La Natività del Caravaggio

Forse la tela più bella del Caravaggio sul tema mariano è il Natale – o Adorazione dei pastori -a Messina. Per noi abituati ad un consumismo per il quale Natale è illustrazione di un mito, fa bene riandare alla sorgente non di un mito, ma di una realtà. Caravaggio l’ha capito: natale è paradiso
Caravaggio. Commons Wiki

Caravaggio: quanta dolcezza nella tela del “pittore maledetto” conservata a Messina, al Museo Regionale. Eppure non è questo l’artista irregolare, miscredente al quale i clichè ci hanno abituato, non ultimo il pur eccellente divulgatore Alberto Angela? .

In verità, c’è una spiritualità delicata e profonda in Caravaggio, soprattutto quando parla di Maria. Chi a Roma, entrando in Sant’Agostino presso Piazza Navona, ha potuto ammirare la Madonna di Loreto, è rimasto preso dalla dolcezza materna della donna di casa sulla soglia con il bambino davanti a due pellegrini dai piedi sporchi. E chi al Louvre, a Parigi, è rimasto sbigottito di fronte alla Morte della Madonna, povera in uno stanzone povero fra apostoli in lacrime, ha avvertito come la morte, in questa tela, sia dolore certo, ma anche semplicità, passaggio, abbandono nella pace come la madre stesa sul letto.

Forse la tela più bella sul tema mariano è il Natale – o Adorazione dei pastori -a Messina. Era il 1609, il pittore era fuggito da Malta, poi a Siracusa aveva lasciato una desolata Sepoltura di Santa Lucia, e a Messina per i frati cappuccini dipinge l’opera. È il natale dei poveri, degli umili, di chi non conta. Il vero presepio: la stalla con gli steli di paglia brillanti uno per uno, il bue e l’asino nella mangiatoia, il soffitto con le travi di legno, tre pastori semplici e dagli occhi puri, Giuseppe in adorazione e lei, Maria, sdraiata a terra come nelle icone bizantine.

Il dettaglio più commovente è quello del Bambino che accarezza la madre, mentre lei lo guarda con una tenerezza infinita e pudica nello stesso tempo. Raramente un artista ha saputo cogliere ed esprimere il sentimento fra madre e figlio, così unico, in modo tanto delicato e struggente.

La tela è una circolazione di affetti, si respira i l calore del natale, della gente che non ha mezzi, ma possiede un cuore amante. La meraviglia che invade i protagonisti silenziosi, fatta di gesti immediati e naturali, o meglio di non-gesti, passa a noi grazie alle luci soffuse, al colore basso, ad una armonia nuova di emozioni, pensieri, preghiere e stupore. Natale è stupirsi con l’animo dei pastori miti e semplici che Caravaggio ama e nei quali si ritrova.
C’è un incanto nella scena, una musica ed una poesia che sa di civiltà contadina, di sguardi dell’infanzia spirituale che il pittore ritrova per un attimo, lasciandosi andare alla pace che viene dal mistero.

Caravaggio è pittore del mistero. Quello della passione di Cristo – il soggetto più affrontato -, della morte dei santi, della conversione e della giovinezza – e qui quello di Maria.
Per noi abituati ad un consumismo per il quale Natale è illustrazione di un mito, fa bene riandare alla sorgente non di un mito, ma di una realtà. Caravaggio l’ha capito: natale è paradiso, il paradiso di una stalla ombrata nel calore di una notte dove animali persone e cose si stupiscono dell’infinito fatto un bambino tenero che accarezza sua madre. Chi ha l’occhio semplice e i l cuore puro lo comprende e si trova nella pace. Che è l’atmosfera della tela. Caravaggio, l’inquieto, pittore della pace. Chi l’avrebbe mai detto?

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