La Liguria rischia di franare nel mare

Il maltempo degli ultimi giorni ha evidenziato, per l'ennesima volta, la fragilità di un territorio che continua a sgretolarsi. Servono misure urgenti.

Venerdì pomeriggio, sono sulla A 10, da Genova vado in direzione Ponente. È in corso uno dei tanti acquazzoni che in queste ultime settimane hanno flagellato la costa ligure, meno intenso perché non soffia il vento, ma la pioggia batte con l’intensità delle bombe d’acqua.

Dalla collina che costeggia l’autostrada, l’acqua scende a forte velocità, attraversa il manto stradale e si riversa sulle case sottostanti. Fa impressione perché sembra un manto d’acqua, non incanalato in un torrente o in un rigagnolo, e ricopre l’erba.

Piove e il terreno è ormai zuppo da settimane, l’acqua non penetra e scorre in superficie. Fa davvero impressione. Siamo nella regione delle frane, degli smottamenti, dei fenomeni ambientali devastanti a cui ci stiamo a fatica abituando. Fenomeni che stanno distruggendo la conformità geologica di questo territorio.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul dissesto idrogeologico in Italia, in Liguria le aree a rischio coprono una superficie di 3.148 km quadrati, il 58% dell’intero territorio. A livello nazionale, la Liguria è ottava con il 13,9% di superficie a rischio elevato, quella con rischio molto elevato (8,4%) è la media.

L’area interessata è pari a 751,9 km quadrati. Genova risulta il territorio più fragile, con quasi 456,6 kmq (24,9%) al massimo livello di pericolo ed altri 430 a media pericolosità. Seguono Imperia e Savona (ciascuna con circa 110 kmq) e La Spezia (76 kmq).

La Liguria è terza dietro a Valle d’Aosta e Molise per l’incidenza maggiore di popolazione a rischio elevato di frane: si tratta del 5,8% e coinvolge 91.862 persone.

Per capire l’intensità degli ultimi fenomeni atmosferici, basta pensare che da sabato 27 ottobre i pluviometri Arpal hanno registrato livelli record: 701 mm di pioggia a Torriglia e Davagna in provincia di Genova, 477 mm a Calice al Cornoviglio Molunghi (nello spezino), 387 mm a Testico nell’Imperiese.

Anche lungo la costa le piogge di molti mesi sono cadute in un paio di settimane: 184 mm a Imperia, 418 mm a Savona, 343 mm a Genova e 210 mm a La Spezia. Nello stesso intervallo di tempo a Voltri sono piovuti 692 mm d’acqua, a Pegli 496, a Bolzaneto 404, simile ai 412 di Fiumara, ai 337 di Righi, 389 di Quezzi, 430 di Sant’Ilario, 415 di Santa Margherita. Sarebbero oltre diecimila le frane attive in Liguria, più di trenta monitorate dalla rete “Remover” con inclinometri e sensori anche a “vista”. Tre sono osservate speciali: quelle di Monesi di Mendatica (Imperia), di Castagnola (Framura, Spezia) e Arzeno (Nè, Genova).

Spicca il dato della Regione Liguria per superficie totale (5416 km quadrati) di aree mappate con pericolosità elevata o molto elevata: a Genova sono 456, quasi un terzo dell’estensione del territorio provinciale, davanti a Savona con 109, Savona con 110 e Spezia con 76.

«È una guerra – ha dichiarato l’assessore alla Protezione civile regionale Giampedrone -. Ogni anno investiamo 4 milioni sulle strade e 10 vengono investiti per la difesa del suolo, andando a recuperare fronti di frana e di conseguenza anche le strade. Il numero di frane è in continua evoluzione e ogni situazione viene inserita nelle cartografie dei piani di bacino». La collina ligure da levante a ponente, scivola lentamente nel mare, portandosi paesi, strade,  acquedotti. E lasciando dietro di se distruzione e danni irreparabili.

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