La natura incontaminata di Paco Décina

Non è solo uno spettacolo di rigenerante bellezza visiva e sensoriale, ma anche – forse non nelle intenzioni dell’autore – un atto di denuncia verso l’uomo sempre pronto a infrangere l'armonia dell'ambiente
Un momento dello spettacolo

C’è un flusso pacato anzitutto di rumori di natura, di mare calmo e in tempesta, di mammiferi e uccelli marini, di pioggia e di vento: una partitura musicale ricavata e rielaborata da quei suoni. Ci sono poi, le proiezioni di fenomeni naturali sulla grande parete frontale di lamiere ondulate. Su tutto questo i movimenti ampi, leggeri, fluttuanti, a tratti quasi privi di forza di gravità, dei tre danzatori, il cui avanzare in scena è, inizialmente, di stupita scoperta di un luogo.

L’attraversamento in quel paesaggio incontaminato, che riconduce ad una dimensione spirituale, coincide con l’immersione fisica nella “dolcezza permeabile della rugiada”, un viaggio dei sensi che il coreografo napoletano, ma da oltre 30 anni naturalizzato francese, Paco Décina ha trasposto in danza. Risultato di una lunga residenza sulle isole australi Crozet, La doucer perméable de la rosée non è solo uno spettacolo di rigenerante bellezza visiva e sensoriale, ma anche – forse non nelle intenzioni dell’autore – un atto di denuncia verso l’uomo sempre pronto a infrangere l’armonia naturale. Dall’iniziale libertà dei corpi con movimenti che tendono ad una simbiosi con quella flora e fauna inviolata, si sfuma nell’aggressività. Trasformati in studiosi due dei performer circoscrivono il terzo, animale marino o uccello, lo catturano e immobilizzano. Lo studiano, lo misurano, gli installano un chip e lo segnano con una croce blu. Disarticolandosi si rialza lentamente, ma ormai ferito dalla brutalità dell’uomo. Cambio d’atmosfera. Tra rumori di passi sulle pietre e sull’acqua, come in una spedizione il terzetto avanza portando sulle spalle, e muovendoli, dei cavalletti di legno. Di questi Décina ne fa oggetti scenici di metamorfosi: diventano gabbie, rifugi, ponti, torri, tavole imbandite e da laboratorio. La danza che s’innesca, di duetti e terzetti ed energici assoli, è anche nelle concatenazioni tra di loro e con questi elementi, sdraiandosi sopra, inerpicandosi, oltrepassandoli; e nel movimento fluido o netto delle braccia, negli scatti delle gambe, nei corpi a testa in giù, nella perdita d'equilibrio e scivolare a terra, rotolare, e riprendere la verticalità inarcandosi. Per concludersi con una tavola lentamente apparecchiata dai due uomini mimetizzati, mentre s’ode una malinconica canzone napoletana.

 “La doucer perméable de la rosée”, Compagnie Post-Retroguardia, coreografia Paco Dècina, luci Laurent Schneegans, video e installazioni Serge Meyer, musiche eprogrammazione Fred Malle.Al Festival Oriente Occidente, Auditorium Melotti, Rovereto, il 31 agosto.

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