La morte di Rossi: tragedia annunciata?

La morte del campione del mondo di motonautica porta con sé l’amara sensazione di una sciagura evitabile. «L’incidente - spiega affranto il presidente della Federmotonautica, Vincenzo Iaconianni - con le nostre regole lì non si sarebbe mai corso».
Massimo Rossi in corsa

Sono ore di sgomento e dolore, per lo sport del nostro Paese, quelle che dalla mattinata di domenica 2 ottobre si susseguono dopo la morte Massimo Rossi, campione del mondo di motonautica nelle classi O/250 e O/350. Massimo è deceduto in conseguenza di uno spaventoso incidente in gara in Germania, come annunciato tristemente dallo stesso presidente della Federmotonautica, Vincenzo Iaconianni.

 

«Rossi, che aveva 24 anni, correva con licenza tedesca – spiega Iaconianni – perché aveva un contratto di lavoro in quel Paese. L’incidente – aggiunge – è avvenuto su un circuito pericolosissimo, con le nostre regole lì non si sarebbe mai corso». La tragica notizia porta perciò con sé l’amara sensazione di una sciagura evitabile: «La manifestazione nella quale è avvenuto l'incidente – aggiunge Iaconianni, affranto – si chiama Traben Trabach, e si svolge in un circuito la cui larghezza rappresenta meno della metà del minimo consentito in Italia. Abbiamo protestato mille volte per la pericolosità di quella gara e nessuno ci ha mai dato retta. Non so con certezza la dinamica di quanto è avvenuto, ma mi dicono che addirittura dopo essere andato a sbattere sul terrapieno, Rossi sarebbe finito contro un albero. Ci sono dei circuiti dove non si dovrebbe mai correre, e sono tutti all'estero: noi in Italia siamo all'avanguardia per la sicurezza, purtroppo quando i nostri piloti vanno all'estero finiscono nelle mani di macellai…».

 

Sul circuito di Traben-Trarbach, non lontano da Treviri e Francoforte, lungo il fiume Mosella: Rossi ha perso il controllo dello scafo ad alta velocità, finendo effettivamente prima a riva e poi contro un albero, morendo sul luogo dell’incidente e causando ovviamente l’immediato annullamento di tutte le gare di contorno agli Europei in circuito delle classi O/500 e Osy/400 previste per il fine settimana sul circuito.

 

Nato a Legnago, in provincia di Verona, Rossi viveva a San Bellino (Rovigo) e lo scorso agosto a Kriebstein, sempre in Germania, si era aggiudicato il Mondiale della categoria O/250, vincendo poi il 4 settembre quello della categoria 0/350 a Jedovnice, in Repubblica Ceca.

 

«Non accadrà mai da noi che un pilota perda il controllo e finisca contro la sponda del fiume. Addirittura – rincara la dose Iaconianni – un impatto contro un albero potrebbe accadere solo se si bloccasse l’acceleratore di una barca e comunque in questo caso il pilota si butterebbe in acqua. Come Federazione da 30 anni lottiamo contro l’insicurezza dei circuiti. Noi, e ultimamente anche i Paesi arabi, stiamo molto attenti, mentre gli altri, in particolare inglesi e scandinavi, se ne strafregano», accusa il presidente.

 

“Joe” Rossi, come lui amava farsi chiamare, figlio d’arte di papà Stefano per la disciplina, nel corso di una carriera nata nel 2007 con un 10° posto nel campionato italiano nella Osy 400, vantava una lunga serie di piazzamenti di rilievo. Già sul podio nella stagione 2010 per un bronzo nel campionato italiano e nel Mondiale nella O/125, nella stagione 2011 aveva raggiunto l’oro nel campionato italiano, l’argento nell’Europeo e il bronzo nel Mondiale sempre con la O/125), ripetendosi poi nel 2014 con l’argento all’Europeo nella F.125, l’argento nel Tricolore nella O/125 e l’argento nel mondiale nella O/175). Dopo due bronzi nel campionato italiano e nell’Europeo della O/250 lo scorso anno e i trionfi sopra menzionati di questo 2016, aveva vinto in Germania la prima delle tre manche in programma, prima di una tragedia che, a quanto pare, era tristemente annunciata, stando agli allarmi ignorati lanciati in primis dalla nostra federazione nazionale.

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