La partecipazione dei bambini, patrimonio dell’umanità

C'è da riflettere ancora molto sull’interesse superiore del minore, sulla considerazione che noi adulti abbiamo dei più piccoli e della loro opinione. Lo prevede la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza
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Recenti fatti di cronaca, ancora una volta, hanno messo in risalto l’assoluta mancanza di protezione e di tutela (nazionale e internazionale) di quelli che dovrebbero essere i diritti fondamentali del bambino, del ragazzo, del giovane minorenne. Bambini che vengono quotidianamente maltrattati, sino ad arrivare all’estremo delle loro forze psichiche e fisiche, senza che vi sia un tempestivo intervento da parte delle autorità predisposte; bambini che sono “oggetto di contesa” tra diversi nuclei familiari, che addirittura vengono presi e portati in un altro Stato, senza alcun tipo di controllo preventivo da parte degli organi e dei servizi di Stato all’uopo preposti. Bambini che vengono letteralmente “gettati” da un balcone, come se fossero degli “oggetti” senza anima. Ma facciamo un passo indietro: noi cosiddetti adulti sappiamo davvero ascoltare i bambini, i ragazzi e i giovani minori?

La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza stipulata nel 1989 da diversi Stati, ha avuto un ruolo primario per quel che concerne il riconoscimento e l’effettiva attuazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Tra questi diritti vi è anche quello della “partecipazione”, inteso come interesse primario di ogni bambino e di ogni adolescente – titolari attivi di diritti – di esprimere opinioni su tutte le questioni che li riguardano. In particolare, i diritti alla partecipazione sono disciplinati negli articoli 12, 13, 14, 15 e 17 della Convenzione e consistono nella libertà di pensiero, coscienza e religione, nel diritto all’informazione, nel diritto ad esprimere punti di vista liberamente in tutte le questioni che lo riguardano – dando il giusto peso in relazione all’età e alla maturità del minore –, nel diritto alla libertà di espressione.

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Attraverso il diritto alla partecipazione, ogni fanciullo ha la possibilità di apprendere i significati e i valori della tolleranza, i bisogni della “negoziazione” e del “compromesso” sociale, sviluppando il concreto rispetto verso l’altro, in particolare nei confronti di tutti gli adulti che dimostrano loro il reale desiderio di ascoltarli e di coinvolgersi con loro. In questo straordinario percorso di sensibilizzazione e attuazione dei diritti alla partecipazione è fondamentale il ruolo degli adulti i quali devono concretizzare le opportunità di partecipazione di tutti i bambini e di tutti gli adolescenti, a prescindere dal loro status, etnia, classe socio-politico-economica. L’articolo 12 della Convenzione stabilisce espressamente che gli Stati firmatari garantiscano al fanciullo – capace di discernimento – il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, dandogli la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo riguarda, sia direttamente, sia attraverso un rappresentante o un organo appropriato, compatibilmente con le regole di procedura della legislazione nazionale. Il diritto alla partecipazione del minore si esplica, altresì, attraverso il diritto alla libertà di espressione che comprende la libertà di ricercare, ricevere e divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sottoforma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo.

Particolare rilievo, per una effettiva tutale del diritto alla partecipazione, assume l’atteggiamento di ogni singolo Stato nei confronti del minore. L’articolo 14 della Convenzione, infatti, prevede che gli Stati firmatari debbano rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione nonché il diritto – dovere dei genitori/tutori di guidare il fanciullo nell’esercizio dei sopradetti diritti, in modo che “corrisponda allo sviluppo delle sue capacità. Ogni singolo Stato contraente deve, altresì, riconoscere i diritti del minore alla libertà di associazione e alla libertà di riunirsi pacificamente, salvo le necessarie limitazioni inerenti la sicurezza o l’ordine pubblico oppure la sanità, la morale pubblica nonché i diritti e le libertà altrui. Meritano qui un richiamo le parole del già segretario dell’Onu: «Tutti vogliamo un mondo migliore per i bambini. Fino ad oggi, sono stati gli adulti a prendere le decisioni, ma è arrivato il momento di migliorare il mondo con i bambini. Vi prometto che la vostra opinione sarà ascoltata» (Kofi Annan, Sessione Speciale dell’Assemblea Generale dell’Onu a favore dell’Infanzia, 2002). È solo realizzando la possibilità dei bambini di esprimere la propria opinione – prendendola, altresì, in considerazione – che si realizza una società basata sul rispetto di visioni e opinioni differenti nonché sul confronto e l’effettiva ricerca pacifica e partecipativa di soluzioni. Significativo è quanto stabilito dalla Convenzione alla lettera d) dell’articolo 29 secondo cui gli Stati firmatari convengono che l’educazione del minore deve avere come finalità anche la preparazione del fanciullo «ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona».

Diritto alla partecipazione significa allora porre in essere, da parte degli adulti, un percorso generale di coinvolgimento dei bambini e degli adolescenti nelle decisioni che riguardano la loro vita, la vita delle loro famiglie, la vita della comunità e della società in cui vivono. Diritto alla partecipazione dei bambini e degli adolescenti significa potenziare i bambini e gli adolescenti come individui e come membri della collettività tutta, attraverso l’effettiva garanzia e tutela di lasciar prender loro la parola; attraverso il loro coinvolgimento nei progetti decisionali; attraverso un’azione pratica mirata a un’educazione tra pari – adulti e minori – e la costituzione di una organizzazione guidata, perché no, da bambini e adolescenti. Soprattutto in quest’epoca di pandemia, la sfida universale più urgente è incentrata sull’educazione preventiva, sul rompere il circolo vizioso che perpetua le continue violazioni dei diritti umani e della dignità dei ragazzi e dei giovani, sul promuoverne una reale cultura basata sulla concreta partecipazione e sull’ascolto del minore, prezioso patrimonio e interesse superiore dell’umanità.

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