La Pasqua della comunità copta

Dopo l’attentato di gennaio i copti egiziani stanno celebrando i riti della loro chiesa, numerosi e fedeli alla tradizione nonostante le persecuzioni che non siano mai cessate

La Pasqua per la comunità copta ortodossa egiziana è una festa grande, una celebrazione di rilievo perché è la primavera della vita spirituale della persona e per questo sono giorni in cui non si lavora e ci si dedica interamente alla preghiera e alle funzioni, poiché si vivrà l’anno sociale con l’intensità e la sapienza con cui si è vissuta questa settimana.

Certo la festa di quest’anno è velata dal ricordo dell’attentato di gennaio quando ad Alessandria un’autobomba seminò il terrore all’uscita della messa di Natale, provocando 21 vittime.

 

«Nessuno ci impedirà di professare la nostra fede – dichiara con fermezza Sherine, copta del sud dell’Egitto. Gli attentati non sono finiti. I media non ne parlano ma continuano. I membri della nostra chiesa più che alla vita tengono a restare fedeli alla chiesa».Una fedeltà che si esplica anche nelle numerose funzioni che costellano la Settimana santa.

 

Si comincia dal venerdì che precede la domenica delle Palme, ultimo venerdì di quaresima in cui secondo la tradizione va benedetta la casa, le persone con acqua e olio, elementi preziosi per questa terra, forse anche per la rarità. Alla benedizione seguono sette preghiere che si recitano in chiesa e sono dedicate a chi viaggia, a chi è infermo, a chi passa un momento difficile, etc. Le sette preghiere diventano quotidiane e vengono divise una dall’altra dalla recita dal canto dei salmi.

 

Segue poi quello che viene chiamato il Sabato di Lazzaro, in riferimento all’episodio del vangelo che viene meditato quel giorno e anche qui ore di preghiera e letture. La domenica delle Palme è dedicata alla meditazione e alla lettura dell’Antico Testamento, che la chiesa copta non legge mai durante l’anno, ma lo fa proprio in questo giorno. La festa delle palme comincia con tre ore di preghiere al mattino, con la lettura di salmi e detti di Padri della chiesa e brani del vecchio testamento relativi alle profezie, alla promessa della vita eterna intercalati da un canto in cui si ripete ritmicamente “A te la lode, la gloria, la benedizione. Noi crediamo in Dio Emmanuele”.

 

Il Giovedì santo appunto si benedice l’acqua che viene portata a casa e fin dalle cinque del mattino alle tre o quattro di pomeriggio di prega. Quindi la comunità copta non lavora, un privilegio accordato dal governo ma che nel tempo è diventato sempre più difficile da far rispettare: essere una sparuta minoranza in uno stato islamico non è certamente facile e non è facile contemperare le esigenze della fede con la vita civile improntata su ben altra tradizione.

 

Nel Venerdì santo tutte le preghiere si fanno sotto l’altare per ricordare che Gesù era stato crocifisso fuori dalla città , fuori dal luogo che ne avrebbe riconosciuto la dignità e così questo rito ricorda la vita spirituale, che si ricompone, rinasce, talvolta proprio nei posti distanti dalla grazia. Nella tradizione copta non ci sono le rappresentazioni sacre in giro per la città, come accade invece per i cattolici. Si cantano molti inni, in questa giornata, lunghi, lenti che risalgono alla tradizione dei faraoni. Tra le cinque e le sei del pomeriggio ha luogo la sepoltura di Gesù. Si prende un’icona raffigurante il Cristo e si ricopre di fiori e di aromi e si da a questa composizione la forma di un corpo. Cambiano anche i colori dei paramenti dei sacerdoti e della Chiesa e si passa dal rosso al nero. Tutto rimane così fino al sabato santo quando il colore preminente diventa il bianco.

 

Durante la funzione del Sabato santo si gira attorno alla chiesa cantando un inno in cui si chiede a Dio di portare il fedele alla vita eterna dopo l’obbligato passaggio della morte. Alle 23 dello stesso giorno si torna in chiesa per celebrare la resurrezione e si legge l’intera Apocalisse per ricordare che solo sepolti con Cristo si risorge e qui i canti diventano sempre più festosi e si rimane a pregare fino alle cinque del mattino.

 

La domenica di Pasqua è il culmine della festa e accanto alle funzioni c’è il pranzo di famiglia con l’oca riempita di grano, uvette, noci, accompagnata da foglie d’uva con carne e riso. Papa Shenuda, massima autorità della chiesa copta ha incoraggiato i fedeli a non lasciarsi scoraggiare da questo clima pesante, ma a testimoniare anche con la vita, questa certezza di resurrezione anche per la comunità copta, in un Egitto ancora in cerca di una stabilità democratica, oltre che religiosa. Intanto quest’anno la Pasqua copta coincide con quella cattolica, un segno importante nel cammino verso l’unità dei cristiani.

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