antonio Franchini (Marsilio) e A scuola di legalità di Michele Del Gaudio (Tullio Pironti Editore). Antonio Franchini ha conosciuto Siani a Napoli quando iniziava l’esperienza di giornalista presso il quotidiano Il Mattino. Trasferitosi al nord per dedicarsi alla letteratura – ricordiamo tra le sue opere Camerati (1991) e Acqua, sudore, ghiaccio (1998) -, Franchini è tornato nella sua terra con un libro provocatorio e amaro, aspro e corrosivo in molte pagine, in bilico tra saggio, reportage e narrativa, per affondare il bisturi in una vicenda che ha sconvolto il mondo dell’informazione napoletana per oltre un decennio. Rivive gli anni della propria formazione, il conflitto viscerale e atavico tra madre e nonna, le prime esperienze al giornale, l’incontro con Siani, il delitto assurdo, gli atti del processo, la scoperta dei mandanti, le condanne. Corrispondente da Torre Annunziata, una città tristemente famosa per le violenze della camorra, Giancarlo Siani, l’abusivo che lavora al Il Mattino senza avere ancora un contratto, cerca di portare allo scoperto i gangli di una società dominata dal malessere: per i suoi articoli che evidenziano le debolezze degli “uomini d’onore”, e la collusione tra malavita e politica, è decretata la sua morte. È il primo giornalista italiano ucciso dalla camorra perché, come afferma il fratello Paolo, “credeva nel dialogo e non si era accorto di aver fatto qualcosa di pericoloso, che stava toccando qualcosa di rischioso”. Scrive Franchini: “Quando uno muore, soprattutto quando è un coetaneo a morire, chi resta, prima o poi, si chiede che cosa gli frutterà la sopravvivenza e se, di fronte alla frana del tempo a venire, quella manciata d’anni in più toccata a lui sia veramente un vantaggio. Chi resta si chiede perché, nella lotteria della vita, è rimasto proprio lui, che titoli di merito aveva. E che titoli di demerito (o di merito più profondo) aveva chi è morto: se lo chiede anche se crede più al caso che a dio”. A distanza, Giancarlo Siani diventa per lo scrittore il testimone di un’offerta, parametro nuovo per guardare il presente nella ricerca di un senso per la propria vita: “Vedendo posti, ascoltando persone, consultando libri e giornali per mettere ordine nella storia di una morte e ricondurre ad essa, sotto forma di fili tesi fino al pretesto, il mio disordine di vivo”. Completamente diverso A scuola di legalità, dove si racconta di una scuola di Torre Annunziata che, dopo aver scoperto la figura di Siani, si pone alla ricerca di quel valore fondamentale per il quale Giancarlo ha pagato con la vita: la legalità. A guidare questa ricerca, che diventa progetto di vita e di impegno quotidiano di docenti e alunni, è un magistrato scrittore, Michele Del Gaudio, che dopo la lotta alla corruzione negli anni Ottanta – famoso il suo primo libro La toga strappata -, si è dedicato in modo speciale ai giovani per diffondere i valori costituzionali e i diritti fondamentali degli uomini. Due personaggi fantastici, il giovanissimo Peppino e un Alieno capitato per caso a Torre, attraverso il racconto delle loro avventure, e delle esperienze quotidiane con gli alunni della scuola, rievocano una persona, un’idea, un esigenza profonda. I ragazzi hanno sceneggiato la vita di Siani, se pur breve, ne hanno letto gli articoli, hanno parlato di lui con Rita Borsellino, don Luigi Ciotti, Paolo Siani, il giudice Armando D’Alterio, don Tonino Palmese. Quella scuola ora ha proprio il nome di Giancarlo Siani, questo innamorato del giornalismo, convinto che il suo impegno, al di fuori di ogni compromesso o raccomandazione, gli avrebbe garantito il lavoro. Solo un mese prima della sua morte Il Mattino gli aveva inviato la lettera di assunzione, premiando il suo amore per la verità, la profondità delle analisi, ma soprattutto la sua capacità di testimoniare il grande dramma della violenza nelle terre del sud. Per Del Gaudio, dare il nome di Giancarlo Siani alla propria scuola è un atto di responsabilità, che impegna tutti a sconfiggere l’indifferenza e la rassegnazione costruendo serenità e pace ovunque: “Chi è felice non fa del male: più sono le persone felici, più la società è giusta”. Scrive Antonino Caponnetto nella prefazione: “Un libro delicato e coinvolgente che tratteggia passo dopo passo un percorso di legalità, accompagnato da ironia e autoironia, che aiutano a considerare inevitabili le sconfitte della vita; affronta problemi, conflitti, alterna domande e risposte, lasciando ad ognuno la libertà di scegliere la sua strada. Originale e poetico insieme il sottile “filo rosso” che unisce anche graficamente le frasi più significative dell’Alieno, che alla fine confessa di averle prese da un libricino del nonno di Peppino, il piccolo grande protagonista assieme a Giancarlo Siani, che ascolta, osserva, sorride”.

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