La Pace e le altre opere d’arte nel caveau, per proteggerle dalla Guerra

Nella guerra che vuole mettere in ginocchio il popolo ucraino anche i siti Unesco sono a rischio. I tentativi di salvataggio dei monumenti e delle opere d’arte.
Un'opera d'arte sacra viene spostata da un museo di Leopoli, in Ucraina, per essere messa al sicuro dalle bombe. Foto Ap.

Ha fatto il giro del mondo la foto del Crocifisso in legno della cattedrale armena di Leopoli, in Ucraina, trasportato in un bunker per sottrarlo ad eventuali attacchi. La scena riproduce in modo impressionante le innumerevoli “Deposizioni” contemplate nella storia dell’arte, solo che qui il pietoso ufficio è affidato alle mani di alcuni volontari ucraini. L’antico Crocifisso non è stato il solo bene culturale ad essere messo in salvo. Abbiamo visto le immagini di statue e altre opere d’arte, nel centro storico di Leopoli, avvolte in teloni e materiale ignifugo nel tentativo almeno di proteggerle. Anche le preziose vetrate della cattedrale, le prime ad essere distrutte dagli scoppi delle bombe, sono state smontate e trasportate con altre opere mobili in qualche caveau.

Certo, le vite umane sono senza prezzo e pertanto hanno la precedenza. Ma subito dopo vanno salvati, possibilmente, anche i simboli della cultura, tutto ciò insomma che rappresenta le radici di un popolo. Chi è abituato fin da bambino a vedere un certo spazio di cielo occupato da un campanile o da un minareto, credente o no che sia, soffrirà sempre per il vuoto di esso dovuto ad un un’azione bellica o ad un terremoto. Si sentirà smarrito in un luogo che non riconosce più come suo.

Con il suo centro storico di impianto medievale, Leopoli è solo uno dei sette siti dell’Ucraina dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ad esso vanno aggiunti la millenaria cattedrale di Santa Sofia a Kiev, voluta dal sovrano Jaroslav I per gareggiare in bellezza con la sua omonima a Istanbul. E poi l’Arco geodetico di Struve; la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Černivci, detta anche “la piccola Vienna”; l’antica città di Chersoneso Taurica, fondata nel V secolo a. C. sulle coste settentrionali del Mar Nero, presso Sebastopoli; le Tservkas (otto chiese in legno) nella regione dei Carpazi; e sempre sui Carpazi, le primordiali faggete.

Ma altri ancora sono i siti in attesa del riconoscimento Unesco. È il caso di Odessa sul mar Nero col suo centro storico ottocentesco, le 10 mila opere del suo Museo d’arte (tra esse anche le prime tele di Kandinsky e un Caravaggio di recente riconosciuto come tale) e la mitica scalinata Potëmkin immortalata dal film di Ėjzenštejn.

Purtroppo sono stati distrutti o fortemente danneggiati i musei di Kherson e di Ivankiv, diventati anch’essi bersaglio dell’artiglieria pesante. Chi non ha badato a colpire obiettivi non militari come quartieri residenziali, scuole e ospedali, facendo strage di civili innocenti, non si lascia certo fermare da qualche cupola dorata o da altri monumenti, anche se sotto la protezione della Convenzione dell’Aja del 1954. Per questo diversi musei esteri hanno già preso contatto con gli esperti ucraini per salvaguardare da devastazioni e razzie il loro patrimonio culturale.

Salvare i beni culturali, insieme alle vite umane, è diventata una corsa contro il tempo. C’è chi combatte per le prime con le armi e chi affronta una lotta più sommessa per assicurare alle generazioni future il più possibile del patrimonio storico e artistico della nazione. Dovendo scegliere tra opere di prima e di seconda importanza, lasciando però anche quelle importanti perché intrasportabili a causa delle dimensioni. Senza poter contare su fondi che in questo momento servono tutti per la difesa.

Quando tutto sarà finito, speriamo in tempi brevi, e si dovrà porre mano alla ricostruzione, quando si sarà ristabilita una certa normalità e le frontiere potranno di nuovo essere attraversate dai flussi turistici, si tornerà in Ucraina non tanto per contemplare le sue immense pianure coltivate a grano, risorsa preziosa per la vita umana, ma per le sue città d’arte, per i capolavori dei suoi musei. O almeno ciò che ne rimarrà.

Tra le opere messe in salvo in un caveau, emblematica è La Pace di Antonio Canova, figura femminile alata commissionata all’artista veneto dal conte russo Nikolaj Petrovich Rumjancev. Ceduta dalla Russia all’Ucraina nel 1953, La Pace di Canova suggellerà simbolicamente la pace vera fra le due nazioni?

 

 

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